Sgombriamo subito il campo: dovendo scegliere da che parte stare, preferisco stare dalla sua. Senza nemmeno (forse) essere tra gli ospiti più graditi, ma mi autoinvito alla festa di compleanno di Greta Thunberg. Perché penso che tra le figure più influenti di questi ultimi anni, lei sia a pieno titolo una delle più importanti.

Venite pure avanti voi che “è manipolata”, voi che “chissà chi ci sta dietro”, voi che “siete solo dei gretini”. Raccontatemi, se riuscite, come fareste voi a spostare una generazione. Anzi, quasi due, proprio perché oggi Greta arriva alla soglia dei vent’anni. E raccontatemi come voi con una sola frase, anzi un verso, dicendo solo “bla bla bla”, riuscite a spostare l’agenda di almeno tre primi ministri e tutte la comunicazione mainstream che, proprio perché mainstream, non è poi così agevole orientare, fosse anche solo per varietà di fuso orario o idioma o orientamento politico.

Ma più di tutto, torno al primo punto. Io spengo le candeline con chi è comunque convinto che la nostra casa sia in fiamme. E non solo. Con chi ritiene che questa sia una priorità nella sua idea di futuro. Non solo. Quando un approccio diventa diffuso per età e incomprensibile alle altre generazioni, quando anche il linguaggio muta nel tratto anagrafico tra mittente e destinatario, ci si trova davanti a cambi che sono molto più profondi rispetto alla semplice soluzione di un problema, alla semplice richiesta di una ricetta per aggiustare qualche stortura della contemporaneità. È proprio una specie di rivoluzione, leggera o pesante, breve o prolungata, ma che porta (o punta a portare) altrove rispetto a dove ci si trova oggi.

Insomma, quel basta al “bla bla bla”, va inteso nella sostanza, come una sollecitazione per spingersi verso a una riduzione della nostra “impronta” ecologica su questa terra: a fare in modo che il nostro passaggio sul Pianeta sia meno pesante per noi e per le generazioni future.

Ma soprattutto, che il dialogo si sta interrompendo e che anche il modo di pensare di coloro che oggi sono classe dirigente non descrive più il mondo per coloro che lo abiteranno. Gli stessi che pensavano che la fantasia potesse andare al potere hanno invertito la rotta o, quanto meno, hanno reso troppo incomprensibile dove i loro sogni di riformismo o conservazione potessero portare, visto che oggi siamo in mezzo a un incubo. E fa parecchio caldo.

Alessandro Cappai

Alessandro Cappai

Giornalista. Insegna giornalismo digitale al master in giornalismo “Giorgio Bocca” all’Università di Torino. È un orgoglioso iscritto dell’Online News Association. È stato speaker al Festival...

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