Quasi in concomitanza con l’inizio del Campionato europeo di quest’anno in Germania, che ha visto, purtroppo, la prematura eliminazione della nostra Nazionale, è uscito per i tipi della casa editrice Bottega Errante un libro molto interessante e, soprattutto, originale come “Balkan Football Club” di Gianni Galleri, già autore di altri libri sul calcio balcanico. Un calcio che, negli anni, ha fornito grandi giocatori ai club di diversi campionati europei, a cominciare dall’Italia, nelle cui squadre sono particolarmente emersi. Pensiamo a Mihajlović, Boban, Savičević, Handanović, Pianić, Džeko, Vlahović, Pandev, e tanti altri, oltre a importanti squadre di club serbe, croate, romene, e così via, che sono quelle delle quali l’autore racconta nel suo libro, ponendo sempre sullo sfondo delle stesse, la storia, l’arte, le tradizioni, il cibo, le passioni delle città che questi club rappresentano.

Gianni Galleri, ho davvero trovato il suo libro Balkan Football Club molto originale, per il suo unire il calcio alla cultura, la storia delle diverse squadre alla storia delle città di cui sono espressione, qualcosa che, forse, non è molto diffuso tra i tifosi in trasferta. La prego, sconfessi questa mia credenza…

Per prima cosa la ringrazio per i complimenti. Il calcio è un’espressione della vita e come tale ad essa è legato in maniera indissolubile. Evoca tutta una serie di richiami, talvolta più nobili, talvolta meno. Io penso che la massima che dice “Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio” assuma una verità ancora maggiore se pronunciata riferendosi ai Balcani: per questo ho creduto che il mio libro potesse funzionare nel suo intento di legare calcio e storie. Riguardo ai tifosi in trasferta, credo che non sia un problema strettamente legato al pallone, come dicevo, questo sport è uno specchio della società. Sui gradoni di uno stadio succede quello che succede anche fuori, a volte più amplificato, a volte qualche tempo prima. Insomma, i tifosi in trasferta non sono altro che il megafono di quello che accade nella nostra società.

Rispetto ai suoi libri precedenti, La città del Foot ball; Curva est e altri, sempre legati al mondo del calcio, questo in particolare in che cosa si differenzia?

Gli ingredienti sono probabilmente gli stessi: il calcio, il viaggio, la scoperta, la cultura, le persone eccetera. Cambiano però le dosi di questa nuova “ricetta”. Spero inoltre, che con il passare degli anni, io abbia imparato a cucinare meglio e ad amalgamare con maggiore maestria tutti gli elementi di questo nuovo piatto.

C’è sempre il calcio balcanico di mezzo, da cosa nasce questo suo interesse se non, addirittura, amore?

Ormai siamo nel pieno dell’innamoramento, posso garantirglielo. E proprio per questo è difficile spiegare le ragioni di qualcosa di irrazionale come tale sentimento. “L’amore ha l’amore come solo argomento”.  Forse il calcio inglese mi avrebbe garantito maggiori vendite? Eppure non si perde la testa per convenienza e quindi: calcio balcanico. Non certo per la qualità delle partite, per la bellezza degli stadi, ma sicuramente per la passione e per l’attaccamento che tanti amici mi hanno dimostrato parlando della loro squadra.

Visto che lo conosce così bene, in che cosa non solo il calcio balcanico, ma le stesse società che lo esprimono, sono differenti dal resto del calcio europeo? E aggiungerei, anche le tifoserie, se questo non sono dappertutto uguali.

Se è pur vero che ormai conosco abbastanza bene il calcio balcanico, lo stesso non posso dire del tifo nelle altre realtà. Quindi non mi sento di escludere che un domani scoprendo il “calcio tedesco”, io non possa ritrovare lo stesso coinvolgimento. Quello che è certo è che oggi, vedendo il rapporto che nei Balcani esiste fra calcio, tifosi, città io provo un grande senso di immedesimazione, che me lo fa amare in maniera molto forte.

Restando alle tifoserie, quale squadra non dico europea ma italiana mostra più vicinanza con quelle balcaniche?

Facendo dell’archeologia ultras si scopre il contrario. Ovvero che le tifoserie balcaniche assomigliano a quelle italiane. Noi italiani siamo stati l’avanguardia, siamo stati i primi (insieme agli inglesi, ma loro erano lontani) e per questo tante curve nei Balcani si sono ispirate a noi, come stile, abbigliamento, cori, striscioni, tamburi. È anche in quest’ottica che va vista l’azione di un po’ di tempo fa in cui i Delije della Stella Rossa rubarono gli striscioni dei Fedayn della Roma. Al di là delle valutazioni sui modi, quella fu “un’uccisione del padre” per dimostrare di essere diventati i migliori.

Lei dichiara nel libro di essere tifoso dell’Inter, però è ammirevole il suo rispetto e desiderio di conoscenza che rivela e per le varie società di calcio e l’amicizia e solidarietà con i loro tifosi, per altro molto ricambiato. Qual è il segreto di questo legame, quando talvolta assistiamo invece a risse violente tra tifosi, non di rado con il morto ammazzato?

Alla base di tutto deve esserci il rispetto. La curiosità deve essere sincera e non una sorta di “visita allo zoo”, dove vado a fotografare gli strani animali che non ho mai visto prima. Ci vuole sincerità e, almeno in una fase iniziale, una distanza che sia sintomo di reale interesse e non di moda. Seguendo questi accorgimenti ho (quasi) sempre trovato persone disposte a raccontarmi le loro storie.

Tra le tante squadre balcaniche e tifosi che ha frequentato, con quale si sente più affine e perché?

Partiamo dal perché: laddove ho conosciuto persone che oggi sono diventati miei amici, lì mi sono avvicinato. Non faccio il tifo per quelle squadre e mi fa male la pancia solo quando perde l’Inter. Ma sento una vicinanza come quando una persona cara è felice o triste. Credo che sarebbe irrispettoso dire che tifo per quella o quell’altra squadra. Eppure nel fine settimana ho spesso il telefono in mano per sapere cosa stanno facendo il Gorica, il Partizani, lo Sloboda Tuzla, lo Željezničar, il Poli Timisoara e così via.

Il suo prossimo libro sarà sempre sul calcio balcanico? Ce lo sveli un po’…

Esco dalla scrittura di un libro totalmente svuotato, quindi ho sempre bisogno di un po’ di tempo per riprendermi. Inoltre penso che un libro vada accompagnato dopo la sua uscita: presentazioni e interviste. Non può essere lasciato solo. Quindi per un po’ sarò ancora preso da Balkan Football Club. Poi vorrei provare a scrivere qualcosa che non parli di calcio, ma per scaramanzia aspettiamo un altro po’…

Diego Zandel

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