Abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo. Dopo aver assistito, per una settimana, ad uno spettacolo poco edificante, somministratoci dà una partitocrazia “alla frutta”, per nostra fortuna si è raggiunto l’obiettivo migliore.
Quello auspicato dalla stragrande maggioranza di tutti i cittadini italiani. Non dalla stragrande maggioranza, si badi, di tutti i leader dei più grandi partiti rappresentati in Parlamento.
Non c’è niente di peggio che affermare “noi lo avevamo scritto fin dal dicembre scorso“, però questa testata ha sostenuto fin dall’inizio una tesi apparentemente molto banale, diventata poi, fortunatamente, realtà: l’Italia ha un grande debito pubblico, in parte sottoscritto dagli italiani ma in gran parte sottoscritto anche dagli stranieri, che ci osservano e che valutano le nostre condotte di “debitori bizzarri e imprevedibili”. La pandemia e la conseguente crisi economica hanno ulteriormente peggiorato i nostri conti pubblici e, a maggior ragione, dobbiamo dare dei messaggi di stabilità e fiducia ai nostri creditori, a quelli che ci permettono di continuare a vivere in una democrazia senza commissariamenti.
Il ticket Mattarella-Draghi ha permesso al nostro paese, nell’ultimo anno, di riacquistare credibilità e fiducia in tutto il mondo, soprattutto a Bruxelles e nelle grandi capitali mondiali.
Sarebbe stata una follia rischiare di perdere contemporaneamente (ma ci siamo andati molto vicini nelle ultime ore!) un Presidente della Repubblica che aveva autorevolmente esaurito il suo mandato e un Presidente del Consiglio, ancora in carica ma con una maggioranza che nelle ultime settimane lo aveva logorato evidenziando tutte le sue contraddizioni.
Oggi possiamo dirci, nonostante tutto, soddisfatti. L’Italia può continuare il suo cammino in un contesto complesso, per certi versi molto in salita, con alla guida, due personalità adeguate ai problemi che ci sono sul tavolo.
Due personalità che riscuotono la fiducia degli italiani e la stima degli stranieri.
La speranza è che i partiti traggano le dovute considerazioni da questa surreale esperienza parlamentare: si è verificata una rottura manifesta fra le segreterie di partito e i gruppi parlamentari.
Evidentemente ciascuno dovrà fare un accurato esame di coscienza.
Un autocritica vera e non di maniera.
Una riflessione, per esempio, ancorata a quanto ci ha lasciato la storia politica e, soprattutto, il modo di fare politica del compianto David Sassoli.
In caso contrario anche due “fuoriclasse” come Mattarella e Draghi non potranno arginare un fenomeno dilagante nel nostro paese qual è quello dell’astensionismo, ormai giunto a livelli che contaminano la rappresentanza politica stessa della nostra democrazia.
Adesso, con due super- comandanti nella cabina di pilotaggio, si torni ad occuparsi dei problemi reali del Paese che sono tanti nonostante il buon risultato del 2021.
Dobbiamo evitare a tutti costi di trovarci di fronte ad un anno di campagna elettorale con il governo fortemente condizionato quotidianamente, nella sua difficile attività, dalle spinte e controspinte di leader che, in modo miope, penseranno solo agli interessi di bottega e non agli interessi dei cittadini italiani.
La nostra testata non può che fare i migliori auguri a Mattarella e a Draghi ringraziandoli per l’impegno, la pazienza e la professionalità che stanno mettendo a disposizione del nostro Paese, evitandogli guai peggiori.
Riccardo Rossotto