Un libro intenso, bellissimo nella sua leggerezza narrativa, che ci accompagna nella vita e nei libri di Ennio Flaiano. Parliamo di “Ennio l’alieno”, sottotitolo “I giorni di Flaiano”, edito da Mondadori e scritto a quattro mani da Renato Minore, critico letterario de “Il Messaggero” e scrittore, e dalla sua compagna di vita Francesca Pansa, autrice teatrale e scrittrice, curatrice di antologie poetiche.

L’occasione è data dal cinquantenario della morte di Ennio Flaiano, avvenuta per infarto, a soli 62 anni, il 20 novembre del 1972. Si tratta di uno scrittore ancora spesso citato per i suoi pungenti aforismi e notazioni politiche e di costume all’insegna di una intelligente ironia. Noto per essere stato uno sceneggiatore importante di grandi registi, uno tra tutti, Fellini, ma che, ciò nonostante, è ancora poco conosciuto per essere la fama del personaggio maggiore di quella delle sue opere. Eppure Flaiano, oltre ad essere stato un protagonista assoluto della vita mondana e letteraria della Roma degli anni cinquanta e sessanta, ha pubblicato in vita romanzi, a cominciare da quello d’esordio, “Tempo di uccidere”, con il quale vinse il primo Premio Strega della storia e racconti e testi teatrali, poesie, diari pubblici, libri per altro, alcuni dei quali – forse la maggioranza – usciti postumi, proprio in virtù della loro originalità.

Io scrivo per non essere incluso

Non solo. Sul personaggio Flaiano si è scritto non poco, saggi e monografie, articoli, ricordi, eppure resta un essere misterioso, alieno come recita il titolo del libro di Minore e Pansa, un marziano, per rifarci al suo racconto e quindi al suo discusso testo teatrale di “Un marziano a Roma” il cui surrealismo rientra nel quadro desolante di una Roma, ma più in generale di un’ Italia, nella quale il provinciale Flaiano si sentiva appunto diverso. A riguardo, in una prefazione al libro postumo dello scrittore “Frasario essenziale”, edito da Adelphi, Vanni Scheiwiller ricorda la risposta che Flaiano diede a Enrico Roda, il quale “tenendo conto della distinzione dei generi letterari gli chiedeva in quale di essi pensasse con maggior diritto di essere incluso, rispondeva: ‘Io scrivo per non essere incluso’”.

Un ritratto che va a fondo

Il che la dice lunga non solo sua opera multiforme, ma anche sul marchio di diversità che egli si portava dentro rispetto all’ambiente e alla società in cui viveva. E non è solo una questione di epoca. Flaiano oggi si sentirebbe ancora di più alieno di allora. Ecco, di questa diversità Renato Minore e Francesca Pansa sono i primi, tra i tanti che si sono occupati di Flaiano, che ci offrono un ritratto che va a fondo – incidendo con il bisturi non solo della critica letteraria ma anche per la frequentazione dell’autore unitamente all’affetto e a una grande delicatezza – nel contesto famigliare e professionale dello scrittore. Lo fanno, senza rispettare il susseguirsi ordinato degli anni, bensì con brillanti evocazioni, al limite dell’epifania, di momenti della sua vita a cominciare dalla sua nascita nel 1910 a Pescara.

Infanzia e adolescenza tra convitti e famiglie amiche

Ultimo di sette figli di un commerciante arido, assente e autoritario, che di figli ne aveva altri due fuori del matrimonio, Ennio si è trovato a vivere quasi in una condizione di abbandono. Al punto di trascorrere l’infanzia e l’adolescenza tra convitti e famiglie amiche, fino ad approdare a Roma all’età di 12 anni, sempre in collegio. E qui a Roma, tolti i periodi estivi durante i quali farà ritorno al suo Adriatico, Ennio si fermerà per sempre, crescendo, farà i primi passi come giornalista, frequenterà il mondo letterario e artistico della capitale, sposerà la donna della sua vita, Rosetta Rota, una donna colta, laureata in matematica, donna di scienze che, però si troverà a sobbarcarsi un impegno estremo quando nascerà la loro figlia Luisa, detta Lèlè, che si scoprirà essere affetta da una grave encefalopatia che condizionerà pesantemente la sua vita e quella di Ennio.

Un Federico Fellini inedito e spietato…

A questa parte, così riservata, Renato Minore e Francesca Pansa dedicano gli ultimi capitoli, testimonianza di un dolore portatore di molte verità che si racchiudono in una frase di Rosetta. “Alla fine decidemmo, per buona educazione, di non far più vedere nostra figlia, di nasconderla ai loro occhi, ma non al nostro cuore. Lè-lè era tutto amore, viveva dell’amore nostro e di quelle poche persone che l’hanno amata”.
Se vale un ricordo personale, di chi scrive, seppur per interposta persona, la mia prima moglie, Anna, oggi scomparsa, viveva nella stessa palazzina di Flaiano, per essere figlia dei portieri dello stabile. Di famiglia povera, erano aiutati dallo stesso Flaiano che passava ad Anna i vestiti della figlia, più grande di qualche anno. Mia moglie ricordava a riguardo la camera imbottita e in parte insonorizzata in cui viveva Lè-lè, tolta alla vista dei visitatori, spesso indelicati, come Fellini, che, raccontano Minore e Pansa “un giorno se ne esce con una frase –“Ma perché non la rinchiudono?” – che ancora più ferisce Rosetta ed Ennio”.

Per il resto, capitoli veloci, aerei, ricchi di cose apparentemente sparse in realtà ben orchestrate, pervadono il libro che potremmo chiamare biografia. Ma che in realtà è uno splendido cammeo dal quale, in futuro, non si potrà prescindere se si vorrà ancora parlare, e si desidererà davvero conoscere, Ennio Flaiano.

Diego Zandel

Renato Minore, Francesca Pansa, Ennio l’alieno-I giorni di Flaiano, Mondadori, pag.220, €. 18,50

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