Noi sardi siamo duri di comprendonio, soprattutto quando ci viene fatto del bene e non solo siamo ingrati, ma riusciamo perfino a vedere il losco nella bontà del bene che ci viene offerto. Pensate che, come lascia intendere l’Avvenire il 14 agosto, (L Becchetti e M Pitzolu) grazie al fotovoltaico verrebbe offerta una grande occasione di redenzione a quei pastori che stanno abbandonando i loro terreni a causa della crisi climatica e per la difficoltà di reperire mano d’opera.

Forse chi scrive non ha mai messo il naso nei problemi dell’agricoltura o della pastorizia, altrimenti simili inesattezze (sono gentile) non le scriverebbe. La mano d’opera è reperibile, peccato che il pastore o il contadino, non sia in grado di dare la giusta retribuzione perché in questo caso lavorerebbe in perdita.

Ovviamente il settore che dovrebbe essere sostenuto e nobilitato, al giorno d’oggi più di altri settori, (ci rendiamo conto che forse è il più importante!) è completamente affidato all’eroismo di chi alleva o coltiva. Fatiche immani per cercare almeno di non rimetterci. Il guadagno molte volte è un’utopia, come lo era anche tanti anni fa quando non si parlava di crisi climatica.

Già, esiste la crisi climatica, te lo stanno dicendo in tutti i modi e tu, pastore sardo, insisti a voler lavorare la tua terra. Certo, hai conosciuto estati ben più torride di questa, ma resti comunque un testardo. Se te lo diciamo in tutti i modi che c’è l’emergenza climatica, tu devi crederci e lascia perdere i complottisti; abbiamo la soluzione. La terra te l’affittiamo noi per disporre una bella ondata di Pale o di pannelli fotovoltaici (che aumentano il surriscaldamento dell’ambiente, ma ora non parliamone) così tu guadagni senza lavorare e puoi startene a casa a goderti il grande fratello.

Fotogramma con maternità, 2023, acrilico su tela cm60x60

Cosa pretendi di più? Certo, la terra diventerà sempre più arida e allo scadere del contratto dovrai, tu pastore o agricoltore, smaltire tutto quel silicio e ferraglia arrugginita. Costa troppo? Bè, adesso non esageriamo, siamo società private, non Istituti di beneficenza Francescani. Lo smaltimento sono affari tuoi; conserva i soldi che ti abbiamo elargito per l’affitto e un domani non avrai questi problemi. Avrai anche la possibilità di coltivare sotto i pannelli; non l’hai fatto perché la gente ha cominciato a sospettare che i prodotti coltivati sotto quel silicio non fossero propriamente sani? Allora non capisci proprio niente di marketing! Sei proprio un povero agricoltore.

Non mi viene in mente un solo caso di investimenti dei “Continentali” che abbiano sfruttato in un modo o nell’altro il suolo della Sardegna e non abbiano lasciato altro che devastazione. Non stiamo a ripercorrere la nostra triste storia. Voglio giusto citare un caso emblematico, quando intorno al 1973 si voleva civilizzare l’isola con l’industrializzazione di Ottana, un ottimo modo per sconfiggere il banditismo (e la pastorizia affine). Che grandi momenti, si pensava; finalmente l’avanzamento della civiltà! Non importa che poi il territorio si sia snaturato definitivamente e abbia portato solo tragedia; con la parola civilizzazione non si sbaglia mai, anche quando il suo alito è mortifero e loschi politici e imprenditori ne abbiano tratto un gran guadagno.

Ma c’è un’altra ciliegina offerta nell’articolo dei giornalisti (li definisco così) di cui sopra: “Nessuno si è mai strappato i capelli per i danni che gli impianti militari avrebbero arrecato al paesaggio”. Questa affermazione è una vera falsità, lo confermano centinaia di articoli e le tante proteste (e processi) per la devastazione ambientale e, aggiungo io, ricordiamo la crescita enorme di casi tumorali nelle zone coinvolte dalle esercitazioni che, oltre al paesaggio, hanno arrecato una vile offesa ai familiari delle vittime! L’articolo lascia intendere, visto quanto ben di dio a noi sardi ci hanno già fottuto, che sarà mai se ci viene rubato anche un po’ di vento, sole, e altra terra per il bene della Nazione? (e dei privati?).

In qualche modo si chiede ai sardi di fare ancora la loro parte. Eppure sono decenni che noi isolani facciamo la nostra parte. Ma adesso, per una volta, che sia lo Stato a fare la propria parte! Intanto che ci vengano pagati i debiti milionari per i danni arrecati alla nostra terra con i bombardamenti di tanti eserciti; no, non più un panino con mortadella, ma soldi veri e tanti. la devastazione e inquinamento di migliaia di ettari di spiagge e mari paradisiaci devono essere rimborsati, ORA! Poi decideremo le aree idonee.

Non c’è più tempo? Bene, allora cominciamo a installare le pale eoliche in quelle terre militarizzate e contaminate. Poi concediamo giusto qualche zona industriale dismessa, tetti di capannoni e niente altro nel modo più assoluto. Raggiungiamo la nostra autonomia energetica (che già abbiamo e anche esportiamo!) e pian piano spegniamo le due centrali a carbone (che pur raggiungendo la quota minima di 6,2 GW non verrebbero spente! Ma questa è un’altra barzelletta) e, nelle centrali, piantate altre pale e pannelli. Che poi tutto questo green che potremo conquistare (un’inezia) se ne vada in malora perché l’inquinamento delle esercitazioni militari comunque sovrasterà tutto, chissene frega!

In Italia avete bisogno ancora di più energia e volete succhiare altro sangue dalla Sardegna? Ne avete bisogno per il 5 e poi il 6 e 7G? Per l’Intelligenza artificiale che divorerà sempre più energia? Di questo passo dove volete arrivare??? Non sarete mai sazi. Con la storia delle rinnovabili arriveremo alla totale distruzione della nostra Madre natura, con buona pace dei movimenti che sostengono il green, i quali mi vergogno di aver un tempo sostenuto.

Intanto ecco la proposta di un artista, proprio semplice semplice: in Sardegna abbattiamo il CO2 piantando qualche milione di alberi. A Milano e in tutte le città sopra i 50.000 abitanti si chiude il traffico 3 giorni alla settimana, non per qualche giorno, ma per un intero anno. Vi si sta chiedendo troppo? Non ce la fareste mai? Vedetevela voi, le soluzioni ci sarebbero, ma non venite più a chiederci aiuto sfruttando il nostro vento e sole per i loschi guadagni di società private, per alimentare le esigenze di super consumatori. Noi abbiamo già dato, eccome se abbiamo dato!

Adesso basta! Anzi, aggiungo; chiediamo la continuità territoriale come l’hanno i Corsi (quanto li ammiro) a prezzi irrisori per i sardi e per tutti gli italiani che potranno venire a godere della nostra ospitalità, e della bellezza del nostro mini continente. Una sanità che non ci costringa a sacrifici e spese immense per curarci fuori dall’isola, e qualche alto bonus che adesso mi sfugge. Sto chiedendo troppo?

Non è difficile immaginare che se non ci fosse stata la sollevazione di popolo che sta avvenendo in questi giorni, del suolo sardo non sarebbe rimasto un solo centimetro quadrato senza fotovoltaico e pale eoliche che ci saremmo ritrovate ficcate anche dentro il letto. Non elenco i danni che subirebbe la nostra isola; sono troppi e immagino che già li sappiate (se non avete interessi con le società energetiche) Ovviamente la lotta è solo all’inizio. Lo so, non ci voleva; di botto noi sardi siamo diventati rompipalle.

Salvatore Garau

Salvatore Garau

Salvatore Garau è uno dei più noti contemporary artist italiani, più volte presente alla Biennale di Venezia. Oltre che come protagonista dell’arte visiva, è noto anche per essere stato il batterista...

I Commenti sono chiusi

17 Commenti

  1. Salvatore, le mie origini sarde si ribellano con te, il tuo forte coraggio ci onora. Grazie.

  2. Condivido tutto quello che dici,grazie per avercelo ricordato.A proposito della Corsica aggiungo solo che se non ottengono le cose con le proteste,passano ad altre iniziative più convincenti.Ciao a presto.

    1. Caro Vladimiro, Possiamo vincere restando sempre nella legalità. l’unione di tutto il popolo (è questo che ci vuole) è più forte di qualsiasi altra iniziativa. Un caro saluto

  3. Grazie Salvatore Garau, questa verità che sgorga dalle tue parole parla di terra, cuore, radici, amore,storia e famiglia..questo è il popolo sardo, uniti si può, la Sardegna è un polmone verde che vuole respirare da sola da salvaguardare.Grazie!

  4. Grazie Salvatore, per chi non vuol capire… Noi siamo i custodi della Sardegna, è la nostra madre e non permetteremo che venga deturpata ancora una volta.

  5. Buongiorno. Io a riguardo mi chiedo del perché la visione di ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere la Sardegna, venga sempre da fuori. Sul territorio e gestione del territorio, calano decisioni dall’alto, senza che chi vi abiti abbia voce in capitolo, se non accettare. Per me ci dovrebbe essere un cambio di paradigma. Ripensare la Sardegna per come la vorremo veramente e renderla più vivibile per noi in primis.

  6. Che dire.. finalmente qualcuno che in modo ironico e veritiero parla della realtà, Gratzias de coru fradi caru.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *