A leggere il Report FragilItalia, “la crisi demografica italiana: famiglia, denatalità, figli”, nel nostro Paese il desiderio di fare figli e creare una famiglia da parte dei giovani esiste. “Il problema”, scrive Il Sole 24 Ore, “è che non ci sono le condizioni per realizzare questo progetto”. Il rapporto, messo a punto da Area Studi Legacoop e Ipsos è stato sviluppato tramite un campione rappresentativo della popolazione (800 casi dai 18 anni in su) ed è stato pubblicato lunedì 15 maggio, in occasione della “Giornata internazionale della famiglia”.
Secondo la ricerca, la denatalità è un problema avvertito come urgente dal 74% degli italiani, mentre 7 giovani su 10 vorrebbero almeno due figli. Nella realtà, però, secondo l’Istat, nel 2022 in Italia ci sono stati solo 7 neonati ogni 1.000 abitanti, a fronte di 12 decessi. Secondo Il Sole 24 Ore, che ha ripreso il report, la causa di questa apparente contraddizione sta nel fatto che i giovani hanno sì voglia di figli, ma si trovano spesso frenati da preoccupazioni economiche; difficoltà a trovare un lavoro sicuro, stipendi bassi, aumento dei prezzi.
Lo studio
Sul tema della denatalità in esclusiva per L’Incontro, ho realizzato, tra il 16 e il 19 marzo, uno studio basato su 36 interviste a italiani under 40, egualmente divisi tra maschi e femmine. Si tratta di un’indagine di tipo qualitativo e non quantitativo, come quella di Area Studi Legacoop e Ipsos. La mia inchiesta non ha valore statistico assoluto, ma dà comunque indicazioni significative.
Difficoltà economiche e ribaltamento dei valori
Dalle interviste in profondità che ho condotto, emerge che in effetti, se interrogati esplicitamente sulla denatalità, i componenti del campione confermano che si tratta di un problema. Ma se chiedo, senza accennare alla crisi delle culle, quali sono le loro principali preoccupazioni, gli intervistati citano quasi sempre le difficoltà economiche, la paura di non trovare o perdere il lavoro, l’insicurezza dovuta alla crescente microcriminalità, il timore che il conflitto russo-ucraino si allarghi, sino a coinvolgerci in una guerra mondiale e l’assistenza sanitaria. A inserire spontaneamente tra i temi vitali la denatalità, è solo una piccola minoranza.
Quando i colloqui hanno toccato, su mia sollecitazione, la crisi delle nascite, la maggioranza del campione l’ha attribuita principalmente a motivazioni economiche. Ma a cause legate al “portafoglio”, se ne sono aggiunte altre, di natura sociologica e di valori e stili di vita. Diversi intervistati hanno detto che il fatto che le donne oggi lavorano in percentuale decisamente più alta rispetto al passato, costituisca un freno. Se una volta la donna si vedeva soprattutto come madre, oggi non è più così. Non pochi intervistati (sia maschi, sia femmine) ritengono che la donna si voglia realizzare più nel lavoro che nella famiglia.
Il concetto secondo il quale una famiglia, per essere tale, dovrebbe essere composta da padre, madre e figli è poco contemplato. Anzi da alcuni intervistati viene bollato come sessista. Solo una generazione fa non era così. “La causa della natalità”, hanno affermato alcuni intervistati, “è dovuta alla crisi della famiglia e al ribaltamento dei valori, i soldi contano poco. Nonostante la lunga crisi economica, abbiamo più disponibilità economiche dei nostri nonni. Che pure di figli ne facevano in abbondanza”.
Nestar Moreno Tosini