L’attacco al cuore delle Democrazie procede senza tregua. Sia a livello militare sia… digitale! Le cosiddette potenze autocratiche “del male” tessono la loro tela, combinando azioni sul campo tramite “procuratori” finanziati e armati del necessario o con azioni di cybersecurity mirate a manipolare il voto dei cittadini, come accaduto di recente sia in Romania (dove le elezioni sono state annullate grazie a un intervento della magistratura) sia in Georgia (dove la gente sta pagando con arresti, scontri con i reparti speciali della polizia, torture, la decisione di scendere in piazza a Tbilisi e negli altri grandi centri cittadini protestando contro un risultato elettorale filo-russo, manifestatamente “figlio” di una subdola ma devastante manipolazione del voto da parte di Mosca).

Già, perché in entrambi i paesi il partito filo-russo aveva apparentemente vinto le elezioni, attraverso un sofisticato programma di propaganda e mirava al distacco dalla possibile alleanza con Bruxelles e con noi europei occidentali. Nel suo ultimo libro (“La nuova guerra contro le democrazie” – Rizzoli) Maurizio Molinari, ex direttore de La Stampa e di Repubblica, specialista di politica internazionale e delle nuove geo mappe in corso di edificazione, ci avverte di non sottostimare tali fenomeni, perché dimostrano la volontà strategica “dell’Asse del Male” di indebolire ulteriormente le già fragili democrazie occidentali, candidandosi a leader del nuovo mondo post Guerra Fredda e post dominazione delle potenze occidentali capeggiate da Washington.

Molinari, nella sua ampia e circostanziata analisi, al di là della sua condivisibilità in certi passaggi, indica in molti partiti politici europei, l’esistenza di un populismo idoneo a diventare il grimaldello di Mosca per entrare “nelle stanze dei bottoni” delle Democrazie e dirigere il loro prossimo sviluppo in una direzione non ostile alla Russia e ai suoi alleati. Molinari sottolinea più volte nel libro, la volontà da parte delle più importanti e meglio armate autocrazie e dittature di stravolgere l’ordine mondiale. “Mosca, Pechino e Teheran – insieme a un gruppo ristretto ma agguerrito di paesi e milizie alleate – vogliono rovesciare l’equilibrio di sicurezza globale a loro favore, sulla base dei loro peculiari interessi nazionali”.

Molinari non pensa che la Russia, la Cina e l’Iran siano degli stretti alleati, portatori di una comune visione del mondo, ma “hanno, oggi, la coincidente volontà di porre fine alla prevalenza geopolitica dei paesi democratici”. Siccome non hanno ancora gli strumenti economici per riuscirci “sono impegnati in campagne asimmetriche – condotte con le più diverse armi e tattiche nella realtà fisica come in quella digitale – il cui fine è far implodere l’avversario sotto il peso crescente di aggressioni esterne, fratture interne e conflittualità digitali”.

Si tratta, secondo Molinari “della più formidabile sfida che le democrazie si trovano ad affrontare dall’inizio del XXI secolo”. La fragilità delle nostre democrazie, secondo l’autore, risiede proprio nel fatto di non riuscire a elaborare delle risposte comuni ed efficienti. Nei nostri paesi non c’è un totale consenso “sulla comprensione della grande guerra d’attrito: a prevalere sono spinte nazionaliste, isolazioniste e populiste che preferiscono ignorare o sminuire le minacce per non dover affrontare le conseguenze che comportano”.

E ciò che accade a varie società europee, compresa l’Italia, rispetto alle insidie poste da sistemi totalitari al grado di benessere e alla pace raggiunti nella nostra parte del continente. Purtroppo, come ha registrato anche Maurizio Caprara, nella sua recensione del libro di Molinari sul Corriere della Sera, esistono partiti all’interno di molti paesi membri della UE, che tendono a non riconoscere, fino in fondo, le minacce provenienti dalla Russia e dai suoi alleati… anzi! Nonostante molti analisti e alcune istituzioni mondiali lancino da tempo allarmi su quanto di dannoso già avviene con la disinformazione del Cremlino, o si profila all’orizzonte dopo l’invasione dell’Ucraina, una parte degli elettori europei sembra indifferente, distante, quasi neutra rispetto al rischio.

C’è quasi un desiderio di rimuovere i motivi di inquietudine interna attraverso la speranza di cambiamenti che sottovalutano gli obiettivi che si prefigge la classe dirigente russa: Mosca impiega con perizia messaggi propagandistici palesi e impulsi dissimulati finalizzati a influenzare le opinioni pubbliche occidentali, oggi caratterizzate da un malessere psicologico ed economico che le spinge verso le derive del populismo. Per Molinari basterebbe mettere in fila una serie di eventi accaduti nel nostro continente negli ultimi anni, per convincersi immediatamente della delicatezza e pericolosità del fenomeno in atto.

L’appoggio del Cremlino alla Brexit; i 400 canali mediatici aperti con modalità di propaganda filorussa tali da aver spinto YouTube a oscurarli nel 2023; uno dei tanti appelli dell’ex Presidente russo Medvedev a favore di forze antisistema nei Parlamenti nazionali e nel Parlamento Europeo, ne sono, secondo l’autore, le manifestazioni più sfacciate. “Le ingerenze russe in Europa occidentale – scrive Molinari – fotografano l’estensione di una offensiva ibrida per indebolire dal di dentro le democrazie europee sostenendo gli attori politico-sociali e movimenti antisistema, capaci di mettere in crisi il funzionamento delle istituzioni e soprattutto di far implodere la Nato e l’UE”.

Tra le forze indicate dall’autore del volume, l’estrema destra tedesca, il fronte nazionale francese, i secessionisti catalani, una parte della Lega italiana. Molinari ci ammonisce a stare attenti, a non sottovalutare cosa ci accade sotto gli occhi e a difendere sul serio i valori delle nostre democrazie senza lasciare spazio a complicità, connivenze, distrazioni o, peggio, menefreghismo. Viviamo un contesto complesso, complicato da comprendere. La caduta di Damasco e la fine, dopo 50 anni di potere, della dinastia di Assad, è l’ultima scheggia di uno specchio che sta andando in frantumi,  in mille pezzi, senza che nessuno sia in grado di fermarne la rottura e impostarne una ricostruzione.

I vincitori, in Siria, sono una accolita di sigle, più o meno con un passato terroristico che, con il nemico comune da abbattere hanno condiviso l’invasione ma che, domani, cacciato il tiranno, dovranno trovare una sintesi per governare la nuova Siria: le perplessità in merito sono rilevanti! A parole, i leader dei ribelli tranquillizzano la popolazione ma questo è un film che abbiamo già visto a Kabul quando i talebani, quasi senza colpo ferire, occuparono la capitale. Si dichiarano diversi da quelli che erano stati prima salvo poi dimostrarsi … peggiori! Molinari lancia un appello ai cittadini delle Democrazie occidentali di non smettere di informarsi e di partecipare ai destini delle loro istituzioni. Di non sottovalutare le minoranze populiste per ora non ancora al governo. Di non cadere nella trappola “dell’Asse del Male”, di renderci corresponsabili di un tragico declino.

Euro

Euro

Con lo pseudonimo Euro, si firma uno studioso italiano, apprezzato per la sua competenza nella politica internazionale, oltre che nelle questioni economiche e di diritto riguardanti l'Unione Europea

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