L’Incontro del marzo 2009 dedicava un interessante articolo ad un tema che era ed è ancor oggi di rilevante attualità per la politica del nostro Paese. Mi riferisco alla “Fine di Alleanza Nazionale confluita nel P.D.L. di Berlusconi”. L’articolo esaminava la situazione che si era creata a seguito di scelte, non scontate e addirittura insospettabili, da parte di Fini, all’epoca il leader di Alleanza Nazionale. Ce ne vuole parlare?

Occorre prendere le mosse da lontano e precisamente a cosa successe nel nostro Paese all’indomani della fine della seconda guerra mondiale e della Liberazione.

Fini traghettò il neofascista MSI al post fascista AN

L’articolo citato riferiva così. “Dopo la Liberazione, gli eredi di Mussolini, raccolti attorno al Movimento Sociale Italiano e al suo protagonista Almirante, parteciparono alla storia della Repubblica con battaglie reazionarie, a fianco di monarchici e democristiani, contro l’obiezione di coscienza, il divorzio, l’aborto. Battaglie sterili, accompagnate da violenze di piazza e da trame eversive, sinché un giovane segretario, Gianfranco Fini, ex – delfino di Almirante, poco nostalgico e molto equilibrato, traghettò, al congresso di Fiuggi, il neofascista MSI nella post – fascista Alleanza Nazionale. Mentre scomparivano, per l’età, i vecchi arnesi superstiti della dittatura, avanzavano nuove generazioni sensibili alle esigenze democratiche di uno Stato moderno”.

Da Alleanza Nazionale al Popolo della Libertà

L’articolo proseguiva come segue. “Per merito di Fini, il più intelligente leader della Destra italiana, si è fatta strada negli ex – camerati la consapevolezza delle gravi colpe del Duce, della infamia delle leggi razziali, dell’apertura a nuovi equilibri politici. Così si è giunti allo scioglimento di A.N. e alla sua fusione nel cosiddetto “Popolo della Libertà” (ex – Forza Italia). Una scelta strategica in vista della funzionalità di un più ampio Partito più di centro che di destra, plurale per l’alleanza con la Lega Nord di Bossi, dominato dalla indiscussa leadership di Berlusconi”.

Via i compagni di strada superati dalla Storia

In sostanza Fini, sbarazzandosi di compagni di strada ormai superati dalla Storia, così come dei simboli cari al fascismo, si proponeva di guidare un Partito, il P.D.L, che doveva tener conto della nuova società multireligiosa e multietnica che si stava formando in Europa e in Italia. Ancora L’Incontro del maggio 2009 riconosceva come Fini, in qualità di Presidente della Camera, avesse ammonito che “Il Parlamento non deve fare leggi orientate da precetti di tipo religioso, con una notevole difesa del laicismo” e come “Le sue esternazioni sono ispirate al multiculturalismo, all’antirazzismo, al femminismo, alla laicità, alla difesa delle ragioni di Israele”.

Ma la Storia alla fine fa giri strani…

In realtà la Storia è poi andata in un’altra direzione, a seguito dela rottura, intervenuta tra Berlusconi e Fini, su chi fosse il leader del P.D.L., con la conseguente uscita di scena di Fini (anche a causa delle sue vicende personali). Berlusconi è rimasto a capo del suo Partito, sempre meno rappresentativo, ed a questo punto, alla sua destra, è rispuntato ancora una volta il fascismo, sotto il nome di Fratelli d’Italia. Che cosa ci può dire?

Uno spazio politico vuoto alla destra di Berlusconi

Se si analizzano i tempi in cui tali fatti sono avvenuti, non può non verificarsi che il fascismo, inabissatosi, come un fiume carsico, con lo scioglimento di Alleanza Nazionale e la sua fusione (decisa il 22 marzo del 2009 nel corso del Congresso alla Fiera di Roma) nel P.D.L berlusconiano, è improvvisamente risorto pochissimi anni dopo allorchè, nel dicembre 2012, venne fondato Fratelli d’Italia. I fondatori furono Ignazio La Russa, Guido Crosetto e Giorgia Meloni che compresero che la fine di Alleanza Nazionale aveva lasciato scoperto, alla destra di Berlusconi, uno spazio politico libero che si poteva occupare.

… nazionalista, post-fascista e sovranista

Su Wikipedia Fratelli d’Italia “è descritto come un Partito nazional-conservatore, nazionalista, tradizionalista, post-fascista e sovranista”.
La stessa parabola della Meloni, a tacer di La Russa (già deputato del M.S.I. Destra Nazionale, il cui secondo nome è Benito), è significativa. Dal Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, a Fratelli d’Italia il passo è breve e chiaro. Così come lo sono i simboli che continuano a richiamare la fiamma fascista e missina.

Alessandro Re

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