Spesso, il tormentone dei nostri discorsi “da bar” si concentra sulla lamentela che non contiamo nulla nel mondo, che la nostra classe politica ci espone spesso a brutte figure nei consessi internazionali (salvo, ovviamente, l’ultimo Governo Draghi). Tutto ciò, per una serie di ragioni diverse ma riconducibili ad una sola, storica e provata: per la nostra classe politica, salvo qualche rara eccezione, le questioni internazionali contano meno di quelle domestiche.
I partiti si misurano, bisticciano, fanno cadere i governi per “beghe nazionali” difficilmente per questioni che toccano la geopolitica internazionale.
Le ragioni di tale atteggiamento hanno radici profonde, storiche e culturali lontane nel tempo, avvalorate spesso, da eventi concreti dove non abbiamo dato prova di essere una nazione importante e rispettata. L’”Italietta”, come viene definita, è una media potenza, che conta molto poco sui tavoli dove si assumono le decisioni rilevanti.
L’ex ambasciatore italiano, Giampiero Massolo, con esperienza e pazienza, ha recentemente pubblicato un saggio dove dimostra come la nozione di “media potenza” sia fuorviante e negativa.
Abbiamo, per carità, senza alcun merito, una posizione geografica che ci deve responsabilizzare a conquistare e conservare un miglior ruolo nei consessi internazionali. Dobbiamo contare di più, studiando i dossier, preparandoci meglio, diventando pro attivi proprio nell’ottica di difendere meglio i nostri interessi, le nostre imprese nel mondo, i nostri prodotti e servizi nei mercati stranieri, le nostre forze armate impegnate in operazioni di peacekeeping nel mondo.
“A parte un novero ristrettissimo di super potenze – ha scritto Massolo – forse solo gli Stati Uniti e la Cina, le altre nazioni sono semplicemente “potenze”. Né medie, né grandi. Nessuna, infatti, salvo Washington e Pechino, ha la stazza per identificare il proprio interesse nazionale con praticamente tutto quanto accade nel mondo”. Tutte le altre nazioni devono limitarsi a perseguire “solo interessi settoriali, definendoli in base alla propria collocazione geografica, alla tradizione storica, all’indole della popolazione, alla forza economica, ai rischi e/o opportunità del momento”.
La differenza la si fa proprio nel modo con cui questi interessi limitati vengono perseguiti e gestiti: “C’è chi li inquadra – sottolinea Massolo – in una visione consapevole e sinergica degli equilibri mondiali e chi li interpreta, invece, come fini a sé stessi, dando spazio prevalente alle logiche nazionali”.
Proprio in questo secondo caso, per l’ex ambasciatore, la nozione di potenza “media” rischia di significare “mediocre”: “Può sottintendere mancanza di ambizione e di determinazione. Forse non è il nostro caso ma è meglio non abusarne”
Qual è l’interesse nazionale italiano?
Per Massolo non ci sono dubbi: “La stabilità del Mediterraneo allargato, la promozione delle posizioni nazionali nel processo di integrazione europea, un saldo rapporto transatlantico per rafforzare il campo delle democrazie occidentali, partnership consapevoli dei nostri valori e attente ai costi/benefici con la Cina e la Russia, la costruzione di un multilateralismo utile ad affrontare le crisi globali”.
Per il diplomatico italiano, il governo Draghi ha intrapreso finalmente la strada più giusta: “Far valere con pragmatismo le carte che abbiamo (il cosiddetto “potenziale di ricatto”) cercando di essere parte delle soluzioni e non l’oggetto dei problemi, senza illuderci peraltro che gli altri non possano fare a meno di noi; scegliere con cura le alleanze (il “potenziale di coalizione”), schierandoci quando opportuno con chiarezza e senza pretendere di poter essere amici di tutti. La coerenza e il realismo danno credibilità”.
Gli esempi di tale metodo di lavoro sono davanti ai nostri occhi: “La ritrovata intesa con la Francia nel Mediterraneo, che rende plausibile il nostro tentativo di riportare l’attenzione americana sulla regione; la determinazione in materia di vaccini e di patto di stabilità, che ha scosso in positivo l’Europa; le scelte di campo nette tra valori e interessi che lungi dal pregiudicare questi ultimi, aumentano la nostra autorevolezza di interlocutori credibili”.
Il contributo dell’ex ambasciatore Massolo ci stimola a sviluppare tre considerazioni finali, in linea con il pensiero del nostro diplomatico, oggi editorialista di importanti testate nazionali e internazionali. Prima di tutto il tema della capacità ed efficienza del nostro governo di decidere e intervenire con rapidità coerente con le sfide internazionali.
In secondo luogo l’impiego degli strumenti a nostra disposizione in maniera efficace ed efficiente, con riferimento soprattutto ai canali diplomatici, ai servizi segreti, alle forze armate. “Sono settori dove abbiamo delle eccellenze: vanno motivate e sostenute. Non ne possiamo fare l’uso disinvolto che ne fanno le autocrazie”.
Infine, il grande tema della comunicazione: “Una opinione pubblica disinformata e inconsapevole non avrà fiducia nelle istituzioni e ne condizionerà il campo di azione”.
E’ ora che la nostra classe dirigente, non solo quella politica, “abbandoni superficialità e miope ricerca del consenso: il mondo così com’è potrebbe presto presentarci il conto”.
Riccardo Rossotto