Nel mondo del collezionismo d’arte ogni opera non è solo un oggetto da possedere ma un tassello della storia che attraversa i secoli e dialoga con il presente, persuasione di eternità che ci proietta nel futuro. Alberto Besio, collezionista e studioso d’arte antica, incarna questa filosofia, dedicando la sua vita alla ricerca, alla conservazione e allo studio di opere che portano con sé il peso di epoche lontane. In questa intervista racconta la sua passione per l’arte, il mercato del collezionismo e le sfide di chi si dedica alla riscoperta di tesori spesso dimenticati.

Da dove nasce il suo interesse per l’antico? C’è stato un evento o un’opera specifica che ha acceso questa passione?

La mia passione per l’arte antica non è nata da un singolo episodio fulminante ma è il frutto di un percorso che affonda le radici nella mia infanzia. Sono cresciuto circondato da opere d’arte grazie a mio nonno paterno, un collezionista autodidatta. Ricordo perfettamente la sua casa a Genova, un luogo che per me aveva il fascino di un museo privato: dipinti, mobili antichi, lumi preziosi, soprammobili che raccontavano storie silenziose. Sin da bambino, trascorrevo ore a osservare i dettagli delle opere, cercando di decifrarne i significati e ascoltando i racconti di mio nonno su ogni pezzo della sua collezione. Questo ambiente ha alimentato in me una curiosità insaziabile, unita alla consapevolezza che ogni opera d’arte non è mai solo un’immagine, ma un ponte tra passato e presente, tra chi l’ha creata e chi la osserva oggi. Con il tempo questa fascinazione si è trasformata in studio, ricerca e, infine, in collezionismo.

Può raccontarci qualcosa sul catalogo che ha pubblicato da poco? Quali criteri ha seguito nella scelta delle opere da includere?

Questo catalogo ha per me un valore affettivo. Ut pictura poesis è stato pubblicato il 25 ottobre 2024, data nella quale ricorre l’anniversario del mio matrimonio con Claire che purtroppo è venuta a mancare. Non è stato pensato come un semplice repertorio di opere, ma come un tributo alla sua memoria e a ciò che abbiamo condiviso: l’amore per l’arte e la bellezza. L’idea di realizzare questa pubblicazione nasce anche dall’esigenza di dare ordine e coerenza alla mia collezione, raccogliendo non solo le opere, ma anche documenti, studi e perizie che le accompagnano. Ogni pezzo che ho inserito è significativo non soltanto per la valenza artistica ma anche per la sua storia, il suo significato e l’emozione che mi trasmette. Non si tratta di un catalogo commerciale bensì di un percorso tra le opere che sento più vicine a me, che ho studiato e amato nel tempo. Per me il collezionismo è proprio questo: un dialogo continuo con l’arte, con il suo contesto storico e con chi la osserva oggi, un peregrinare nella bellezza per volgere lo sguardo oltre l’orizzonte e assaporarne il mistero.

Qual è l’opera della sua collezione a cui è più affezionato e perché?

Sono affezionato a tutte ma se dovessi scegliere delle opere capaci di creare in me empatia particolare sceglierei “La Madonna col Bambino” attribuito al Guercino, “Cristo nel Giardino del Getsemani” di Orazio Borgianni o il “Cristo portacroce” di Giovan Battista Crespi detto “il Cerano”; tutti accomunati dalla sacralità che si fa quotidiano. Aggiungo che un’altra opera a cui sono particolarmente legato è “Il riposo durante la fuga in Egitto” di Gaetano Previati, dove Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù si fermano per un momento di riposo accanto a un asinello. È una scena semplice, quasi domestica, ma proprio per questo carica di umanità. Mi affascina il modo in cui l’arte riesce a rendere vicini anche gli eventi sacri, facendoli diventare esperienza del nostro vissuto.

Il suo interesse è rivolto esclusivamente all’antico o apprezza anche l’arte moderna e contemporanea?

La mia passione principale resta l’arte antica perché credo che conservare e valorizzare queste opere significhi custodirne la memoria storica e culturale. Tuttavia non ho preclusioni nei confronti dell’arte moderna e contemporanea. Ho avuto delle vere folgorazioni, come quella per Lucio Fontana, un artista che inizialmente guardavo con scetticismo, ma che con il tempo ho imparato ad apprezzare profondamente. Così come per Salvador Dalí, con il suo surrealismo visionario, Jean-Michel Basquiat che riesce a comunicare in modo potente con il suo linguaggio visivo o Piero Manzoni con le sue provocazioni. Ritengo che ogni opera, indipendentemente dall’epoca, abbia la capacità di trasmettere emozioni

e messaggi. Il problema, a mio avviso, è che oggi il mercato dell’arte contemporanea è spesso troppo artefatto, pompato da dinamiche speculative. A volte più che il valore artistico conta la strategia di comunicazione, la galleria con le sue connessioni, gli eventi e i nomi giusti nel parterre. Questo non significa che non ci siano artisti straordinari ma bisogna saper distinguere tra ciò che ha valore e ciò che è solo costruito a tavolino.

Come vede il mercato dell’arte antica oggi? Pensa che ci sia un ritorno di interesse o il moderno domina la scena?

Oggi il mercato dell’arte è sbilanciato; l’arte moderna e contemporanea dominano la scena, mentre quella antica è spesso sottovalutata. Certo, i grandi maestri come Tiziano, Guido Reni o Artemisia Gentileschi continuano a ottenere cifre elevate nelle aste, ma in generale le valutazioni sono molto più basse rispetto al valore reale delle opere. Credo che si tratti di una questione di ciclicità: ci sono periodi in cui il gusto si sposta verso il moderno e altri in cui si riscopre l’antico. Tuttavia, affinché l’arte antica torni a essere valorizzata, è fondamentale un lavoro di divulgazione e promozione culturale, che oggi è molto più forte per il contemporaneo. Il mio augurio è che si torni a guardare all’arte con un occhio meno influenzato dalle mode e più attento alla qualità e al significato di ogni opera.

C’è un’opera “impossibile” che vorrebbe facesse parte della sua collezione?

L’opera “impossibile” è “L’Adorazione dei Pastori di Caravaggio, custodito nel Museo Regionale di Messina. È un dipinto che mi emoziona profondamente ogni volta che lo vedo. La forza intimistica della maternità, la capacità di rendere umani e terreni anche i soggetti sacri, “la magia” di tirar fuori dall’ombra, attraverso la luce, chi nell’ombra vive, come i pastori, gli ultimi, rendendoli protagonisti; tutto in quell’opera è straordinario.

Che consigli darebbe a un giovane che vuole iniziare a collezionare opere d’arte, in particolare nel settore dell’antico?

Il consiglio più importante è partire con curiosità e umiltà, senza la fretta di acquistare subito. Il collezionismo non è una corsa, è un percorso di crescita personale e culturale. Prima di iniziare a comprare, è fondamentale studiare, approfondire la storia dell’arte, comprendere il contesto in cui un’opera è stata realizzata. Oggi abbiamo a disposizione tanti strumenti: libri, archivi digitali, mostre, gallerie e aste. Frequentare questi ambienti aiuta a sviluppare un occhio critico, a capire le differenze tra un’opera autentica e una di scarsa qualità, tra un dipinto interessante e uno senza particolare valore artistico.

Un altro aspetto cruciale è affidarsi a esperti e professionisti del settore, come galleristi, storici dell’arte e periti. Questo permette di evitare errori costosi e acquisire una conoscenza più approfondita. Non bisogna avere paura di chiedere, di confrontarsi: il mercato dell’arte è complesso e la differenza tra un buon acquisto e un investimento sbagliato spesso sta nei dettagli. Poi c’è un punto essenziale: una collezione deve riflettere la passione e la personalità del collezionista. Non ha senso comprare solo in base alla moda o al valore di mercato. Meglio puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità, scegliendo opere che abbiano un significato personale, che emozionino e che abbiano una storia interessante.

Alberto Besio con sua moglie Claire ritratti dall’artista Sabrina Ravanelli

Martina De Tiberis

Martina De Tiberis

Laureata in Lettere Moderne e specializzata in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Ferrara con il massimo dei voti. Nel 2021 ha intrapreso il percorso per diventare giornalista pubblicista,...

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