Il Teatro equivale alla Scuola poiché rappresenta, oltre ad una forma d’intrattenimento, un’esperienza unica che si costruisce grazie a raccoglimento ed attenzione. Come la Scuola, il Teatro non può sostituirsi a quello in presenza. Il Teatro, al pari della Scuola, non dovrebbe chiudere mai.
Purtroppo in Italia nel 2020 la pandemia è costata, con i sipari chiusi, una perdita del 76,69% degli incassi, pari a 583 milioni di euro. Nel 2021 la Giornata Mondiale del teatro si è festeggiata il 27 marzo, segnando la ripresa degli spettacoli teatrali. A Torino il Teatro Regio si è riaperto dopo 15 mesi nel pomeriggio del 9 maggio con la rappresentazione de “La Traviata” di Giuseppe Verdi alla presenza di molti esponenti locali della cultura e della politica.
Gli spettacoli con una presenza limitata a 500 persone per ragioni di sicurezza dai contagi, dureranno sino al 22 maggio con la direzione musicale di Rani Calderon, la regia di Lorenzo Amato e Giancarlo Stiscia, l’interpretazione dei cantanti Gilda Fiume, Julien Behr, Damiano Salerno, Lorrie Garcia, Ashley Milanese, Joan Folqué, Dario Giorgelè, Alessio Verna, Rocco Cavalluzzi. L’allestimento è quello del teatro San Carlo di Napoli, ma orchestra e coro appartengono al Regio.
Rievocare il contenuto de “La Traviata” dall’insuccesso della premiere del 1853 al successivo trionfo universale, mi sembra superfluo. Negli anni Trenta ricordo che si canticchiava una canzonetta con il ritornello «Ah, la Lisetta va molto chic in società – per mestier si sa, fa la “Dame aux cameliàs”». Le canzonette segnano il costume di un’epoca in cui la popolarità de “La Traviata” era sempre più diffusa nell’ammirazione per il racconto di Dumas sulla breve vita della cortigiana Violetta Valery, per il vibrante libretto di F.M. Piave e per la musica immortale di Verdi.
Bruno Segre