Devo essere sincero.
A me ricorda Dacia Maraini , nei tratti e nei modi.
Una signora romana ancora capace di battaglie , di stupori, di principi.
Oltre che di piatti straordinari. Senti in lei per chi non le ha vissute, le battaglie degli anni di 70 e 80 , il tutto avvolto da eleganza e gentilezza. Garbo.
Tutti abbiamo una relazione con l’auto e storie da raccontare: qui l’incontro inaspettato è con i ladri di una chiesa. Ma prima sentiamo come si racconta lei stessa .
“Romana verace, con famiglia romana da sette generazioni, vivo felicemente a Torino da 54 anni. Qui ho fatto politica, a sinistra, ho lavorato, insegnante prima, dispensatrice di ricette regionali poi, madre di una figlia Marta che adoro, infine nonna più o meno a tempo pieno di tre nipoti, due dei quali oggi sparsi per il mondo. Arrivata a Torino quando su molti portoni c’era scritto “non si affitta a meridionali” o quando il piemontese più “all’avanguardia” diceva “meridiunal ma bravu”, ho vissuto tutto il profondissimo cambiamento di una città industriale che si trasforma in città di cultura e turistica, nella quale oggi una come me vive molto bene. Molto meno bene le migliaia di emigranti più o meno ghettizzati in periferie squallide e povere.”
1 – La tua prima auto
Credo sia stata una 500.
Non ho mai avuto il mito dell’auto. E’ sempre solo stata un mezzo per muovermi comodamente, ma nessun amore. Forse l’unica che mi ha provocato il brividino è stata la prima auto della famiglia Balducci: una 1100 carta da zucchero usata che sanciva l’entrata nella classe superiore.
2 – La tua strada del cuore
Da Portisco a Liscia Ruia, il più bel panorama di mare del mondo
3 – Ricordi romani di traffico …o di partenze …
Troppo tempo lontana da Roma. Posso ricordare gli arrivi la sera del 23 dicembre passando dall’Aurelia e quindi il Cupolone in primo piano. Per il resto quando vado a Roma, sempre più raramente, inorridisco di fronte a quell’inferno di veicoli che ti aggrediscono da ogni parte. Torino è un sogno.
4 – «Sali Grazia, quella volta che ti han detto sali … o salga Balducci”
L’unica volta che sono salita sull’auto di uno sconosciuto, bellissimo e gentilissimo, mi è saltato addosso… Non ci ho più riprovato. Una volta verso i 15anni, ho fatto l’autostop da Castiglioncello a Livorno. Mi ha caricato un signore che mi ha fatto giurare che non l’avrei più fatto perché gli uomini sono cattivi. Non l’ho più fatto
5 – Una sosta inaspettata …
Non la mia, ma di un’auto, di notte in campagna, vicino alla casa dei miei nonni.
“Caplin” (Cesare Capellino, il marito – ndr) ha chiesto se c’era bisogno di aiuto, loro hanno detto di avere l’auto in panne, lui gli ha indicato il casale dove viveva il meccanico e la mattina dopo abbiamo scoperto che erano i ladri che avevano ripulito la chiesetta del borgo.
6 – Grazia bambina sul sedile posteriore e Grazia adulta su quello anteriore
Mio zio aveva la giardinetta familiare, quella con gli sportelli di legno. Lui e moglie davanti, mamma e papà dietro, e nel portabagagli tutti e 5 i figli. Provare per credere.
7 – Fantasy journey-un viaggio con chi vuoi tu, reale o immaginario
Da anni vorrei fare il giro della Sardegna. Cerco compagni.
7a – Avventure automobilistiche sulle strade di Sardegna. O anche solo un ricordo
Traghetto Bonifacio Santa Teresa. Maestrale a 150km ora. Fermi all’imbarco con tutta una fila di altre auto. A un certo punto decido di scendere: apro la porta che, causa vento, mi viene strappata di mano e va a sbattere sullo sportello del mio vicino! Il quale – udite udite – l’aveva ritirata il giorno prima dal carrozziere che aveva appena riparato proprio quello sportello. Ho imposto il silenzio a “Caplin”, e mi sono intortata il poveretto, disperato e incavolato nero. Ovviamente ho poi fatto la denuncia.
Spero che l’abbiano pagato.
Eraldo Mussa