Bashir (noto anche come Bassar o Bashar) Hafiz al Assad Presidente della Repubblica araba di Siria dal 2000 al 2024, era nato a Damasco (capitale dello Srato) l’11 settembre 1965, figlio di Hafiz al Assad allora Presidente e di Anisa Makhoulf , secondo di quattro fratelli ( Basil, Bassar, Majid , Maher) e di una sorella (Bushra), di estrazione alauita, gruppo musulmano sciita. Sposatosi nel 2000 con Asma Akhras, laureata in scienze politiche conosciuta a Londra nel 1993, ebbe tre figli (Zein, Karim,Hafez). Dopo gli studi primari si era iscritto alla Facoltà di Medicina presso l’Università di Damasco nel luglio 1988 e trovò impiego presso il locale ospedale militare ove esercitò la professione sino al 1992.

Da quell’anno al 1994 si iscrisse alla anche Scuola di specializzazione in oculistica in Gran Bretagna presso il Western Eye Hospital di Londra, ma nel gennaio morì in un incidente d’auto il suo fratello maggiore Basil, a suo tempo designato dal padre alla sua successione alla Presidenza della Siria. Rientrato prontamente in patria, destinato a sua volta da Hafiz come suo successore, aderì al Partito nazionale Ba’th (socialista, arabo, antisionista) e frequentò (1995) la Homs Military Academy intraprendendo la carriera militare.

Nominato colonnello nel 1999, assunse il comando delle forze siriane di occupazione in Libano.  Il 10 giugno 2000 morì il padre Presidente Hafiz e Bashir ne assunse la carica dopo una disputa con lo zio Rifa’at al Assad che accampava diritti alla successione presidenziale.  Questa sua nomina venne poi asseverata (con il 97,29 % dei voti) nelle elezioni svoltesi il 10 luglio dello stesso anno (e sarebbe stata poi confermata, sempre con elevatissima percentuale di voti, nelle elezioni successive del 2007 (97,60%), del 2014 (92,20%) e del 2021 (95,10%)). Contestualmente assunse le cariche di “Mushir” (Capo supremo delle Forze armate) e di Segretario Generale del Partito Ba’th e nominò Abd al Halim Khaddam Vice Presidente, Muhammad Mustafa Capo del Governo e il suo fratello minore Maher al Assad Comandante della Guardia repubblicana e della 4^ Divisione corazzata dell’esercito.

Salito al potere, Bashir si dimostrò inizialmente fautore di una politica interna riformatrice e di una politica estera normalizzatrice dei rapporti con gli U.S.A e Israele.  A seguito (2001) della “Dichiarazione dei 99” e di quella successiva “dei 1000” (espressione di un gruppo di intellettuali e di Comitati della società civile cui aveva aderito anche la moglie del Presidente) Bashir diede inizio a una serie di riforme politiche, sociali ed economiche.

Stabilì una democrazia multipartitica, istituì u nuovo sistema giudiziario indipendente dal potere politico, concesse la libertà di espressione e di critica, proclamò una amnistia per i detenuti politici della fazione dissidente dei “Fratelli musulmani”, fece chiudere la prigione militare di Mezzeh, sostituì nel Consiglio Nazionale del popolo 178 deputati (su 250) della vecchia guardia con giovani tecnocrati.  Sorsero anche alcune testate giornalistiche indipendenti (“Al Dumari” giornale satirico, “Abyad wa Aswad” settimanale di attualità politica, “Iqtisadiyya” quotidiano economico) e alcune Organizzazioni non governative.

In campo economico, nel corso del X Congresso del Partito Ba’th (2005), venne promulgato il “Piano economico quinquennale 2006/2010” che prevedeva l’apertura di 14 banche di investimento private e la possibilità di trasferimento di capitali nazionali all’estero. Nel 2009 venne riaperta alle contrattazioni la Banca valori di Damasco.  In queste grandi operazioni Bashir fu fortemente appoggiato dalla moglie Asma, ritenuta uno dei “cervelli occulti” di queste riforme.  In politica estera Bashir – a seguito della Risoluzione 1559 dell’O.N.U. – ordinò nel 2005 il ritiro delle proprie truppe dal Libano ove erano state stanziate nel 1976 come parte delle “Forze arabe di Dissuasione” in occasione della locale guerra civile.

Appoggiò le milizie terroristiche palestinesi di Hamas e quelle libanesi di Hezbollah in funzione antiisraeliana e questa presa di posizione causò un raffreddamento dei suoi rapporti con gli U.S.A. e l’iscrizione della Siria nell’elenco degli “Stati canaglia” sostenitori del terrorismo internazionale.  Nei confronti degli avversari politici  Bashir si dimostrò assolutamente intransigente, ricorrendo ali arresti, alle torture e all’assassinio degli oppositori. Un rapporto O.N.U.  del 2024 riferisce che, nel solo periodo tra il 2011 e il 2024, 136.000 persone risultarono arrestate e 96.000 scomparse (fra le quali 2300 bambini) nelle prigioni  di Saydnaya, Harasta e Mezzeh  (riaperta nel 2010). “Amnesty International” denunciò che      migliaia di dissidenti furono sottoposti a feroci torture nelle Stazioni di polizia di Sa’sa, Far Filistin e al Khatib (Damasco) negli anni della Presidenza siriana di Bashir al Assad.

A fine dicembre 2024 vennero rinvenute fosse comuni contenenti migliaia di cadaveri di persone uccise nei cimiteri di Najha a sud di Damasco e di Qutayfa vicino a Homs.  Già nel 2013 l’Alta Commissaria per i Diritti umani dell’O.N.U. Navi Pillay aveva dichiarato Bashir al Assad “implicato in crimini di guerra “e aveva inviato la relativa documentazione alla Corte Penale Internazionale dell’Aja per l’istruzione di un processo a suo carico.

Drammatiche sono state le vicende cui andò incontro il Presidente Bashir nel secondo decennio del suo mandato. Dopo il periodo delle sue riforme (2000/2010), in concomitanza con l‘inizio (2011) della “Primavera araba” in tutto il Medio Oriente, anche in Siria presero corpo manifestazioni antigovernative a Damasco, a Dar’a e a Latakia ad opera di gruppi di opposizione (Coalizione nazionale) che lamentavano le condizioni di povertà della popolazione,la disoccupazione imperante, la corruzione statale e la violazione dei diritti civili da parte del Governo.   Queste manifestazoni indussero Bashir a concedere al popolo una nuova Costituzione (2012) in senso più liberale, ma contestualmente istituì una “Forza nazionale di difesa” e l’Unità speciale “Tigre” contro i manifestanti.

Nell’agosto 2013 ordinò anche l’impiego, a Damasco, di aggressivi chimici contro gli oppositori, mossa che provocò un intervento dell’O.N.U. (Risoluzione 2118/2013) che impose al Governo siriano la cessazione immediata dell’operazione.   Le elezioni del 2014 confermarono Bashir alla Presidenza della Repubblica e ne venne confermato anche in quelle successive del 2021, anche se queste ultime furono contestate in sede internazionale in quanto avvenute in assenza di osservatori neutrali. Le varie forze di opposizione si erano frattanto riunite in un movimento jihadista islamista sunnita (“Hayat Tahir al Sham” HtS) che, al comando del “Quaid Amm” (Capo supremo) Abu Mohammad al- Jawlani,  occupò  (2017) la parte nord occidentale della Siria cacciandone le forze governative e istituendovi un “Governo siriano di salvezza” con a capo lo stesso al- Jawlani e Muhammad al- Bashir come Primo Ministro.

La guerra civile tra le forze governative e quelle dell’HtS si protrasse con vari scontri sino al novembre 2024 allorchè queste ultime occuparono Aleppo e Damasco senza più incontrare resistenza.    La mattina dell’8 dicembre il Presidente Bashir lasciò la capitale con la famiglia e si recò alla base militare aerea (che era stata concessa ai russi) di Khmeimim vicino a Leodicea e volò Mosca ove trovò asilo presso il Presidente russo Putin.  Dopo la partenza di Bashir al Assad scomparvero dalla Siria anche il Capo del suo Governo Muhammad Mustafa e il suo Vice Presidente Abd al-Halim Khaddam.   Il potere passò nelle mani di al Jawlani che, in quell’occasione, abbandonò l’uso di questo nome ricuperando il suo vero di Ahmad al-Sharaa e sostituì la uniforme militare  che aveva indossato sino ad allora con abiti civili ( e”cravatta”).

Nello stesso giorno al Sharaa istituì un “Governo siriano di transizione” (sostituto di quello “di Salvezza”) con Mohammad al Ghazi al-Jalali Primo Ministro (cui succedette poco dopo Mohammed al Bashir destinato a restarvi sino alle lezioni del marzo 2025) senza nominare un Presidente, restando quindi solo come leader riconosciuto della Repubblica siriana. È stato instaurato un regime ampiamente liberale (basta rilevare che è stato ammessa la più ampia libertà religiosa, cristiana compresa e sono state aperte tutte le carceri).

La Siria rimane in una situazione di stretta osservazione internazionale in attesa di verificare quali siano i suoi reali sostenitori, politici e economici.  Sussiste infatti il timore che possano interferire nel Governo organizzazioni terroristiche (ad esempio l’I.S.I.S. Islamic State of Iraq and Syria) ancora presenti sul territorio.

Gustavo Ottolenghi

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