Il volume di Alessandro Ajres, una ricerca in presa diretta sul movimento polacco in difesa del diritto all’aborto, ha il raro pregio di unire un episodio importante, ma particolare e ristretto alla Polonia, a una riflessione molto più ampia e articolata sulla condizione femminile attraverso i secoli, indagando mitologia e femminismo, letteratura e cinematografia, serie Tv e filosofia.
Partendo dal riconoscimento dell’erosione dei diritti dei cittadini polacchi, in primis delle donne, da quando il Pis, il partito di destra Diritto e Giustizia, è andato al governo a fine del 2015, Ajres si concentra sui diversi tentativi di legiferare in termini estremamente restrittivi sull’aborto. La vena conservatrice e clericale del partito fondato dai fratelli Kaczyński ha certamente trovato terreno fertile in uno dei paesi con una normativa fra le più rigide sull’aborto, imponendo però una svolta radicale e molto preoccupante.
Il divieto assoluto di abortire
Il 23 settembre 2016 il Sejm, la Camera bassa, aveva approvato una proposta di legge che prevedeva il divieto assoluto di aborto, unica eccezione: gravi rischi per la salute e la vita della donna. Non solo, erano anche previsti fino a cinque anni di detenzione per donne e medici che avessero praticato l’aborto clandestinamente. Ne scaturì una protesta immediata e generalizzata che portò il neonato Movimento Ogólnopolskie Strajk Kobiet (Sciopero generale delle donne) all’organizzazione di una manifestazione di piazza in 147 città polacche il 3 ottobre dello stesso anno. La partecipazione fu altissima, circa il 51% dei cittadini non si recò al lavoro e vi aderì il 64% degli studenti, ma soprattutto fu in grado di creare una solidarietà globale che viaggiò in rete sulle ali dell’hashtag #CzarnyProtest (protesta in nero) e propose un modello di mobilitazione in gran parte nuovo e innovativo.
L’iter legislativo, grazie alle proteste sempre più organizzate e diffuse, ha avuto diverse virate e ha subito intoppi, riprendendo però vigore dopo la riconferma al governo del Pis alle elezioni del 2019. Il 22 ottobre 2020, il Tribunale costituzionale la cui indipendenza era ormai inficiata da riforme giudicate illegittime dalla stessa Unione europea, su sollecitazione di un gruppo di 119 parlamentari, ha dichiarato incostituzionali le interruzioni di gravidanza motivate da gravi malformazioni del feto. Una nuova ondata di proteste ha invaso il paese, riuscendo a rallentare la pubblicazione del parere sulla Gazzetta ufficiale, fino al 27 gennaio 2021, quando non solo i movimenti di opposizione non si sono fermati, ma si sono riorganizzati.
L’evoluzione delle proteste
Alessandro Ajres, pur fornendo un esauriente quadro politico e legislativo della questione, ha a cuore soprattutto l’analisi delle forme assunte dalle proteste delle donne polacche. Proteste di piazza, sicuramente, ma organizzate in modalità via via più originali, che prediligono la diffusione sul territorio urbano piuttosto che la concentrazione nei centri storici. Uso di slogan scritti sui tradizionali cartelloni, ma anche giochi di parole e sfottò sarcastici che trovano ampia accoglienza sul Web.
Ricorso alla tradizione locale per la stesura dei testi della protesta: la Polonia vanta un legame quasi viscerale con la letteratura nazionale, ma anche uno sguardo sulla cultura pop contemporanea, dai personaggi delle serie Tv distribuite da Netflix alle ricette della cucina internazionale, in particolare quella italiana. Ricorso alle parole e alle proteste pacifiche dei tempi di Solidarność, ma senza nostalgie, e un occhio attento alle proteste contemporanee nel resto del mondo. Ajres mostra un caleidoscopio di espedienti volti a mettere in ridicolo e in difficoltà gli avversari politici, giocando con le loro aperte contraddizioni, usando anche volgarismi molto spinti, che vogliono però smascherare la visione sessista e retrograda della donna e del suo corpo che ancora pervade gran parte della società polacca.
Leggendo gli slogan, i cori urlati nelle manifestazioni, scoprendo le soluzioni adottate dalle donne in campo artistico non poche volte potrà sfuggire un sorriso, se non una sonora risata, quasi a ricordarci che il potere si combatte anche con l’ironia, rinunciando alla violenza, ma mettendola in scena, scoprendone le contraddizioni e la sostanziale vocazione al fallimento. In attesa delle prossime elezioni previste in Polonia nell’autunno del 2023, che si spera daranno una forte spallata al Pis, il movimento delle donne polacche merita tutto il supporto possibile e anche la lettura di un buon libro può essere un utile strumento di sostegno.
Donatella Sasso