Gli eventi che ruotano intorno al caso Telekom Serbia diventano nucleo e punto di partenza per il romanzo di Diego Zandel Un affare balcanico. L’io narrante è anche in questo caso (come nel precedente volume, anch’esso pubblicato da Voland, Eredità colpevole) Guido Lednaz, alter ego dell’autore, con il quale ha in comune parecchi dati biografici.
“L’affare” sul quale è imperniato il romanzo risale al 1997 e riguarda l’acquisizione, da parte di Telecom Italia insieme alla greca OTE, del 49% delle azioni di Telekom Serbia, un accadimento che suscitò scalpore e che diede luogo, tra l’altro, all’istituzione di una commissione parlamentare nel maggio 2002. Le vicende narrate, nelle quali fatti storici si mescolano, efficacemente da un punto di vista narrativo, alla finzione, si snodano per trenta brevi capitoli e prendono l’avvio a Roma, negli uffici di Telecom Italia, a fine aprile 1997.
Guido Lednaz ascolta, non visto, una conversazione in quella lingua che all’epoca si chiamava ancora serbocroato. Lednaz si trova nella toilette dei ‘piani alti’ di Telecom Italia; di solito si reca lì percorrendo i pochi metri che separano il suo ufficio di redattore della Stampa Aziendale (House Organ) di Telecom, ufficio che condivide con il solo altro redattore, il collega e amico Stefano Petri, dall’area degli uffici dell’amministratore delegato. La lingua nella quale si svolge lo scambio di battute colta da Lednaz fa parte del suo bagaglio biografico e, ascoltando le parole che si rivolgono i due uomini – Lednaz ne percepisce i nomi “Momo” e “Zoran” -, è nella varietà del serbo, giacché i due si riferiscono a una valigia con il termine serbo kopfer, in questo caso vicinissimo al tedesco Koffer, laddove il termine croato è kovčeg.
I due parlano di un affare e di una valigia di contanti, poi vengono chiamati da una segretaria di Capurso, AD di Telecom, per un colloquio. Lednaz, incuriosito, li segue, sempre non visto, quando escono circa mezz’ora dopo dagli uffici di Telecom e si allontanano a bordo di una Mercedes nera.
È da questo episodio che prendono le mosse le sequenze narrative del romanzo, al quale l’autore Diego Zandel sa imprimere un ritmo serrato, senza rinunciare, tuttavia, all’esatta ricostruzione del contesto storico e degli scenari geopolitici, agli excursus sulla cucina italiana e, soprattutto, su quella serba, a una convincente costellazione di personaggi, alla qualità dei dialoghi che si distinguono anche per la loro dimensione bilingue e plurilingue.
I due personaggi misteriosi che appaiono fin dal primo capitolo e la cui identità risponde, nella finzione letteraria, ai nomi di Momčilo Jovanović e Zoran Vadinović (che qui appare anche come presidente della squadra di calcio del Campobasso), avranno un ruolo di primo piano negli eventi che si svolgono tra Roma e Belgrado, con episodi a Termoli in Molise e a Larnaca a Cipro e che Guido Lednaz vive, osservando e partecipando, da molteplici prospettive: lo scrittore di gialli che si ritrova, come personaggio, in un vero e proprio giallo; l’addetto stampa di un’azienda italiana, il quale si trova a ricevere una promozione a componente dello staff dell’AD, foriera più di insidie che di benefici; il testimone del tempo di due dopoguerra, successivi entrambi a conflitti durissimi: la seconda guerra mondiale e la guerra nella ex-Jugoslavia.
Anche questo secondo dopoguerra reca con sé piani rivolti contro etnie. Slobodan Milošević, che in Un affare balcanico appare anche come personaggio, ha bisogno di soldi – tanti, una cifra tanto esorbitante da apparire inverosimile: 1500 milioni di marchi tedeschi – non solo per pagare stipendi e pensioni, viste le casse dello Stato vuote e la necessità di garantirsi il consenso, ma anche per acquistare nuove armi in vista dell’ennesima pulizia etnica, stavolta in Kosovo.
Tra i personaggi femminili – una Nataša serba, sposa di Zoran nel sontuoso, bizzarro, chiassoso e invadente matrimonio celebrato a Termoli, e Ceca, la cantante moglie del comandante criminale di guerra Željko Ražnatović, che con il noto soprannome di Arkan appare anch’egli nel romanzo come personaggio, quindi Stella, moglie di Lednaz, di origini greche e Claudia Bonaccorsi, che spicca, sia per il fascino del mistero che l’avvolge, sia per la personalità complessa, perfettamente bilingue (madre statunitense, padre italiano), donna estremamente competente sia come interprete sia come consulente legale, dotata di notevole prontezza di spirito e capace di repliche verbali fulminanti nei confronti di chi ragiona per stereotipi e per pulsioni, come accade talvolta, a suo parere, a Lednaz.
Claudia è tra i protagonisti della svolta inaspettata che prendono gli eventi narrati, in uno scenario nel quale aspetti geopolitici si incontrano e si scontrano con aspetti etici e umanitari. Scoprire quale sarà tale svolta è compito affidato a chi sceglierà di leggere questo romanzo avvincente.
Anna Maria Curci