Tutti ci stiamo chiedendo da troppo tempo quando finirà la guerra in Ucraina: quando, di conseguenza, si dovrebbe ristabilizzare una situazione delle geo-mappe della politica internazionale meno concitata, pericolosa e confusa come quella attuale. E’ vero che qualcuno ci ha ammonito a considerare questo terzo decennio del III millennio come una “Permacrisi” (Permanent Crise), un succedersi continuo di eventi imprevisti e luttuosi con i quali dovremo abituarci a convivere. Nello stesso tempo, la speranza è che la tensione si allenti e che si schiudano scenari ed opportunità non scanditi da armi, pandemie, morti e tragedie. Nel tentativo di capire che cosa ci aspetta “dietro l’angolo”, come avrebbe detto Maurizio Costanzo, abbiamo approfondito due analisi che sono state pubblicate proprio in questi giorni: il volume numero quattro di Limes dal titolo “Il bluff globale” di Lucio Caracciolo e il report sugli scenari futuri edito da Globis (Centro per gli Studi Globali) diretto da Carlo Pelanda, scrittore, esperto di politica internazionale.
“Il bluff globale” di Limes
Secondo la rivista diretta da Lucio Caracciolo, la grande criticità “dietro l’angolo”, risiede nel ruolo non più egemone degli Stati Uniti: non è più possibile immaginare un’America globale che governi da sola gli indirizzi politici del mondo. Dobbiamo quindi prepararci a convivere con una lunga stagione di caos. Secondo Caracciolo, non è “vincendo la 3° Guerra mondiale che gli Stati Uniti possano brillare di nuova luce, perché amministrare le macerie di Cina, Russia e chissà chi altro – noi italiani inclusi – è prospettiva poco invidiabile, posto che, certo, l’America non ne uscirebbe intonsa”. Caracciolo rincara la dose sottolineando come “Siamo in piena nevrosi da incertezza strategica, che nei riti di passaggio, può inclinare all’idiozia del brevissimo termine. La deflazione del potere egemone genera inflazione delle paure collettive. Espressa nella tirannia delle piccole decisioni o tragedia dei beni comuni: cumulo di scelte frenetiche di soggetti singoli, fuori contesto, volte al presunto interesse immediato, che sfocia in esiti non voluti”.
Nel suo editoriale su Limes, il direttore individua tre punti sui quali ragionare per il futuro del pianeta: (i) la cosiddetta globalizzazione “Ci lascia in eredità uno squilibrio senza precedenti tra finanza ed economia reale”. Uno squilibrio a cui prima o poi bisognerà metterci mano per evitare guai maggiori, aggiungiamo noi; (ii) l’impero americano gestiva un pianeta popolato da 3 miliardi di esseri umani “Divisi in tre grandi famiglie. La sua, la sovietica e la galassia dei non allineati”. Le nuove geo-mappe imporranno nuovi equilibri di potere con ragionevolmente l’America e la Cina a cogestire un pianeta popolato da ormai 8 miliardi di esseri umani con tutte le conseguenze di natura ambientale ed economica; (iii) la peculiarità dell’impero americano è sempre stata l’attrazione del suo soft power: musica, cinema, letteratura e arti americane hanno sedotto nell’ultimo secolo persino gli avversari di Washington: “Oggi l’America non si piace più”.
E, aggiungiamo noi, non ci piace più. “Come può affascinare gli altri?”. Conclusione: l’egemonia dolce non è più crisma del Numero Uno – scrive Caracciolo. Doloroso ma vero: l’America globale non è possibile. Prepariamoci a convivere con una lunga stagione di caos. E a cambiare il modo in cui stiamo al mondo. L’era della beata irresponsabilità è scaduta”.
Il report di Globis
Il think tank Globis ha elaborato una teoria che è interessante conoscere non solo e non tanto per condividerla o meno, ma per costringerci a ragionare sui possibili scenari futuri fino al 2025, tenendo sotto gli occhi l’agenda dei lavori e degli eventi che sono già programmati da oggi ad allora. Non è un war-diplomatic game, ma un esempio di “futurologia” stimolante per analizzare dove rischiamo di andare a finire nel nostro prossimo futuro, valutandone in anticipo pregi e difetti, alternative o soluzioni innovative. Il Centro Studi Globis definisce “game changer” le diverse situazioni che potrebbero condizionare le geo-mappe politiche globali sino al 2025. Ne sintetizziamo il contenuto delle principali.
I due più importanti eventi, secondo Globis, nel nostro prossimo futuro, saranno le elezioni europee nella primavera del 2024 e le elezioni presidenziali americane nel novembre dello stesso anno. Il think tank di Carlo Pelanda individua però una prima “stazione di crisi” nel gennaio del prossimo anno quando si svolgeranno le elezioni presidenziali a Taiwan con il confronto tra uno schieramento indipendentista e uno più favorevole ad aprire un dialogo con la Cina. Nel report di Globis si legge che Pechino sta sostenendo anche finanziariamente il secondo schieramento alternando la carota o il bastone con promesse di integrazione pacifica e minacce alternative di occupazione militare.
Apparentemente, l’America e gli alleati del G7 sostengono l’indipendenza di Taiwan minacciando una difesa, anche militare, in caso di annessione violenta da parte della Cina comunista. È ovvio immaginare che qualora a gennaio dovesse affermarsi il partito degli indipendentisti, la crisi con Pechino potrebbe scatenarsi in maniera definitiva ed irreversibile con il rischio fondato di un confronto bellico. Pur essendoci ancora, secondo i calcoli degli esperti militari americani, un forte divario di forze, soprattutto aereonavali, tra la Cina e l’America, non si può escludere l’ipotesi che Pechino, in tale scenario, non tenti lo strappo lo stesso. In queste settimane diplomatici americani e cinesi, proprio nell’ottica di scongiurare tale rischio militare, stanno ragionando sulla stipula di un accordo di consultazione preventiva che possa permettere l’apertura di tavoli negoziali prima del tragico uso delle armi.
Come detto, secondo Globis, un evento fondamentale per cercare di immaginare le geo-mappe del futuro del nostro pianeta è costituito dalle prossime elezioni presidenziali americane: una cartina di tornasole per verificare la solidità dell’alleanza globale delle democrazie. Nella storia degli Stati Uniti si sono alternate politiche estere più aperte verso l’Europa e gli alleati occidentali o più chiuse e più inclini a privilegiare gli interessi interni americani rispetto a quelli degli alleati (America first). Oggi siamo di fronte ad una America spaccata in due anche dal punto di vista delle dottrine politiche internazionali: il globalismo, a sinistra, e la dottrina dell’interesse nazionale, a destra. Entrambi gli schieramenti hanno comunque, al proprio interno, una tendenza più o meno protezionista e per certi toni anche suprematista. Però, sia i democratici che i repubblicani, allo stato e salvo la variabile imprevedibile di Donald Trump, convengono sul fatto che la Cina sia il nemico numero uno dell’egemonia americana e che il consolidamento dell’alleanza con gli europei, il Giappone e l’Australia, sia un fattore determinante per arginarne la supremazia.
Il terzo evento rilevante segnalato da Globis è costituito dalle elezioni europee nella primavera del 2024. Potrebbe sembrare una elezione di secondo livello, meno importante, perché in realtà le leve del comando in Europa sono in mano al Consiglio e alla Commissione, cioè ai tavoli intergovernativi che hanno il comando di fatto di tutte le decisioni strategiche da assumere. Secondo Globis, tuttavia, il Parlamento Europeo ha sempre maggiori poteri di influenza sulla politica e il risultato delle elezioni determina comunque l’orientamento della Commissione. La criticità non risiede soltanto nella possibilità di un cambiamento della maggioranza nel Parlamento e quindi degli orientamenti della Commissione, ma anche in relazione alle conseguenze che il risultato elettorale europeo potrebbe scatenare all’interno dei singoli stati membri e quindi delle decisioni dei governi.
Gli altri eventi che potrebbero creare situazioni di instabilità riguardano (i) un’aggressività russa fuori controllo o una implosione del regime di Putin che potrebbe portare ad una posizione di Mosca ancora più violenta dal punto di vista militare; (ii) eventi ambientali estremi che potrebbero avere un impatto sistemico sul pianeta; (iii) una inflazione troppo alta o troppo lunga nel tempo o eccessi di politica monetaria restrittiva che potrebbero scatenare una grave recessione nell’Eurozona o una stagflazione prolungata, portatrice di impoverimento crescente con conseguenti turbolenze sociali; (iv) last but not… least, il conflitto, per ora solo diplomatico ed economico, tra America e Cina, nell’area “grigia” tra i due blocchi, area che comprende l’Africa, il Sud America, il mondo islamico, l’Asia centrale e parti del Mediterraneo.
Attualmente l’America spinge per il progetto denominato “I2U2” cioè il collegamento infrastrutturale tra Arabia, Emirati, India e Israele come competitore ed antagonista della “Via della Seta” cinese. Si prospetta quindi uno scenario in questa area “grigia” non caratterizzato dalle armi, ma da progetti internazionali di grande impatto economico. In questo quadro, secondo Globis, l’Italia ha di fronte una grande opportunità per ri-diventare protagonista sui tavoli che contano, sia a Bruxelles sia nei G7, dove il nostro Paese avrà la presidenza proprio nel 2024. Questa opportunità dovrà essere colta da un Governo visionario che sappia far valere la tradizione di assoluta eccellenza della nostra diplomazia, il nostro posizionamento strategico unico nel Mediterraneo, la nostra tradizionale capacità di negoziare al meglio con i paesi arabi.
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