Il 1974 è un anno di gravi inquietudini per l’Italia. Crisi petrolifera e austerità, domeniche a piedi, timori di golpe e agitazioni nelle caserme, molte trame nere con il terrorismo fascista che colpisce con bombe e stragi a Brescia in Piazza della Loggia e poi sul treno ITALICUS. Le Brigate Rosse rapiscono il magistrato Mario Sossi. Nasce la legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Giovanni Agnelli d’intesa con Eugenio Cefis diventa Presidente di Confindutria. Razza Padrona racconta in quel clima la storia del capitalismo italiano, poco privato e molto di Stato, dalla data chiave del 1962, nazionalizzazione dell’energia elettrica, all’ascesa al potere di Eugenio Cefis, figura chiave di quegli anni, collaboratore di Enrico Mattei fino a diventare appunto il padre padrone di ENI e poi Montedison, grande manovratore della politica, instabile e incerta già allora. Se si cercano le ragioni della nostra debolezza imprenditoriale e della povertà della cultura borghese, di uno Stato imprenditore pletorico e inefficiente, dello scambio tra consenso politico e fallimenti imprenditoriali, molte spiegazioni si trovano in quegli anni. Nel racconto di Scalfari e Turani, innovativo nella narrazione molto americana, c’è un quadro duro e impietoso con tutti i protagonisti dell’epoca, Cuccia e Carli compresi, di pochezza e di sacrificio degli interessi comuni alle ragioni di potere personale e delle proprie rispettive botteghe. I 1500 miliardi di lire, il prezzo pagato dallo Stato ai privati proprietari delle infrastrutture elettriche, invece di far nascere una nuova stagione di investimenti produttivi come era nelle intenzioni di Guido Carli, sono la cifra su cui si costruiscono grandi fortune private ed equivalenti fallimenti imprenditoriali. Nasce allora il capitalismo ibrido italiano, tra intrighi, complotti, affaristi e ricattatori. Cefis e la Montedison sono il simbolo di quegli anni, di quella “borghesia di stato” tanto dialogante e ossequiente con la politica, quanto determinata nel ricavarne benefici per i propri affari. Tiratelo fuori dalla vostra biblioteca. Da rileggere.
Andrea Bairati