Proseguendo il dialogo con l’avv. Bruno Segre, passiamo ad esaminare la sua attività di cui è stato protagonista per tanti anni. Ci riferiamo alla sua partecipazione all’A.N.P.P.I.A., dapprima come socio e poi come dirigente.
Segre è stato Presidente della Sezione Torinese di tale Associazione e Presidente Emerito di quella nazionale.
Cos’è in primo luogo l’A.N.P.P.I.A.? Quando è sorta e quali sono i suoi scopi?
L’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti è stata costituita nell’immediato dopoguerra con lo scopo, ribadito nello Statuto, di “riunire i perseguitati politici” vittime del fascismo. Combatterlo in tutte le sue forme palesi od occulte, avendo come faro del proprio operato la Costituzione Repubblicana. “Riconoscendola come il patto civile nel quale si incontrano e si riconoscono tutti i democratici italiani”.
Nella situazione di gravissima crisi economica in cui si trovava il Paese nel 1945/46, uno degli scopi primari in cui si distinse l’Associazione fu quello di dare un concreto aiuto materiale ai profughi. Agli ex militari che rientravano dalla prigionia e soprattutto ai pochi reduci dai campi di sterminio nazisti. Anche a Torino si sperimentò questa primaria necessità assistenziale. E in un piccolo locale di via Verdi si cercava di dare aiuto materiale ai bisognosi ed alle loro famiglie sia con la consegna di vestiti usati, sia per il disbrigo di pratiche amministrative. Come per esempio ottenere documenti di identità, assegnazione di alloggi popolari, pratiche pensionistiche, ecc. La scarsità di mezzi obbligò l’Associazione a numerosi traslochi di sede. Prima in Galleria Subalpina, poi in via Conte Verde. Poi in via Del Carmine, presso il Polo del ‘900, che ospita altre Associazioni quali l’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e l’ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati.
Quali funzioni Lei ha poi, negli anni, assunto all’interno dell’Associazione?
Dapprima ero un semplice socio, come tanti altri. Poi, negli anni, venni chiamato ad un ruolo più importante come Presidente della sede di Torino. Questo avvenne in considerazione delle mie attività collaterali di avvocato penalista e famigliarista. E inoltre di propugnatore dell’obiezione di coscienza e di direttore de L’INCONTRO.
L’impegno era notevole, per le trasferte a Roma, per i contatti con le altre sedi e per il Consiglio Nazionale. E per la partecipazione a manifestazioni, dibattiti e per la presentazione di libri, alcuni editi dalla stessa A.N.P.P.I.A. In qualità di Presidente, ho partecipato volentieri ai dibattiti organizzati dall’ANPPIA, quale moderatore degli stessi.
Uno degli ultimi è stato un incontro presso il Polo del ‘900 sul caso Assange. Incontro che ha visto la partecipazione di alcuni validi relatori, a difesa della libertà di opinione.
A Suo avviso quali sono le differenze con gli altri enti o associazioni che hanno scopi e funzioni analoghe? Non sarebbe utile, ora, a distanza di tanti anni dalla guerra, una unione di tutte le sigle, al fine di rafforzare le loro attività?
Le varie associazioni che sorsero nel dopoguerra, ANPI, ANED, ANPPIA ed altre, avevano tutte la loro specificità. Da un lato, dovuta alle origini storiche e, dall’altro, ai loro ideali e programmi futuri. L’A.N.P.I. è nata su impulso del Partito Comunista, per rafforzare la tesi, allora dominante, della assoluta prevalenza tra le file partigiane dei comunisti e delle loro organizzazioni. Non dimentichiamo che si era ancora, all’epoca, nel pieno del mito dell’URSS e della successiva guerra fredda. Le posizioni assunte spesso da tale associazione riflettevano in passato e riflettono ancor oggi tale massimalismo di base.
L’A.N.P.P.I.A. trasse ispirazione, piuttosto, dai programmi del Partito d’Azione e dei Repubblicani e il vero ispiratore fu Calamandrei. Il vero problema è che la stragrande maggioranza dei partigiani sono ormai deceduti. Di fatto, tutte queste associazioni che si richiamano a quell’epoca storica ed a quelle esperienze personali e di gruppo sono in grave crisi. Il loro vero ed unico scopo è quello di continuare a sostenere la Repubblica (che, con tutti i suoi problemi, è sempre meglio della vergognosa monarchia che la precedette). Affermando i valori della Costituzione e della democrazia.
Occorre sostenere, in tutte le forme, l’A.N.P.P.I.A. ed il suo giornale, “L’Antifascista”. Testata storica fondata nel 1954 da Sandro Pertini ed Umberto Terracini, la quale prosegue ancor oggi le sue pubblicazioni.
Alessandro Re