Nel mio ultimo editoriale avevo posto l’attenzione su quello che considero un aspetto schizofrenico della nostra società. Da un lato, le donne paiono poco tutelate da potenziali femminicidi. Dall’altro, gli uomini per presunti peccati veniali possono essere trascinati in tribunale e avere la vita distrutta. Avevo riportato un articolo dell’edizione romana on line di La Repubblica, che raccontava come un carabiniere fosse stato indagato per violenza sessuale e stalking nei confronti di una collega. Il quotidiano spiegava che la violenza consisteva nell’aver appoggiato, in un’occasione, la mano sul ginocchio della carabiniera. Lo stalking nell’averle inviato in 4 mesi 5 messaggi (non è specificato se Whatsapp o sms) vagamente sentimentali. Come accade quando si toccano temi delicati e controversi, è partito sui social un dibattito, cui hanno partecipato sia autori, sia semplici lettori de L’Incontro.
Corrado Poli ha commentato: “Una donna normalmente sicura di sé e con un sereno rapporto con gli uomini non ha bisogno della magistratura per difendersi da qualche attenzione per quanto sgradita. Gli isterismi di cui parla Milo Goj sono un segnale di debolezza e non un’assunzione di coscienza dei propri diritti e della parità di genere”. Di opinione diversa Domenico Ioppolo, che ha scritto: “Leggi la cosa da questo punto di vista: per battere il terrorismo abbiamo dovuto togliere l’acqua in cui nuotava. È vero, i peccati saranno pure veniali ma sono il brodo in cui si sviluppano i femminicidi”.
Una lettrice, B. C. ha risposto a Ioppolo: “Apprezzo sempre un pensiero diverso e rispettoso, ma, sinceramente, penso che il terreno in cui germogliano le violenze fisiche siano la cultura violenta generalizzata, lo stress di questa vita, l’assoluta mancanza di valori in ogni ambito. Magari mi sbaglio, ma penso che le radici del male siano molto più profonde di quelle che riusciamo a vedere più in superficie e alcune difese oltranziste siano strumentali”.
La lettrice ha aggiunto: “Su questa tua riflessione sono d’accordo. Certo che anche con me molti hanno tentato un bacio, quando ero più giovane, alcuni mi hanno corteggiata con più o meno eleganza, ma me la sono cavata sempre con battute che hanno trovato loro stessi divertenti. Una volta un mio collega (era una persona importante, di bell’aspetto) mi ha mandato un biglietto con scritto ‘Andiamo a cinema uno di questi giorni?’. Gli ho mandato una risposta con scritto ‘Mi farebbe molto piacere, così potrò conoscere la tua signora, e anche mio marito è sicuramente d’accordo’. Non mi ha detto più niente…
Incontrandoci, necessariamente, per lavoro abbiamo fatto finta di niente e siamo rimasti ottimi amici. Pensa che, poi, ho avuto bisogno di un grande favore per mia mamma di 80 anni, che si era fratturata un braccio, e lui che era direttore generale di un importante ospedale milanese, si è messo a nostra disposizione e ci ha accompagnato personalmente dall’ortopedico, seguendo tutta la situazione. Se avessi sollevato un polverone, avrei creato inutili danni a lui e alla sua famiglia e perso un vero amico.
Potrei narrarne altre, di simpatiche avventure… e se mi chiedi se la cosa mi faceva arrabbiare, risponderei, onestamente, no perché, a parte che a una donna fa piacere essere corteggiata (se è una donna normale), mi sono divertita moltissimo con questi estimatori, che sono sempre rimasti amici e hanno riso con me delle mie risposte. Penso che, a volte, ci siano casi di donne arrabbiate e frustrate o di altre che vogliono sfruttare la situazione”. Un’altra lettrice, P. R., ha chiuso il dibattito in modo tranciante: “La situazione è sfuggita di mano. La vicenda del carabiniere è un esempio lampante. Se avessi denunciato ogni palpata sul sedere in metropolitana, avrei passato la vita in tribunale…”.