Siamo davvero eccessivi.

Nei trionfi e nelle sconfitte.

Nelle grida di dolore o di entusiasmo e nelle critiche e/o contestazioni di piazza.

Ascoltando le urla che ci arrivano dalle piazze d’Italia (poche, per fortuna, ma troppe, per fare finta di niente!) sembra quasi di vivere in Bielorussia.

In un paese, cioè, liberticida, con un governo alleato delle BigPharma, con controlli di polizia “da Paese di stampo sovietico” sui cittadini, più o meno ignari o distratti.

Bene, in questo contesto, per rimettere le priorità al loro posto, evitando spirali lessicali ed emotive che si commentano da sole, sono andato a rileggermi il rapporto Freedom House di quest’anno con la tradizionale fotografia mondiale sullo stato delle Libertà nei paesi del Villaggio Globale dopo la pandemia.

Già dal titolo della ricerca (Democracy under Siege) si può intuire il disastro del contenuto.

D’altronde i dati pubblicati da Freedom House sono in linea con quelli di altri due autorevoli enti internazionali, specializzati proprio nel monitorare lo stato delle democrazie.

Nell’ottobre del 2020 l’International Institute for Democracy and Electoral Assistance di Stoccolma (una organizzazione intergovernativa che supporta i Paesi nelle loro transizioni verso la democrazia e ogni anno analizza lo stato di salute delle libertà nel mondo: l’indagine riguarda 163 paese) aveva registrato l’aumento delle leggi liberticide con il conseguente incremento di manovre governative in moti Paesi finalizzate a ridurre i diritti dei cittadini.

Nel febbraio di quest’anno l’Economist Intelligence Unit sintetizzava in modo analogo lo stato sempre più declinante delle democrazie mondiali: “Il mondo scivola verso l’autoritarismo” (l’indice dell’Economist è nato nel 2006 e monitora 167 stati del mondo).

La lettura di questi documenti ci impone di valutare in modo ben diverso lo stato della democrazia nel nostro Paese, al di là delle urla, degli schiamazzi e delle contestazioni di piazza.

Come vedremo tra poco, la situazione mondiale è molto delicata e il nostro Paese non viene giustamente considerato, pur con tutti i suoi deficit, un Paese a rischio di autoritarismo.

Vale dunque la pena approfondire cosa emerga dal report del Freedom House, un centro di ricerca americano, fondato nel 1973, con l’obiettivo di diventare il “Dog Watcher” delle democrazie mondiali.

Freedom House ogni anno (nel 2023 festeggerà i suoi 50 anni di vita!) stima la classifica dei Paesi, assegnando loro un punteggio basato su due grandi categorie: (i) il rispetto dei diritti politici (elezioni, pluralismo e trasparenza del governo) e (ii) diritti civili (libertà d’espressione e di culto, libertà di associazione, stato di diritto e diritti individuali). Per ogni categoria l’istituto assegna un punteggio da 0 a 4.

Il documento esordisce quest’anno così: “Mentre una epidemia letale, l’insicurezza economica e fisica e conflitti violenti devastavano il mondo nel 2020, i difensori della democrazia hanno patito nuove perdite nella loro lotta contro gli avversari autoritari, spostando l’equilibrio internazionale a favore della tirannia”.

Dal report dell’ente americano, emerge che molti leader al potere hanno sfruttato la pandemia per perseguitare, incarcerare, torturare e uccidere gli oppositori. Il 2020, scrive il Freedom House, è il quindicesimo anno consecutivo di declino della libertà globale, il peggiore dal 2006!

Quasi il 75% della popolazione mondiale – si legge nel rapporto – vive in un Paese dove la situazione è peggiorata rispetto all’anno precedente”.

Questo declino ha alimentato le pretese sull’inferiorità della democrazia.

I sostenitori di tale idea includono commentatori ufficiali cinesi e russi, che cercano di rafforzare la propria influenza internazionale sfuggendo alla responsabilità per i loro abusi. Ma esistono anche esempi di attori anti-democratici all’interno degli stati democratici, che vedono una opportunità per consolidare il loro potere.

Nel 2020, sui 195 paesi monitorati, 73 hanno peggiorato la loro classifica e solo 28 l’hanno migliorata

Ora, secondo Freedom House, le nazioni non libere sono 54, ossia il 38% della popolazione mondiale, che rappresenta il livello più alto dal 2005.

Il crollo più significativo è avvenuto in India, chiamata un tempo la democrazia più popolosa al mondo.

La politica del Premier Modi ha messo il nazionalismo indù davanti ai principi della democrazia e gli effetti sono stati devastanti.

Per non parlare della situazione in Birmania o in Venezuela dove gli eccidi e la repressione delle forze dell’ordine hanno causato migliaia di morti.

L’istituto americano sottolinea “L’influenza maligna del regime in Cina” che ha contaminato profondamente molti Paesi nel 2020.

Il governo di Pechino, da un lato, ha intensificato la sua campagna globale di disinformazione e censura per contrastare le conseguenze dell’iniziale occultamento della pandemia.

Dall’altro lato, Pechino ha potenziato la repressione interna sia ad Hong Kong sia nello Xinjiang.

E l’Italia?

Il nostro Paese è uno di quelli dotati dei più alti indici di democrazia e rispetto dei diritti civili.

Il punteggio è di 90 punti su 100 con un leggero incremento rispetto al 2019.

Le criticità riguardano sempre la corruzione, il peso della criminalità organizzata, i tempi della giustizia.

Sorprende, infine .. ma neanche poi troppo, la perdita di 3 punti degli Stati Uniti che scendono a quota 83 punti continuando un declino iniziato 11 anni fa.

Il rapporto contiene dei giudizi severissimi sulla politica di Trump, ma anche alcuni avvertimenti al neo Presidente Biden.

Per vincere la sfida, la democrazia, oltre a difendersi dagli attacchi dei tiranni, deve dimostrare nei fatti ai propri cittadini di essere non solo il sistema moralmente superiore, ma anche quello più efficace”.

Sulla pandemia e la crisi economica non è andata così e da qui, secondo Freedom House, Biden deve ripartire per una sua rivincita.

Dopo avervi socializzato, seppure in sintesi, alcuni passaggi della relazione annuale di Freedom House, in linea, come dicevo, con gli altri analoghi istituti di ricerca mondiali, vale la pena fare una riflessione per noi italiani.

Prima di gridare al totalitarismo, magari manipolati da qualche demagogo in cerca di notorietà, guardiamoci intorno. Diamo un’occhiata a cosa capita alle altre nazioni del Villaggio Globale.

Pur con tutte le carenze che ci contraddistinguono, siamo ancora un Paese in cui si può esprimere la propria opinione liberamente … per alcuni addirittura troppo!

Non continuiamo a gridare “al lupo, al lupo”, vanamente, perché poi, al momento buono nessuno verrà a darci una mano.

Cappuccetto Rosso docet.

Riccardo Rossotto

Riccardo Rossotto

"Per chi non mi conoscesse, sono un "animale italiano", avvocato, ex giornalista, appassionato di storia e soprattutto curioso del mondo". Riccardo Rossotto è il presidente dell'Editrice L'Incontro srl

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *