Nella seconda metà dell’Ottocento si diffondono in Germania le teorie sulla diversità delle razze umane ed all’inizio del Novecento le teorie sull’eugenetica e sull’igiene razziale.
In particolare, nel 1920 è pubblicato in Germania il libro, curato dallo psichiatra Alfred Hoche e dall’avvocato Karl Binding, in cui i disabili, i malati mentali ed i malati incurabili vengono definiti Vite indegne di essere vissute. Sono anche considerati un peso economico insostenibile per la società tedesca che attraversa una grave crisi economica post bellica, dato che la loro assistenza costa molti milioni di marchi; inoltre occupano migliaia di posti letto negli ospedali civili e psichiatrici. Pertanto, devono essere eliminati.
Naturalmente, queste teorie utilitaristiche (fondate sulla “non produttività economica” delle persone disabili e incurabili) non sono recepite dal Governo della Repubblica di Weimar, che anzi emana una serie di leggi a favore degli elementi socialmente più deboli, come gli invalidi di guerra e i disoccupati, che in quegli anni sono moltissimi. Per finanziare questa vasta campagna di assistenza sociale, il Governo aumenta le imposte, creando malcontento nei ceti sociali più abbienti.
La crescita abnorme del sistema previdenziale comporta però, per la carenza di risorse, la riduzione delle prestazioni previdenziali e del personale delle istituzioni assistenziali. In particolare, coloro che richiedono un sussidio sono costretti a sottoporsi a una lunga e stancante procedura per la verifica delle loro condizioni personali, prima di poter avere il riconoscimento dell’assistenza.
La sterilizzazione obbligatoria
Il regime nazista, pochi mesi dopo il suo insediamento al potere, nel gennaio 1933, recependo le teorie eugenetiche e utilitaristiche emana dei provvedimenti per escludere dalla comunità nazionale coloro che possono minare la purezza della razza ariana e che rappresentano un peso economico insostenibile per la società.
Il primo importante provvedimento è la Legge per la prevenzione di nuove generazioni affette da malattie ereditarie, emanata il 14 luglio 1933, che costituisce il provvedimento fondamentale nella legislazione eugenetica e razziale nazista, introducendo la obbligatorietà della sterilizzazione, dato che può essere richiesta non solo dagli stessi disabili e dai loro familiari, ma anche dai medici del Servizio sanitario e dai direttori degli ospedali civili e psichiatrici, qualora lo ritengano opportuno.
Sono istituiti i Tribunali per la salute ereditaria, annessi ai Tribunali Civili, composti da tre membri, due dei quali sono medici di provata fede nazista, con il compito di decidere i casi controversi. Contro le loro decisioni si può ricorrere alle Corti d’Appello per la salute ereditaria, le cui sentenze sono definitive.
La Legge entra in vigore il 1 gennaio 1934 e nel primo triennio di applicazione (1934-1936) vengono eseguiti circa 160.000 interventi di sterilizzazione.
Il 18 ottobre 1935, un mese dopo l’emanazione delle Leggi razziali antiebraiche di Norimberga, è emanata la Legge per la protezione della salute ereditaria del popolo tedesco, che impone una serie di controlli eugenetici e di limitazioni alle coppie che intendono sposarsi.
Tra il 1934 e il 1945 circa 370.000 persone sono sottoposte al Programma di sterilizzazione obbligatoria: non solo i disabili, i malati di mente ed i malati incurabili, ma anche gli alcolisti e le persone considerate “asociali”.
L’operazione T4, il programma nazista di eutanasia per la “purificazione” del Reich
Nel 1939, il Programma di sterilizzazione obbligatoria, avviato con la legge del 1933, non appare più sufficiente per salvaguardare la purezza della razza ariana. Si organizza quindi, in grande segreto, dal 1 settembre, su ordine di Hitler, l’Aktion (operazione) T4 (cosiddetta dall’indirizzo dell’ufficio preposto, che dipende direttamente dalla Cancelleria del Reich ed ha sede al numero 4 della Tiergartenstrasse, a Berlino, in una villa confiscata ad una famiglia di religione ebraica), per l’eliminazione delle persone che costituiscono una minaccia per la “purezza della razza ariana”. È questo il primo progetto di eliminazione di massa, che sarà poi attuato nei campi di sterminio.
Così il 1 settembre 1939 (lo stesso giorno in cui inizia la Seconda guerra mondiale) Hitler invia una breve lettera (prot. PS-.630) al Capo della Cancelleria del Reich, Philip Bouhler, e al Commissario per la Sanità Pubblica del Reich, Karl Brandt (già medico personale del Fuhrer e generale delle SS), con la quale si autorizzano i direttori degli ospedali psichiatrici a concedere una “morte pietosa” ai disabili ed ai malati incurabili. È il cosiddetto Decreto Eutanasia (Euthanasie Erlass), che dà inizio al Programma di eutanasia per avviare il “processo di purificazione” della razza tedesca, attraverso l’eliminazione fisica dei malati incurabili, che sono considerati “vuoti involucri umani”, “persone indegne di vivere”, “fardelli viventi” e sono anche elementi economicamente dannosi per il Reich, dato che il loro mantenimento costa molto alla società. Al riguardo, un libro di testo di matematica, edito nel 1941 per le scuole primarie, riporta un problema che invita i bambini a calcolare il costo economico sopportato dallo Stato per il mantenimento di un malato mentale o di un malato incurabile ricoverato in un ospedale e di un criminale detenuto.
Il 21 settembre 1939 è emanata la circolare Registrazione degli ospedali di Stato e delle case di cura private, per censire gli istituti, pubblici e privati, che ospitano pazienti gravemente malati ed incapaci di lavorare.
Nel settembre 1939, con l’occupazione della Polonia, inizia anche l’eliminazione dei malati gravi ricoverati negli ospedali psichiatrici polacchi.
Nel gennaio 1940 inizia la soppressione dei malati ebrei ricoverati negli ospedali psichiatrici del Governatorato Generale (la Polonia occupata militarmente).
La procedura per l’eutanasia
Il Programma di Eutanasia dell’Aktion T4 inizia nel dicembre 1939 e si cerca di tenerlo segreto.
Le persone ricoverate negli ospedali psichiatrici vengono schedate su una apposita scheda nella quale, oltre ai dati anagrafici e a quelli relativi alla data di ricovero e all’ospedale, c’è una descrizione particolareggiata della malattia, con la spiegazione delle conseguenze che ne derivano, delle possibilità di cura e di miglioramento e della speranza di vita per il malato. Le schede sono inviate all’ufficio di Berlino, che ha sede al numero 4 della Tiergartenstrasse.
Una Commissione composta da medici e da ufficiali delle SS (denominata T4 Gutachter- Esperti T4) esamina le schede per scegliere le persone da eliminare: all’inizio si tratta dei malati mentali incurabili, poi si passa ai disabili, ai portatori di malattie congenite ed ereditarie ed infine agli anziani infermi e anche agli “asociali”. Vengono eliminati anche molti invalidi, persino decorati, della Prima Guerra Mondiale.
Per la eliminazione si utilizzano all’inizio le compresse di barbiturici, quali il Luminal ed il Veronal, e le iniezioni di Scopolamina e di Morfina.
L’ufficio di Berlino, con sede al numero 4 della Tiergartenstrasse, prepara le liste di trasferimento dai singoli ospedali psichiatrici a uno dei sei Centri per l’eutanasia, appositamente istituiti e ubicati a Grafeneck (nel Wurttenberg), Brandenburgo (vicino a Berlino), Hartheim (vicino a Linz in Austria), Sonnenstein e Bernburg (in Sassonia) e Hadamar (vicino ad Hessen). Nel contempo si avvisano gli ospedali di preparare i malati per il trasferimento. Insieme con i pazienti vengono trasferite anche le loro cartelle cliniche.
Il giorno stabilito si presentano all’ospedale gli uomini della Società di Pubblica Utilità per il trasporto degli ammalati, che caricano i pazienti, in gruppi numerosi, anche di decine di persone, su pullman con i finestrini oscurati e li avviano ad uno dei sei Centri, dove sono sommariamente visitati da un medico psichiatra. Quindi sono denudati, numerati e fotografati. Tutte queste operazioni sono svolte simulando una normale routine medica, in modo che i pazienti non si accorgano di nulla e quindi non facciano alcuna opposizione. Alla fine sono chiusi in una stanza, che è la camera a gas, e vengono eliminati con il monossido di carbonio contenuto in bombole prodotte dalle IG- Farben. Il primo esperimento di gassazione è attuato in una prigione dismessa di Brandeburgo. I cadaveri, dopo aver estratto gli eventuali denti d’oro, vengono cremati e le ceneri raccolte in un’urna.
Le famiglie ricevono una breve comunicazione standard con la notizia del decesso del loro congiunto in seguito a una epidemia, per cui il suo corpo è stato cremato per evitare “i rischi di contaminazione”. Se lo desiderano, i familiari possono avere l’urna con le ceneri del congiunto.
Una commissione è incaricata di fare ispezioni nei sei Centri per controllare che il personale collabori al progetto.
Nonostante l’Operazione T4 debba rimanere segreta, delle notizie trapelano a opera del personale operante nei Centri. Infatti, in alcuni casi, dei medici ed infermieri consigliano i familiari dei ricoverati di portare a casa il loro congiunto. In altri casi, i familiari, avvisati di quanto sta accadendo nell’ospedale, rifiutano di ricoverare i loro congiunti.
Per giustificare l’eutanasia, nel 1940 è girato il documentario Essere o vivere, interpretato da veri disabili e malati gravi, che dichiarano di voler morire piuttosto che vivere in quelle condizioni.
La sospensione dell’Aktion T4
In seguito alla diffusione delle notizie su quanto avviene nei Centri del Programma di eutanasia, le Chiese tedesche, sia protestanti che cattoliche, protestano e vari vescovi attaccano apertamente il Governo. In particolare l’arcivescovo di Münster, Clemens August von Galen, detto il Leone di Münster per la sua ferma opposizione al nazismo, il 3 agosto 1941 pronuncia una dura omelia nella Cattedrale. Hitler, quindi, il 24 agosto 1941, sospende ufficialmente l’Operazione T4, che comunque ha già provocato la morte di circa 70.000 persone.
In realtà il Programma di eutanasia prosegue, di nascosto, fino alla fine della guerra, con la nuova denominazione di Aktion 14 F 13, che riguarda in particolare, attraverso la eliminazione indiretta con la “dieta di fame”, i neonati ed i bambini gravemente malati ed i deportati nei lager che non sono più in grado di lavorare.
Negli ultimi anni di guerra, in 15 istituti psichiatrici sono allestiti appositi reparti per la eliminazione dei pazienti in situazioni particolari, con barbiturici e con iniezioni di scopolamina e di morfina. È la cosiddetta Eutanasia selvaggia (Wilde Eutanasie).
Alla fine della guerra, le persone eliminate (bambini, adolescenti ed adulti) sono oltre 100.000.
Poiché nell’Operazione T4 è sperimentata l’eliminazione nelle camere a gas, una parte del personale dell’Aktion T 4 è impiegato nei campi di sterminio istituiti per la “soluzione finale del problema ebraico”: prima in quelli dell’Operazione Reinhard (Belzec, Chelmo, Sobibor e Treblinka), operanti tra la primavera 1942 e l’autunno 1943, ed in seguito negli altri, in particolare ad Auscwhitz-Birkenau.
L’eutanasia dei bambini
Il 18 agosto 1939, il ministro degli Interni nazista emana il Decreto Obbligo di dichiarazione dei neonati deformi, con il quale si ordina ai medici e alle ostetriche di denunciare all’Ufficio dell’Aktion T4, redigendo un’apposita scheda, i bambini nati con malattie incurabili. I medici, inoltre, sono obbligati a denunciare tutti i bambini gravemente malati, affidati alle loro cure.
Per l’eutanasia dei bambini si costituiscono delle speciali Unità pediatriche sia negli ospedali pubblici che nelle cliniche private, denominate Reparti per l’assistenza esperta dei bambini, in cui sono ricoverati quelli da eliminare. Il primo reparto è istituito nell’ottobre 1939 a Golden, vicino a Brandeburgo. In seguito vengono creati altri 20 centri, in cui i bambini sono trasferiti con una procedura simile a quella dei disabili adulti. Se il bambino è considerato incurabile viene eliminato appena arriva; altrimenti è tenuto “in osservazione” per un certo periodo, durante il quale i medici fanno delle relazioni periodiche all’Ufficio dell’Aktion T 4. Quando il rapporto diventa negativo la Commissione medica dell’Ufficio di Berlino decide la eliminazione del bambino, che in genere avviene con la somministrazione di barbiturici in pillole o mischiati nel cibo. In questo modo i bambini perdono rapidamente conoscenza e la morte sopraggiunge tra i 2 ed i 5 giorni. Talvolta vengono fatte iniezioni di scopolamina e di morfina.
Il 20 settembre 1941, il Ministero degli Interni nazista emana una circolare, con la quale si esorta i medici a convincere i genitori dei bambini disabili o gravemente malati a ricoverarli in modo che siano curati ed essi abbiano così più tempo da dedicare agli altri figli “sani”.
Si calcola che complessivamente sono stati eliminati circa 5.000 bambini, dei quali quasi 700 in Baviera.
Il Programma di eutanasia dei bambini è oggetto di studio in alcune Università. In particolare, il primario della Clinica di Psichiatria e di Neurologia dell’Università di Heidelberg esamina il cervello dei bambini per studiare la causa di alcune malattie mentali e relaziona al direttore medico dell’Ufficio dell’Aktion T4.
Il Programma di eutanasia dei bambini è ostacolato però da numerosi medici che, lasciando volontariamente il servizio ospedaliero, ne rallentano l’attuazione.
Dopo la fine della guerra gli Alleati conducono una inchiesta giudiziaria per conoscere le dimensioni dell’Aktion T4 e per cercare di individuare le vittime e rintracciarne i parenti
La dieta di fame
Un altro sistema utilizzato per eliminare i malati incurabili è la Dieta di fame (Hungerkost).
Il Programma è deciso il 15 novembre 1942 a Monaco nella sede del Dipartimento della Sanità del Ministero bavarese degli Interni, in occasione di una riunione dei direttori di tutti gli ospedali psichiatrici della Baviera.
Il direttore dell’Istituto di Kaufbeuren riferisce che dopo la sospensione ufficiale dell’Aktion T 4 (programma che egli condivideva), ha sperimentato sui ricoverati incurabili, con successo, la somministrazione di una dieta priva di grassi, che provoca in circa 3 mesi, la morte dei pazienti.
Il direttore del Dipartimento della Sanità sostiene la necessità che in tutti gli ospedali venga adottata la Dieta di fame (detta Dieta E) sui malati incurabili. Comunica però che non ci sarebbe stato alcun ordine scritto al riguardo; sarebbero però stati fatti dei controlli negli ospedali per verificare l’applicazione della direttiva, data oralmente.
Si ritiene che la Dieta di fame abbia provocato, direttamente o indirettamente, per le malattie che ne sono derivate, in primo luogo la tubercolosi, la morte di circa 90.000 persone.
L’eliminazione dei lavoratori deportati dall’Est
Il 6 settembre 1944 è emanato il Decreto per la eliminazione dei lavoratori deportati dai Paesi dell’Est non più utili (Ostarbeiter Sammelstellen), che sono concentrati in 11 ospedali psichiatrici specificamente adibiti a questo scopo.
La giustificazione del provvedimento è determinata dal fatto che sono diventati frequenti i ricoveri negli ospedali psichiatrici tedeschi dei lavoratori deportati dai paesi dell’Est, che non sono più in grado di lavorare, i quali occupano posti negli ospedali, che pertanto sono carenti per i tedeschi.
Questi ricoverati vengono eliminati con il trattamento della Dieta di fame o con iniezioni letali.
I processi ai medici
Il processo ai medici che hanno partecipato all’Aktion T 4 o hanno effettuato esperimenti sui deportati nei lager o sui prigionieri di guerra, si svolge nel Palazzo di Giustizia di Norimberga, subito dopo il processo contro i gerarchi nazisti.
L’atto di accusa contro 22 imputati (20 medici e 2 ufficiali delle SS) è presentato il 25 ottobre 1946. Il processo si svolge dal 9 dicembre 1946 a 18 luglio 1947, con la testimonianza di alcuni malati sterilizzati. Non ci sono invece testimonianze di familiari di persone uccise con il Programma Aktion T 4.
La sentenza è pronunciata il 20 agosto 1947 con l’irrogazione di severe condanne, compresa la pena di morte per alcuni di loro.
È il primo di 12 procedimenti celebrati davanti ad una Corte Militare Americana, dato che la Russia, la Gran Bretagna e la Francia hanno lasciato Norimberga dopo la fine del processo contro i gerarchi nazisti accusati di crimini di guerra.
Ai processi partecipano, come osservatori, alcuni medici tedeschi, su incarico dell’Ordine federale dei medici, presieduto dal professor Mitscherlich, docente dell’Università di Heidelberg, che ha raccolto un’ampia documentazione sull’Aktion T 4. Uno di questi medici, Alice Ricciardi von Platen, scrive il libro Il nazismo e l’eutanasia dei malati di mente, che però non ha diffusione perché la comunità medico-scientifica tedesca cerca di rimuovere il problema confidando nel silenzio e nell’oblio.
In Germania si celebrano una quarantina di altri processi contro medici accusati di aver partecipato all’Aktion T4 o di aver effettuato esperimenti su cavie umane nei lager, che però si concludono spesso con l’assoluzione degli imputati (medici e infermieri), i quali si difendono sostenendo di aver agito per eseguire gli “ordini dei superiori”.
Soltanto negli anni Ottanta, nell’ambito della riforma psichiatrica che investe gli ospedali dei Paesi occidentali, alcuni giovani medici iniziano a interessarsi delle vicende accadute negli ospedali psichiatrici e raccolgono una vasta documentazione, utilizzata in pubblicazioni, a partire dagli anni novanta, contenenti anche testimonianze dei familiari delle vittime del programma di eutanasia.
In particolare il professor Michael von Cranach, primario della clinica di Psichiatria del’Università di Kaufbeuren, all’inizio degli anni Novanta effettuò una vasta ricerca negli archivi di diversi ospedali e raccoglie una notevole documentazione, che presentò all’XI Congresso Mondiale di Psichiatria, tenutosi ad Amburgo nel 1999, nel corso del quale fu allestita anche una mostra fotografica e documentale con il materiale raccolto.
Giorgio Giannini
BIBLIOGRAFIA
Giorgio Giannini, Vittime dimenticate. Lo sterminio dei disabili, dei Rom, degli omosessuali e dei Testimoni di Geova, Nuovi Equilibri-Stampa Alternativa, Viterbo 2011