Il 12 giugno, insieme alle elezioni amministrative, si voterà su cinque referendum in tema di giustizia, promossi da Lega e Radicali e ammessi lo scorso 16 febbraio dalla Corte costituzionale. Gli italiani dovranno esprimersi su 5 quesiti: custodia cautelare, separazione delle carriere dei magistrati, elezione del Csm, consigli giudiziari, incandidabilità dei politici condannati. Abbiamo ospitato l’intervento dell’avvocato Mirco Consorte, coordinatore progetto Giustizia penale e diritti fondamentali presso IgiTo, sulla revisione della custodia cautelare.  Quindi è stata la volta dell‘avvocato Paolo Borgna, magistrato di Torino, sul voto agli avvocati nei consigli giudiziari. Successivamente abbiamo pubblicato il contributo dell’avvocato penalista Alberto de Sanctis, Presidente della Camera Penale Vittorio Chiusano del Piemonte e della Valle d’Aosta, sulla separazione delle carriere dei magistrati. E sempre sulla separazione delle carriere abbiamo pubblicato l’intervento del dott. Armando Spataro già Procuratore della Repubblica a Torino. Oggi l’avvocato Alessandro Re interviene sul quesito che riguarda l’abrogazione di uno dei decreti legislativi introdotti della Legge Severino e sull’abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura.

“Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura”.

L’art. 25 della legge 195/1958 (norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura) prevede che le candidature dei magistrati possano avvenire tramite una lista di “magistrati presentatori” che non contempli un numero inferiore a 25 e non superiore a 50.

Ora i promotori del referendum si propongono di abolire tale doppio limite numerico, in modo da lasciare il massimo di libertà alla presentazione di candidature.
Ciò con l’inconfessato auspicio che, in tal modo, possa cessare il “mercato” dei candidati, diretto dalle correnti della Magistratura.

Occorre a questo punto una breve premessa. La Costituzione prevede che nel C.S.M. i magistrati eletti dagli stessi magistrati siano in numero pari a 2/3, mentre il restante terzo è costituito da membri c.d. “laici”, eletti dai parlamentari. Il problema del numero di presentatori di un candidato alle liste non lo si risolve di certo con l’abolizione del loro numero, come vorrebbero i presentatori. Posto che le “correnti” continuerebbero a sussistere, come dimostrato dal recente caso Palamara, in quanto esse sono divenute, nel tempo, forme di potere. E di decisione sulle stesse carriere dei magistrati e non è affatto certo che la modifica legislativa proposta possa portare ad un risultato così diverso dalla situazione attuale.

E’ auspicabile una riforma costituzionale

In realtà il problema è stato acutamente posto da Paolo Borgna, nel suo recente volume/intervista “Una fragile indipendenza”. Borgna auspica una riforma costituzionale di rilevante importanza, con la divisione tra i membri del C.S.M., eletti e designati, in misura pari a 50% ciascuno.

Attualmente, come sappiamo, la Costituzione prevede che siano, rispettivamente, due terzi gli uni e un terzo gli altri. Ecco, se diventassero metà e metà secondo me si farebbe un passo nella giusta direzione. Servirebbe una riforma costituzionale, naturalmente. Anticipo subito una possibile obiezione. Si rischia di aumentare troppo l’influenza del Parlamento, cioè dei partiti, sul Csm. Per ovviare a ciò, faccio mia un’idea di Glauco Giostra, che è stato membro del Csm: i membri laici non dovrebbero più essere nominati solo dal Parlamento, ma anche dal Presidente della Repubblica e dalla Corte costituzionale. Quindi, riepilogando: metà togati eletti dai magistrati, metà laici. E fra questi ultimi, le nomine andrebbero fatte un terzo dal Parlamento, un terzo dal Presidente, un terzo dalla Corte. In questo caso non vedo particolari contro-indicazioni”.

E’ sicuramente un iter complesso, ma dato che ora la Costituzione è modificata ad ogni piè sospinto, non pare che questo possa essere l’ostacolo determinante. Il problema principale sarà sempre quello di un possibile accordo politico.

Alessandro Re

 

 

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