Con l’approvazione del Presidente Donald Trump, il governo degli Stati Uniti ha deciso di riattivare l’applicazione, a livello federale, della pena di morte dopo quasi due decenni di sospensione. Lo ha riferito il Dipartimento di Giustizia (DOJ).

Il procuratore generale William Barr ha ordinato all’Ufficio federale delle carceri di applicare un Allegato al Protocollo di Esecuzione Federale e di programmare le esecuzioni di cinque detenuti nel braccio della morte per omicidio e torture di bambini e anziani.

«Il Congresso – ha dichiarato Barr in una nota – ha espressamente autorizzato la pena di morte attraverso la legislazione adottata in entrambe le Camere del Congresso e firmata dal Presidente». «Il Dipartimento di Giustizia ha chiesto l’applicazione della pena di morte contro i peggiori criminali». La misura – ha detto – è un atto dovuto nei confronti delle famiglie delle vittime. I primi saranno uccisi tra il 9 dicembre prossimo e il 15 gennaio 2020.

Per l’applicazione della pena di morte, l’Allegato al Protocollo di Esecuzione Federale ricalca i protocolli utilizzati da diversi Stati, tra cui Georgia, Missouri e Texas, sostituendo i tre farmaci letali, precedentemente utilizzati nelle esecuzioni federali, con un singolo farmaco: pentobarbital.

Barr ha spiegato che dal 2010, 14 Stati hanno utilizzato il pentobarbital in oltre 200 esecuzioni e che i tribunali federali, compresa la Corte suprema, hanno ripetutamente confermato la legittimità dell’uso di tale farmaco nelle esecuzioni in conformità con l’Ottavo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America.

Dunque lo Stato può punire uccidendo come loro hanno ucciso. Quid cusodiet custodem? ovvero: chi punirà lo Stato?

ADISTA a cura di Bruno Segre

Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

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