L’ampliamento degli orizzonti della fruibilità della montagna ha prodotto uno sviluppo che si è rivelato discutibile, che deve essere messo in discussione con i suoi risultati qua e là abnormi. Inorridisco all’idea dell’Elisky (farsi portare in alta quota con l’elicottero e poi scendere con gli sci su percorsi più o meno arditi). Giustamente il CAI – di cui sono socio da decenni – con altre importanti associazioni ha espresso una ferma opposizione a questa pratica.
La montagna è di tutti, ma pochi la sanno vivere in purezza
Non comprendo neppure la necessità di assecondare la domanda di chi pretende di trovare nei rifugi montani gli standard di comfort e servizi degli alberghi. Si chiamano rifugi.
Ri-fu-gi. Certo, capisco, è la domanda di chi vorrebbe ovunque ovovie per godersi la vista da alte quote in mocassini e sandalini. Gli stessi che lasciano giù nel parcheggio SUV grandi come camion – masse da duemila chili alla volta da spostare – in un’epoca di denatalità, di famiglie formate da single o coppie o con un figlio solo. Neri i SUV, mi raccomando! Che attirino ben bene i raggi solari. Tanto poi si accende l’aria condizionata: dentro belli freschi, verso l’esterno un cannone di calore.
Bisogna andare in montagna in maniera consapevole
C’è anche il tema dell’inquinamento da rumore: la protezione del silenzio delle montagne, il magico “suono del silenzio”. Ricordo con brividi – doveva essere il 1988 – che salendo dal sentiero della Val Solda ai piedi dell’Ortles, ma sul versante est della Valle, sentivo sempre più distinto un frastuono di musica dance. Ed era mattino presto. Mi chiedevo chi fosse quel cretino sul sentiero con una radio “a palla”. Era, invece, l’impianto stereo di un rifugio.
Tra l’altro a ben 2800 metri di quota.
“Ah perchè non si arriva in auto…?” NO cari…
La scarsa conoscenza, anzi coscienza, della vita in montagna, affligge a volte anche chi dovrebbe essere annoverato di buon diritto tra gli addetti ai lavori. Una decina di anni fa il gestore di un rifugio a 2500 metri di quota, raggiungibile in tre ore di buon cammino, mi raccontò che stava aspettando per il giorno successivo il sopralluogo di tecnici provinciali per non so bene quali verifiche sugli scarichi delle acque. “A che ora venite?”. “Alle 8.30”. “Mattinieri di buona gamba o venite con l’elicottero?” “Perché? Non si arriva in auto?”.
… la montagna te le devi conquistare metro dopo metro
L’innalzamento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai (ne abbiamo visto anche in questi giorni tragiche conseguenze) con la scarsità di nevicate invernali riduce l’acqua disponibile sia a valle sia in quota. Ho captato serpeggianti preoccupazioni per la prevedibile difficoltà di fare la doccia nei rifugi nell’estate in corso. Spero che nei rifugi ci sia piuttosto l’acqua per il minestrone, la doccia non mi pare una priorità assoluta.
In montagna si suda e si fatica
Non profumeremo di bagnoschiuma. Puzzeremo orgogliosamente di sana fatica. Lo so, molti, manco a dirlo, storceranno il naso. Ma è ora di cambiare direzione e di dirlo apertamente.
Come già ho scritto ad altro proposito: mettiamoci la faccia, mettiamoci l’odore, mettiamoci l’amore.
Claudio Zucchellini