“Sono un ragazzo fortunato. Ho iniziato a lavorare in Armando Testa e in altre belle agenzie. Ho fatto il copy,  l’art e il regista, infine ho iniziato a lavorare per il datore di lavoro più intransigente ed esigente possibile: me stesso. Con l’Università di Torino ho dato vita ad una factory creativa che seleziona talenti creativi e insieme ai ragazzi lavoriamo a progetti crossmediali, insegniamo, condividiamo e cresciamo insieme. Forse anche per questo sono ancora ossessionato dalla voglia di imparare”.

Ecco come si descrive Guido Avigdor.

È un creativo, e lo sentirete  nelle risposte e conosce la metrica e il ritmo della lingua italiana. Delle persone che conosco è quella che più pensa al futuro delle nuove generazioni , e’ una specie di sana- sanissima ossessione la sua, e li aiuta a costruirsene uno: la sua agenzia di comunicazione è proprio pensata per essere serbatoio di giovani talenti creativi. Fate girare la voce , voi che leggete !

1 – La tua prima auto 

La prima che ho guidato era la Dyane di mia madre, ma la mia “mia” prima fu una Mini De Tomaso, auto piuttosto inguidabile, piuttosto bruttina, piuttosto selvaggia. E finì in un incidente.

2 – Guido bambino sul sedile posteriore, guido adulto su quello anteriore 

Guido bambino era entusiasta dei viaggi in auto. Mio papà adorava le Citroen e viaggiare sulla DS era meraviglioso: io mi sdraiavo sulla morbida moquette e mia sorella si sdraiava sul sedile posteriore ed entrambi ci facevamo dei pisolini meravigliosi ascoltando le voci di papà e mamma che si affievolivano mentre noi ci addormentavamo.E poi le guide, in braccio e papà, guidando come fossi un ammiraglio di un veliero! I viaggi di Guido adulto, invece, hanno tutto un altro sapore: attenzione, stress da traffico e code e, se ripetitivi nel percorso, anche tanta noia. Ma la gioia di vedere i figli guidare sulle mie gambe è indescrivibile.

3 – Fantasy dinner con piloti di F1 di ieri e di oggi

Clay Regazzoni e Alex Zanardi, piloti straordinari che si sono reinventati dopo l’incidente che gli ha interrotto la carriera a cui avevano dedicato la vita e ogni singolo istante. Parlare della mattina dopo, di quando ti svegli e sai che la vita è cambiata per sempre e la devi reinventare.

4 – Quella volta che ti hanno detto “sali o salga Avigdor “

Inaspettatamente insieme a Zack Snyder, un regista di immenso talento e che mi ha chiesto di andare insieme a lui a preparare lo spot a cui stavamo lavorando. Insieme siamo andati a parlare con Harrison Ford e, inaspettatamente, il regista intimidito mi voleva con lui per sostenerlo nell’affrontare il mitico Indiana Jones.

 5 – La tua strada del cuore

Quella che ancora non ho percorso.

 6 – Specchietto retrovisore , cosa vedi ? E parabrezza anteriore ?

Nello specchietto vedo le cose belle che mi sono capitate, gli angoli che ho svoltato e che mi hanno fatto scoprire vite che non immaginavo avrei potuto vivere. E dal parabrezza mi aspetto le stesse curve e svolte, praticamente un viaggio sulle curve senesi, dolce, morbido e solare.

7 – In viaggio con chi vuoi …

Turner, il grande pittore inglese, Greta Tumberg e Obama per imparare a guardare il mondo con occhi diversi

 8 – La colonna sonora dei tuoi viaggi

In genere ho la DAB sintonizzata su un canale Jazz americano, ma a volte cerco un podcast e mi immergo nei racconti, privilegiando Alessandro Barbero.

9 – Hai mai lasciato un biglietto sul parabrezza o lo hai mai trovato?

No, né trovato né lasciato. Purtroppo.

10 – qualche flash dal tuo passato di Mirafiori…c’era un luogo in città dove un tempo si ideavano e costruivano automobili… aneddoti , sentimenti, riflessioni serie o meno

Anche se Mirafiori mi ha regalato lavori a cui sarò sempre affezionato, di quel luogo ricordo le sensazioni di persone infelici, di gerarchie insopportabili, di freddezza e monumentalità, di disagio intenzionale. Non era un luogo in cui si creava, ma in cui si eseguiva. Un non luogo fatto di regole non dette e non scritte, ma a cui tutti si dovevano attenere religiosamente. Un’azienda che ha dato il carattere alla città e non viceversa.

11 – E dietro la curva?

Sono un inguaribile ottimista, per cui mi immagino ci sia un rettilineo che ci porta ad un mondo migliore, più giusto, guidato dai giovani. Finalmente ora che non lo sono più.

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