Stavo recuperando con la chitarra alcune canzoni veneziane di Alberto D’Amico, che ci ha lasciati l’ultimo giorno della nostra pazza primavera.
Cavarte dal fredo, sempre un capolavoro.
Si agita il cellulare.
“Pronto? Lei è Claudio Zucchellini? Qui il Menù della Poesia, sono Mauro Bernardi. Disturbo? Ha tempo?” La dedica è di una Cliente diventata amica ed ora, in un altro momento non semplice della sua vita, divenuta ancora Cliente.
Certo che ho tempo, ho tutto il tempo che serve, me lo prendo.
Chitarra nella custodia. Spegnere luce. Stendersi sul divano. Auricolare. Chiudere occhi. “Vai!”.
Mauro parte.
Io parto con lui.
Vola.
Io volo con lui.
Ah, le parole… quanta energia! Quanto colore, quanto amore nelle parole! Già, come scrive Erri De Luca, l’amore è la più formidabile fonte di energia pulita…
E quanto disamore abbiamo intorno, quante parole fuori posto! O vuote. O grezze. O piene di crudeltà ammantata di ineluttabilità.
Queste sono perfette.
Scorrono.
Si inseguono.
Musicalmente.
Immagino lo scorrere della partitura.
Sì, perché l’intonazione di Mauro è un colpo d’ala, ad ogni accento, ad ogni respiro.
La poesia qui non è solo questa poesia.
È questa idea ad essere poesia.
Un “fischio di luce”.
Ma sarà vero che la poesia si avvera sempre?