Siamo così giunti a parlare de L’Incontro.
Quali sono state le ragioni di questa scelta?
Ho già fatto cenno al forte coinvolgimento che aveva provocato in me e in tanti altri giovani, nel dopoguerra, da un lato, il blocco di Berlino, nel 1948/49, con la radicale contrapposizione tra USA e URSS e il rischio di una nuova guerra, e, dall’altro lato, l’ideale del pacifismo.
Così, preso da passione improvvisa, iniziai da solo, senza alcun aiuto, né materiale, né finanziario, a scrivere gli articoli, a farli stampare, a spedire le copie e a diffonderle.
Inizialmente pubblicai 11 numeri all’anno, poi ridotti a 10, cioè un numero solo in gennaio – febbraio e in luglio – agosto.
Anche il colore della testata mutò, in quanto all’originario nero, sostituii un acceso rosso vivo.
Perché ha scelto di chiamarlo L’Incontro?
Perché rappresenta bene l’opposto di quanto era già avvenuto pochi anni prima e che si temeva avvenisse di nuovo e cioè lo “scontro” di civiltà che allora pareva poter provocare una guerra ancor più distruttiva della precedente, a causa delle bombe atomiche già sperimentate sul Giappone.
Quindi il mio ideale era ed è quello dell’”incontro” tra i popoli, tra gli uomini e le donne, con il superamento degli steccati ideologici e religiosi.
Che è quanto si auspicava potesse avvenire anche in Italia, dove era in atto una forte radicalizzazione delle opposte ideologie, rappresentate dai Partiti di sinistra, da un lato, e dalla Democrazia Cristiana, dall’altro.
Il nome originario della testata, come mi ha riferito, per i primi numeri, era in realtà un altro. Perché?
In effetti per i primi numeri la testata si chiamava “Fraternità”, con un preciso richiamo al famoso motto della Rivoluzione Francese: libertà, eguaglianza, fraternità.
Dato che esisteva già un altro libello dal nome simile, “Fraternitas”, e che ricevetti minacce addirittura di azioni legali, decisi di mutare la denominazione in L’Incontro.
E quando ciò è avvenuto?
Il primo numero di Fraternità risale al marzo del 1949, ma già pochi mesi dopo, e precisamente a settembre 1949, uscì il primo numero de L’Incontro (anche se in realtà quest’ultimo, proprio per ribadire la continuità tra le due testate, venne pubblicato con la indicazione di n. 7).
Quali sono stati in definitiva i grandi temi sui quali L’Incontro si è poi battuto per settanta anni e che continua ancor oggi a sostenere?
In poche parole la pace, la fratellanza tra i popoli, l’antimilitarismo, la laicità dello Stato, l’antirazzismo, la conquista dei diritti civili e un certo anticonformismo, proprio per sciogliere i nodi della società italiana contemporanea.
Ritengo opportuno richiamare le parole che allora usai nel mio primo articolo di fondo, apparso nel marzo 1949, dal titolo, assai significativo, “L’idea nuova”.
“Nessuno dei problemi vitali della nostra generazione potrà esser risolto finché non vedremo con chiarezza attorno a noi.
Se il Cristianesimo, l’Ebraismo, il Liberalismo, il Socialismo o il Comunismo non sono riusciti a preservare di per sé soli l’umanità dal flagello di due guerre tremende e dalla prospettiva di un conflitto atomico che significherebbe la scomparsa di ogni vestigia di civiltà, occorre che qualcosa di nuovo guidi gli uomini del nostro tempo.
Qualcosa che dia loro fiducia in se stessi e guidi la loro esistenza attraverso una sintesi dei valori tradizionali: lo spirito di carità del Cristianesimo, l’esigenza di giustizia dell’Ebraismo, l’autonomia individuale del Liberalismo, l’emancipazione collettiva del Socialismo, la trasformazione economica – sociale del Comunismo.
Questo giornale intende appunto promuovere questa sintesi e ricercare una garanzia di libertà e di sicurezza, di serenità spirituale e di fede nella vita che è venuta a mancare agli uomini d’oggi. Perciò ospiterà diversi e contrastanti punti di vista che permetteranno di orientare liberamente un’opinione su temi di interesse universale come la salvaguardia della pace, la collaborazione internazionale, l’educazione della gioventù, l’amicizia fra cristiani ed ebrei, ecc.
Temi di grande impegno, meno difficili da affrontare su un foglio indipendente da interessi particolari ed estraneo alla retorica e all’ambizione delle Associazioni, Unioni, Gruppi, ecc.
Il programma cui si è accennato accomuna argomenti che solo in apparenza risultano diversi: un’Idea più alta, nel promuoverli e nel dibatterli, li riunisce innanzi alla opinione pubblica. E’ l’Idea della fratellanza e della cooperazione, in cui si concretizza il vero primato spirituale, la sola che può assicurare l’esistenza e il progresso della civiltà umana”.