Bordighera, aprile 1884
Eileen, la direttrice del Journal de Bordighera, nella riunione di redazione di lunedì mi ha chiesto un’intervista alla compagna di vita di quel pittore, quel Claude Monet, che in questi giorni sta dipingendo come un ossesso a Bordighera.
Ne parlano tutti.
Di questo bell’uomo e del suo cavalletto volante, tanta e’ la smania di dipingere.
“ Voglio capire cosa c’è dietro, cosa ha lasciato a casa, perché è venuto qui. Parta appena possibile.
Domani c’è il treno per Parigi da Mentone, ecco il biglietto “
“Cerchi la storia, approfondisca, pettegolezzi e realtà, mi interessano le confidenze, pochi salamelecchi Herald mi raccomando”
Così eccomi sul treno diretto a Parigi
Ho chiesto alla Pension Anglaise, all’amico Maurizio, l’indirizzo dove il pittore invia le lettere ogni sera.
Alice Hoschede’, Maison Monet, Giverny, Normandie
(2 giorni dopo)
Arrivo, la casa è isolata nel verde, la Senna scorre lenta, busso e mi viene aperto.
Eccomi attorniato da una piccola tribù ululante, li conto bene, sono 8!
Capisco perché abbia preferito Bordighera …
Porgo alla padrona di casa una piccola cesta con una manciata di mandarini e limoni e…
1- Bonjour Madame, grazie di ricevermi senza preavviso…
così Claude l’ha lasciata qui a Giverny con 8 figli, ed è andato a cercare luce e colori sulla costa…. Come l’ha presa?
Bonjour Monsieur, innanzitutto deve capire che Monet è l’amore della mia vita, per me è stato un vero “coup de foudre”, dalla prima volta che lo vidi nel castello di Rottembourg, dove mio marito Ernest l’aveva invitato perché aveva cominciato ad appassionarsi all’arte di quei pittori parigini che dal 1874 -dopo la mostra dal fotografo Nadar- avevano cominciato a essere chiamati (da qualche critico con ironia, da altri con ammirazione) “impressionisti”.
Fu quel Louis Leroy, un giornalistucolo che, non capendo nulla della nuova arte dei nostri tempi moderni chiamò Claude e i suoi amici “impressionisti”, per schernirli; da quella presa in giro nacque un movimento che sta rivoluzionando l’arte di questo secolo, chissà poi cosa succederà…
Ma mi scusi torno alla sua domanda, come l’ho presa mi chiede… si metta nei miei panni: l’anno scorso ci eravamo da poco trasferiti qui a Giverny, con sei figli miei e due suoi: casa nuova, giardino, il mio Claude un pò isterico perché in quei mesi era quasi sempre rinchiuso a dipingere porte e pannelli nell’appartamento parigino di Paul Durand-Ruel, quello di rue de Rome…sembrava un leone in gabbia.
Poi la morte di Manet, che ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti noi.
Insomma, a inizio dicembre arriva Pierre Auguste( Renoir ndr) e lo convince a partire con lui per l’Estaque, a trovare Cézanne, per poi proseguire per l’Italia, sulla costa ligure, fino a Genova, enfin: si ferma fin quasi a Natale e io qui ad aspettarlo…
L’ho presa malissimo, certo, ma ho dovuto far buon viso a cattivo gioco, perché lo amo, il mio Monet…
2- Quindi mi par di capire che le manca?
Infinitamente mi manca e lo confesso, sto male quando non c’è, non sono tranquilla, ma capirà, stare con un artista non è proprio facile…
Meno male che ho le mie figlie più grandi, Marthe, Blanche e Suzanne che mi aiutano con i più piccoli.
Senza di loro non ce la farei…
Ma tornando allo scorso dicembre Claude torna dalla Riviera Italiana folgorato, estasiato dalle meraviglie viste durante il viaggio con Renoir, ma con lui bocca cucita, decisamente voleva fare da solo, seguire e rendere le sue personali impressioni.
E che impressione ha ricevuto scendendo dal treno e esplorando quel piccolo borgo, Bordighera, immerso nelle palme e negli ulivi, fra cielo, mare e quella luce del Mediterraneo che scopriva per la prima volta -se non contiamo il servizio militare ad Algeri, dove comuque aveva ricevuto impressioni di luce e colore che, come ha raccontato al suo amico giornalista Thiébault-Sisson, contenevano già il germe delle sue ricerche future.
Bon, bref, torna qui verso Natale, ma io lo vedevo che era irrequieto, doveva tornare subito a Bordighera, da solo, starci un mese, per portare a Paul Durand-Ruel “tutta una serie di cose nuove”, come gli scrive il 12 gennaio 1884.
Quanto mistero….”mantenete il segreto fino a nuovo ordine.
Renoir, sapendomi sul punto di partire, vorrebbe senz’altro venire con me, e ciò sarebbe funesto sia all’uno che all’altro”.
Testuali parole…
E poi, altro che un mese, è via da tre mesi e io qui ad aspettare…
Va bè, ne è valsa la pena, ha dipinto quasi 40 tele, come mi ha scritto, e quei colori, quella natura selvaggia…tutto quel flamme-de-punch e gorge-de-pigeon!
3-Lui le manda regali, lettere ?
Fiori, lettere e mandarini, grazie alla generosità di Monsieur Francesco Moreno, vous savez, il proprietario di quell’incredibile giardino situato ai piedi e intorno Bordighera alta, il luogo sovrano della meraviglia che posso per ora solo immaginare dalle parole di Claude, meno male che un giorno sì e uno no ricevo almeno una o due lettere, senza di quelle sarei caduta nella disperazione più nera…
E il mio Monet lo sa che il mio umore cambia facilmente, e qui a Giverny ci sono così tante cose da fare…
Anche il suo di umore comunque non scherza e a Bordighera è proprio meteopatico, passa da momenti di esaltazione a momenti di profonda depressione, quando pensa di non fare nulla di buono…
In quei momenti avrebbe voluto cancellare tutto per ricominciare tutto da capo.
Sopratutto quando e’ costretto a stare chiuso nella sua stanza alla Pension Anglaise nelle giornate di mal tempo, a guardare e riguardare le sue tele…
Qualcosa ha fatto anche da lì, si vedeva il mare dalle sue finestre…
Un bosco di palme e le nostre montagne all’orizzonte hélas!
Comunque, la cosa più importante per me è ricevere le sue parole sulla carta e meno male che negli ultimi anni hanno costruito questa incredibile invenzione, la ferrovia e le sue lettere potevano viaggiare in treno, Monsieur…
4-Cosa le racconta di Bordighera? Delle sue giornate ?
E’ preoccupato per me e i bambini, mi chiede costantemente notizie, vuole sapere se Durand ( Paul Durand-Ruel mercante degli impressionisti ndr) mi manda puntualmente i soldi per tutte le spese…
ma che volete, io so che per lui dipingere è come respirare, non può farne a meno, è il modo per affermare sè stesso agli occhi degli altri.
Guardi, ho qui una sua lettera, gliene leggo un passo, se desidera…”quando finisco la mia giornata di lavoro e mi ritrovo, da solo, in una camera d’albergo, non smetto di pensare a voi e, se fosse possibile, pagherei caro per passare una serata insieme a voi; ma lo sapete bene, come io conosco i vostri pensieri; non è bene dunque dubitare così di me.
Se sono felice di lavorare in questo bel paese, suvvia!
Il mio cuore è sempre e comunque a Giverny: non dubitatene mai, d’accordo?
E perdonatemi se vi lascio sola con le vostre preoccupazioni.
Voi avete tanti volti amici intorno, la gioia, le risa con voi, io no.
Io lavoro, è una grande gioia per me, ma è tutto ciò a cui penso.
Oggi ho lavorato ancora di più: cinque tele, e domani conto di cominciarne una sesta.
Tutto procede dunque abbastanza bene, nonostante sia molto difficile da fare: queste palme mi fanno dannare…
Vorrei fare degli aranci e dei limoni sullo sfondo del blu del mare: non riesco a trovarli come li voglio io. Quanto al blu del mare e del cielo, è impossibile.”
Vous voyez?
Era il 26 gennaio, arrivato da pochi giorni.. e le palme lo facevano “dannare”!
Ma foi, avrei voluto dannarmi un pò anch’io sotto quelle palme, fra i mandarini, i limoni, gli aranci, gli ulivi blu, le mimose gialle, i datteri, gli jujuba… invece che nella nebbia invernale di Giverny…
5-E così agli occhi suoi questa Bordighera cosa è per Claude? Artisticamente e “esistenzialmente” parlando?
Cher Monsieur, subito ho pensato a una fuga, non faccia quella faccia, non da me, ma dalle preoccupazioni dell’anno difficile che abbiamo passato, come le ho detto…
poi ho capito, leggendo le sue lettere, giorno dopo giorno, che è partito per seguire un’intuizione, per non dire una folgorazione.
E questo è successo durante quelle due settimane vagabonde, en touristes, con Renoir, ed è successo proprio in quel luogo sconosciuto -almeno per noi, perché poi ho scoperto che ci viveva addirittura Monsieur Charles Garnier, l’architecte et artiste pompier de l’Opéra-.
Quindi Bordighera è stata una scoperta, la scoperta della luce e della natura mediterranea (che invidia!) e a Bordighera, colmo dei colmi, il mio Monet non è riuscito a dipingere, il mare, l’acqua, un peu beaucoup il “suo” elemento.
6- Un marito artista ha sempre intorno persone potenzialmente pericolose. Modelle, pittrici, ammiratrici. Che cosa mi dice della giovane americana con cappello rosso? Lei è una donna gelosa?
Gelosa io?…
Monsieur, sono terribilmente jalouse!
E Claude ne sa qualcosa… quante gliene ho cantate quando nei primi giorni dopo il suo arrivo alla Pension Anglaise mi ha incautamente descritto la table d’hôte con tutti i suoi commensali anglofoni -pensi che erano tredici a tavola e nessuno voleva alzarsi per primo alla fine della cena!-, fra cui appunto mi fa il ritratto di questa giovane americana (sfrontata!) che a tavola sfoggiava quell’enorme cappello di velluto rosso stile “Rembrandt”…
Non mi ci faccia pensare per favore.
Pensi che da quante glieno ho dette -lo volevo lasciare, tout court!- dopo pochi giorni in una lettera mi dà del tu, invece che il nostro solito “vous”, aspetti che cerco la lettera, voilà, era il 9 febbraio : “esigo dunque che tu mi ami come io ti amo.
Possano i baci che ti mando cancellare quei brutti pensieri.
Ti amo, vorrei che tu fossi qui e ti supplico di rispondere con una buona lettera piena di carezze.
Ma quanto tempo prima che mi arrivi!
No, non sapete quanto tali lettere rattristino me così ansioso di leggervi, quando torno dal lavoro”.
Beh, devo ammettere che con queste parole dolci e appassionate mi ha avuta subito, quel filibustiere!
Leggendo sono avvampata e mi è venuta la chair de poule ovunque…Comunque, quando sarà qui, me lo terrò stretto.
7- Oltre alla passione per la pittura, che cosa appassiona Claude?
Il cibo, la natura, quelle nuove invenzioni, le automobili, gli amici, la solitudine, la luce e i riflessi nell’aria e nel vento, il mare, l’acqua, il suo elemento…
I bambini, la spontaneità,
il treno, le stazioni, il suo giardino, cucinare insieme nella nostra allegra cucina di maiolica gialla e blu, il nostro amore…
E il nostro nuovo giardino di Giverny; ha dei grandi progetti, vuole farlo più grande, creare un laghetto, un bassin pour les nymphéas, costruire un ponte di legno giapponese con dei salici piangenti.
L’idea del ponte gliel’ha fatta venire proprio Monsieur Moreno, le “marquis de Carabas” che possiede tutta Bordighera, come lei sa bene !
Un giorno l’ha portato a visitare una sua proprietà in un’altra ville, mi pare si chiami Albenga, e lì gli è apparso davanti agli occhi questo ponte flessuoso ed elegante…staremo a vedere, la nostra avventura a Giverny è appena iniziata…
E cher Monsieur, spero tanto che Claude mantenga la parola data e che un giorno mi porti laggiù, in quell’angolo di meraviglia, quella Bordighera che l’ha ensorcélé e catturato…
Ma niente, lui doveva averlo nelle sue mani quel paese fiabesco, sentirlo suo e alla fine sì, c’è riuscito ne sono certa …e da subire incantato e incredulo tutta quella meraviglia è passato a crearla lui la meraviglia, nelle sue tele…
Avrei voluto continuare ma i bambini sono impazienti: è l’ora di pranzo per loro e per me l’ora di andare.
Missione compiuta.
Spero Eileen sia contenta.
Ps. Eileen de Burgh Daly, la direttrice del Journal de Bordighera, il quotidiano stampato da aprile a novembre (tra fine 1883 e 1935) nella città delle palme con testi in francese, inglese, tedesco, italiano e anche esperanto.
Questo racconto è dedicato alla sua memoria.
Grazie a Silvia Alborno, profonda conoscitrice di Claude Monet, che questa volta ha sapientemente interpretato Alice Hoschede’, dopo aver interpretato Claude Monet nella precedente intervista.