Il prossimo 12 giugno si tornerà a votare su alcuni referendum promossi dal Partito Radicale e dalla Lega. Ricordando che alcuni quesiti non sono stati ritenuti ammissibili dalla Corte Costituzionale. E’ quindi opportuno ritornare ad esaminare ciò che avvenne nel 1987 in occasione di un’altra importante consultazione referendaria. Una consultazione ampiamente esaminata sul n. 9 dell’ottobre 1987 del L’Incontro. In quel numero si dava atto dei temi di rilevante interesse sui quali i cittadini erano chiamati ad esprimersi. Il successivo n. 10 del giornale dava poi conto dell’esito delle votazioni. Ce ne vuole parlare?

I cinque referendum popolari abrogativi del 1987

In effetti l’8 e 9 novembre 1987 si svolsero le consultazioni per cinque referendum popolari abrogativi, ammessi dalla Corte Costituzionale. Gli argomenti erano di particolare interesse poiché riguardavano, tre di essi, il nucleare, la responsabilità civile dei magistrati e la Commissione parlamentare inquirente.
Con il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati si richiedeva l’abrogazione di limitazioni della responsabilità degli stessi per il danno eventualmente causato nell’esercizio delle loro funzioni.
Il magistrato all’epoca non rispondeva per colpa grave, ma solo per dolo, frode e concussione. Oppure se “rifiuta, omette o ritarda di provvedere sulle domande o istanze delle parti e, in generale, di compiere un atto del suo ministero”.

I promotori del referendum auspicavano che il Parlamento, con una successiva legge, avrebbe posto fine a questa situazione di privilegio. Puntava a fare rientrare anche i magistrati nella generale disciplina del pubblico impiego, di cui alla legge n. 3/1957. Circa la Commissione inquirente si auspicava l’abrogazione della normativa che demandava ad essa “i giudizi di accusa contro i Ministri”. Sia per la fase di indagini preliminari, sia per la fase istruttoria, essendo poi rimessa la decisione finale al Parlamento.
Dato che tale Commissione era composta da 20 deputati e 20 senatori, nominati dai partiti politici. Era evidente la scarsa “terzietà”, verificata in più occasioni.

Il referendum sul nucleare troppo vicino al disastro di Cernobyl

Quello che si intendeva ottenere con il referendum era di affidare ad un organo imparziale tutta l’attività istruttoria, che era sempre stata sistematicamente boicottata. Tanto è vero che la Commissione era ritenuta idonea solo ad “assolvere” i Ministri, insabbiando le accuse o non ammettendo i testimoni, né i documenti.
Il tema forse più delicato era certamente quello del nucleare che vedeva proposti ben tre referendum, tesi a vietare in radice la costruzione di centrali nucleari in Italia. Va subito detto che il referendum si tenne pochi anni dopo il disastro, avvenuto nel 1985, della centrale nucleare di Cernobyl. I suoi effetti sulla popolazione italiana ebbero contraccolpi, anche emotivi e psicologici, sia sulla decisione di indire il referendum, sia sul suo risultato.

E quale fu il risultato dei cinque referendum?

Tutti i referendum ottennero un risultato superiore alle previsioni. La vittoria dei SI (cioè dei cittadini che votarono a favore della abrogazione delle leggi) ottenne oltre l’80% dei consensi. L’Incontro del dicembre 1987 dava atto della “vittoria dei SI”, ma il commento dell’articolo di fondo era alquanto negativo.
Se nulla si è ottenuto con il referendum sulla giustizia per migliorare la funzionalità, tranne la risoluzione di una questione di principio, che pure ha un valore etico, invece molto si è ottenuto con l’abolizione della Commissione inquirente, che ha rappresentato sinora una comoda uscita di sicurezza offerta dai politici o dalla ragion di Stato per i Ministri posti in stato d’accusa”.

Poca presa sull’opinione pubblica

Così come veniva valutata negativamente la scarsa affluenza alle urne.
Un fenomeno degno di nota nello svolgimento dei referendum è stato l’astensionismo. Questo, che si riduceva al 12,3 % nel referendum del 1974 sul divorzio. E al 18,8% nei referendum del 1978 sull’ordine pubblico e sul finanziamento dei Partiti, aumentando poi al 20,6% nei referendum del 1981 sull’ergastolo, porto d’armi e aborto, al 22% nel referendum del 1985 sulla scala mobile, è ora salito al 34,8%. Ciò significa che un italiano su tre non ha votato. Moltissime (13-14%) anche le schede bianche o nulle”.
Le conclusioni erano addirittura profetiche. Alla luce di ciò che sarebbe accaduto negli anni successivi, così come nei referendum per i quali andremo ora a votare in giugno. ”Queste cifre sembrano consigliare una maggior cautela sia nel ricorso al referendum, sia nella formulazione dei quesiti”.

1988: un intero numero per celebrare i primi 40 anni de L’Incontro

Nel n. 8 del settembre 1988 si dava conto della ricorrenza dei 40 anni dalla fondazione del giornale, richiamando la filosofia dello stesso e la sua totale indipendenza.
L’Incontro avrebbe poi proseguito il dialogo con i suoi lettori per molti anni ancora, ma è significativo che l’articolo di fondo ricordasse tale evento facendo riferimento alla “fedeltà al suo programma”. Ce ne vuole parlare?

Il numero citato, con un po’ di orgoglio, ricordava come la continuazioone della pubblicazione per 40 anni rappresentasse, in effetti, un evento raro nel panorama del giornalismo italiano. Soprattutto se si pensa a quella che, con un eufemismo, veniva definita la “modestia dei mezzi disponibili”.

L’articolo ribadiva come “nel lontano 1949 L’Incontro si era proposto di ricercare garanzie di libertà e di sicurezza attraverso la difesa dei diritti civili contro ogni discriminazione di razza, di religione, di politica e contro ogni totalitarismo” e come “già nel suo stesso titolo L’Incontro ha voluto essere uno strumento per la circolazione delle idee. I lettori talora non concordano sulle opinioni espresse, ma intanto possono misurarsi nel loro confronto”. Il suo spirito era ed è ancor oggi il seguente: “Questo invito a ragionare, a giudicare al di là di frontiere ideologiche, ad aprire un dialogo fra chi legge e chi scrive significa consapevolezza delle responsabilità di una stampa libera ed indipendente”.

Alessandro Re

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