Pubblichiamo un reportage in tre puntate di Riccardo Rossotto con altrettante “fotografie” che rappresentano dei punti di attenzione sullo “stato di salute” del nostro Paese in questo delicatissimo momento politico, economico, sociale e sanitario.
È un segnale di resa o di consapevolezza?
Di distrazione o di snobismo?
Di menefreghismo o di presa d’atto che siamo ormai “out”?
La lettura dell’inchiesta svolta dall’autorevole testata inglese dell’Economist (la rivista di riferimento delle classi dirigenti internazionali) è annichilente!
L’oggetto del reportage è lo stato di salute del nostro Paese.
Il giudizio sferzante, lucido, completo.
Siamo, in sintesi, nel disastro più totale!
Eppure … eppure non si è alzata una voce di protesta.
Di replica.
Di difesa.
Di tutela della nostra dignità e del nostro orgoglio nazionale.
Silenzio, silenzio… null’altro!
Come se il tema non ci riguardasse.
La maggior parte dei media ha bellamente ignorato l’inchiesta del giornale inglese; la politica ha fatto finta di niente.
Soltanto Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere, ha gridato tutta la sua amarezza, sorpresa, visione pessimistica per un Paese che non reagisce più alle critiche, anche a quelle forse esagerate.
Ci stiamo arrendendo alla decadenza?
La consideriamo ormai irreversibile?
Fino a qualche anno fa, quando qualche nostro esponente politico (Berlusconi su tutti) diventava protagonista di un articolo velenoso dell’Economist, almeno la metà degli italiani, a tutti i livelli, manifestava la propria rabbia, offesa, reazione furiosa.
Oggi non è successo niente di tutto ciò.
Sentite la spietata sintesi dell’Economist.
L’economia italiana non cresce da decenni, le imprese straniere comprano a man bassa i nostri marchi e le nostre imprese.
Una disastrosa burocrazia fondata su leggi e procedure sciagurate paralizza ogni cosa. La classe dirigente spreca risorse, è priva di qualsiasi visione strategica e non è capace di porre rimedio a niente.
Insomma siamo un paese in pieno declino che non conta più nulla nella platea internazionale.
Galli della Loggia chiosa così questa surreale situazione di silenzio e di manifesta arrendevolezza psicologica: “In altri tempi si sarebbero levate voci di protesta – scrive l’editorialista del Corriere della Sera – oggi no. Perché forse è ai nostri stessi occhi che ormai le cose stanno realmente così. Perché forse abbiamo noi stessi ormai introiettato come un fatto acquisito la decadenza del Paese ed è per questo che non facciamo una piega se qualcuno la nota e ne parla”.
Che tristezza!
In un momento tragico come quello che stiamo vivendo ci sarebbero tanti spunti per ripartire, rimettendo le cose a posto nel nostro Paese, nella nostra burocrazia, nella nostra cultura di fare imprenditoria: se ci arrendiamo e non reagiamo più non ci meritiamo altro che una decrescita infelice.
Riccardo Rossotto