Se ne è andata in punta di piedi, improvvisamente, senza clamori. Dopo 70 anni di regno Elisabetta II ha voluto concludere il suo ultimo dossier (la nomina del primo ministro), mettere a posto la sua scrivania, le sue cose e poi raggiungere Filippo, il mai dimenticato compagno di viaggio.

La sua ultima immagine pubblica è di due giorni fa. In piedi, nel salotto riservato agli incontri istituzionali, un po’ ricurva sulle spalle e con il bastone in mano, con il suo  bellissimo sorriso, riceve la neo premier Liz Truss. Un momento importante per conferire l’incarico governativo e il mandato a proteggere la sua tanto amata Gran Bretagna nel dopo Boris.

Fino all’ultimo giorno ha voluto essere lì, al suo posto

Ha iniziato il suo lungo regno nel 1952, quando erano vivi ed operativi molti dei principali protagonisti della seconda guerra mondiale. Ha condotto il paese con fermezza, determinazione, e grande energia anche durante crisi complesse come Suez e l’Ungheria (1956), Falkland (1982), Brexit (1 febbraio 2020).

Per la morte di Diana ebbe qualche tentennamento

Uno dei passaggi più difficili però pensiamo sia stato quello della morte di Diana. Aveva già sofferto parecchio le difficoltà del matrimonio con il figlio Carlo, il neo re Carlo III. Ma la tragica morte della nuora, le fece vivere un momento, forse l’unico e molto breve, di lontananza dal sentire del suo amatissimo popolo.

Nonostante il “cuore di mamma”, umanamente comprensibile, ebbe la modestia di tornare su suoi passi e testimoniare anche lei il suo dolore privato e pubblico per la scomparsa della principessa. Fu anche indimenticabile la sua addolorata compostezza e sobrietà quando accompagnò nell’ultimo viaggio il feretro del tanto amato consorte, Filippo di Edimburgo.

Tutti i media del mondo parlano di lei

Le istituzioni si rafforzano o decadono fino a scomparire in funzione di chi le rappresenta e noi italiani questa storia la conosciamo bene. Sono gli uomini, gli esseri umani che “mettono le gambe” alle istituzioni e le declinano con il loro carattere, il loro sentire, i loro vizi e le loro virtù. Elisabetta II, in queste sette decadi di regno, ha sempre avuto un solo desiderio-obiettivo: tenere uniti i suoi concittadini (non sudditi), proteggendoli e guidandoli verso il futuro nel miglior modo possibile. Non governarli, non era nei suoi poteri. Molti, in tutti questi anni, si sono chiesti se fosse “in love”, prima con Margaret Thatcher e poi con Tony Blair. Se il cuore le battesse per i Conservatori o per i Laburisti; se la Brexit fosse stata per lei un trauma o un traguardo.

Inglesi e il mondo intero non la dimenticherà mai

Elisabetta non ha mai voluto dare una risposta precisa a questi dubbi. Il suo compito non era schierarsi ma garantire la tenuta del sistema britannico, il modello democratico inglese. Questo era il ruolo della regina, il garante della coesione pacifica interna e del prestigio internazionale del paese. Appresa la lezione del padre Giorgio VI, Elisabetta II ne portò avanti il ricordo, la memoria, l’esempio. Gli inglesi questo non se lo dimenticheranno mai.

Leggiamo in queste ore che sarà probabilmente l’ultima grande monarca della storia. Può darsi e forse ci meritiamo che i nuovi sovrani o sultani di questo terzo millennio siano degli autarchi che Elisabetta II non avrà alcun dispiacere di non dover frequentare.

 

Redazione

La redazione de L'Incontro

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