Capita così, mentre stai sfogliando il libro autobiografico di Ivano Fossati: “ Tutto questo futuro “, un cosiddetto coffee table book. Un libro di musica, immagini e di storia personale, e mentre leggi ti accorgi che ci sono tante storie di automobili, che quasi meriterebbero delle domande. Cosi nascono sette domande immaginarie, che rispettosamente sono solo accenni di domanda, ma le citazioni sono vere, le sue parole riportate alla lettera, virgolettate. E poi ripensandoci ti accorgi che c’è tanta auto nella musica di Fossati: ci sono verbi, ci sono viaggi, ci sono strade e parcheggi… Nei suoi testi infatti troviamo: “Salite, ponti, discese (album “Lusitania”) , ” In un parcheggio in cima al mondo “(da “Una notte in italia”), “Eppure noi qui guidiamo macchine italiane “(in “Italiani d’Argentina), e anche verbi automobilistici “Questo tempo sbandato “(ancora da “Una notte in Italia”). L’ho trovato uno spunto interessante, l’importanza insospettata delle automobili per un musicista, non me ne voglia Ivano Fossati… Grazie dunque a “Tutto questo futuro” Ivano Fossati, a cura di Renato Tortarolo (Rizzoli editore), che consiglio- non potrebbe essere diversamente – vivamente.

1 – Ricordi autostradali, ricordi di carro attrezzi Aci…

“Ho passato anni da incubo su strade e autostrade, con l’Aci che mi mandava il carro attrezzi. Ricordo che spesso avevo la macchina piena di strumenti, perché il guasto capitava mentre andavo a registrare qualcosa. Era il 1977, non avevo una lira e cercavo automobili usate che costassero pochissimo. I venditori mi promettevano ovviamente che erano perfette. E invece, puntualmente le dovevo abbandonare o sarebbe meglio dire che venivo abbandonato io da quei mezzi a dir poco precari “ (pag.102).

2 – E ricordi di un’auto in particolare …

“Una Mini lasciata alla stazione di Mergellina: scaricai gli strumenti, e la macchina ancora oggi non so che fine abbia fatto”. (Pag 102)

3 – La prima auto nuova…

“Voglio concedermi una piccola digressione sulle automobili. La faccio ora perché agli inizi degli anni 80 ho comprato la prima auto decente della mia vita: una Volvo”. “Sono rimasto in panne su tutte le autostrade d’ Italia, spesso ho dovuto prendere il treno carico di valigie e strumenti, una vita dura. Per questo l’immagine della mia Volvo assume l’immagine di un ricordo caro e rilevante. Il giorno che sono andato a ritirarla ho avuto un sospiro di sollievo.
Non era la felicità di un giovane che si trova alla guida di una bella auto, ma una vera e propria liberazione. Finalmente, pensavo, da oggi in poi non mi fermerò più sul ciglio dell’autostrada, non pioverà più dentro – non potevo credere che i guai fossero finiti, così ho avuto quell’ansia ancora per un po’.
Appena sentivo un rumore meccanico un po’ strano, mi riprendeva l’antica paura” (pag 102).

4 – Viaggi di un musicista, le strade d’Italia…

“Le nostre non erano e non sono tutt’ora le strade del Middle West, niente vastità, i grandi viaggi che potevi fare partivano da Milano, e tutt’al più andavi a suonare a Firenze. I viaggi in Italia sono sempre brevi. Io da Genova qualche volta andavo a suonare a Roma o in Piemonte . L’orizzonte era estremamente ristretto e perché si allargasse e diventasse più grande ci sarebbero voluti quarant’anni. Soltanto adesso si comincia a capire che siamo cittadini d’Europa e che il nostro raggio di azione, soprattutto quelli dei musicisti che oggi hanno vent’anni, deve essere inteso come minimo a livello europeo “. (pag. 50).

5 – E la patente …

“Gli adolescenti come me non aspettavamo altro che avere 18 anni per prendere la patente e avere la macchina, la moto, la Vespa. Io alla patente ci sono arrivato a 25 anni perché me ne ero dimenticato. Non è una battuta, è vero. Ero talmente immerso nel voler imparare la musica, nel voler suonare, che mi interessavo solo a quello. Il resto mi toccava poco o niente. Quindi certi desideri mi sono passati completamente davanti agli occhi. Molto più tardi, un giorno ho pensato: forse anch’io potrei prendere la patente come gli altri, e l’ho presa” . (Pag 32).

6 – Ti sei mai innamorato di un auto ?

“Si , la piuttosto rara 912 che acquisto in un momento di euforia perché ne ho vista guidare una, assai più potente, da Giorgio Faletti, un giorno in cui è venuto a cercarmi a casa e siamo andati a farci un giro. Così, senza pensarci tanto, la compro per poi pentirmi quasi subito. Si tratta di automobili eccezionali, beninteso, ma mi rendo subito conto che possedere un’auto come quella in realtà non mi dice niente, non è per me. Credo di averla usata non più di 5, 6 mesi provocandomi un gran mal di schiena, poi rimane abbandonata in un garage.
Insomma la utilizzo pochissimo e la rivendo allo stesso concessionario dal quale l’ho comprata. Ora, perché uno come me si innamora di una Porsche? Ancora non lo so, ma avrà certo a che fare con un po’ di immaturità.
Devo dire la verità, volevo solo provare passione per un oggetto che non fosse, finalmente, un pianoforte o una chitarra elettrica”. (Pag 125).

7 – Un viaggio che ha influenzato la tua musica…o un album influenzato da un viaggio…

“”Discanto”. L’album è intriso di un sapore latino-mediterraneo antico ed è frutto di una accurata preparazione svolta durante un viaggio tra Andalusia e Portogallo”. (Pag 130).

7 bis – E dietro la curva ?

E dietro la curva improvvisamente il mare » (da : “Questi posti davanti al mare- 2’26”- album Buontempo).

Eraldo Mussa

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