Nei prossimi dieci giorni il progetto europeo potrebbe giocarsi “per sempre” il suo futuro.
Anche il suo fallimento!
Soltanto una mediazione dilatoria ha evitato, per ora, un conflitto manifesto tra i membri del Nord Europa e quelli del Sud, come l’Italia.
In queste ore gli sherpa stanno cercando di ricucire una situazione apparentemente compromessa e già conosciuta nella crisi del 2011: i paesi del Nord NON vogliono partecipare a nessuna iniziativa economica che possa, in qualche modo, socializzare i debiti accumulati dalle “cicale” del Sud.
No way: piuttosto salti il tavolo europeo! E’ la loro posizione negoziale.
A “governarli “, ogni tanto anche sfruttandone l’acrimonia, per carità, per certi versi comprensibile, c’è la Germania di Angela Merkel sempre concentrata su una visione europea …berlinocentrica.
Il fatto strabiliante di questa crisi, di questa tragedia sanitaria ed anche, conseguentemente, economica, è la sua profonda differenza con quella di dieci anni fa.
Oggi l’emergenza non nasce per responsabilità di qualche paese rispetto ad altri: ha cause esogene che colpiscono tutti a prescindere dai loro conti economici a posto o non a posto.
Questo è il punto che gli europei del Nord non capiscono o sottovalutano per miopia pura.
O, peggio, non vogliono prendere in considerazione.
Oggi un accordo europeo, voluto all’unanimità da tutti i membri dell’UE, per l’emissione di un bond europeo finalizzato ad aiutare la ripresa di TUTTI i paesi membri, nel “dopo” coronavirus, sarebbe uno straordinario esempio di quanto sia importante per i singoli popoli del continente il non essere soli ma lo sperare di salvarsi e poi riprendersi, anche economicamente, grazie ad uno sforzo comune di tutti quei paesi che, insieme, costituiscono, non solo sulla carta o sulle burocrazie di Bruxelles, ma nella realtà, l’UNICA soluzione per immaginare un futuro positivo dopo l’incubo del coronavirus.
Una straordinaria occasione per rilanciare il sogno di una Europa unita, solidale e competitiva.
Dei popoli, non dei burocrati o dei ragionieri!
Sul Corriere della Sera, Mario Monti suggerisce al nostro Presidente del Consiglio come affrontare l’attuale “muro” negoziale degli europei del Nord.
Lo fa da autorevole esperto della materia. Da protagonista assoluto, proprio nel 2012, dell’accordo europeo che permise allora, in qualche modo, di affrontare e risolvere quella ben diversa crisi economica.
Vi lascio il link per la lettura completa del contributo di Monti ma mi interessa sottolinearvi due aspetti del suo intervento: (1) bisogna che tutti i rappresentanti dei paesi membri escano dalla logica di difendere le proprie posizioni, arroccandosi rigidamente sulle stesse, ma si aprano a comprendere le ragioni “dell’altro”; (2) qualcuno sussurri nell’orecchio di Angela che se la BCE restasse sola nell’assorbimento del costo di questa crisi, anche e soprattutto la Germania ne pagherebbe un prezzo altissimo proprio sul tema della futura gestione di un processo inflazionistico inevitabile, che costituisce il vero e storico incubo di Berlino.
Dopo averlo apprezzato e ringraziato nel 2011-2012 ed esserne rimasto profondamente deluso dopo, nel suo tentativo di rimanere, a tutti i costi, nella politica, devo ammettere e dargliene pubblicamente atto, che oggi Monti dimostra di avere la conoscenza, l’esperienza e l’autorevolezza per gestire e risolvere al meglio lo stallo europeo.
Dimostrando a tutti, che il valore della competenza, soprattutto nei momenti di crisi, costituisce l’unica vera ancora di salvezza per i cittadini del mondo.
Riccardo Rossotto