“Lasciò la macchina su un promontorio fra due rade argentate. Le colline di Tolone erano sorvolate dal vento e dalla luce. La strada era giusta : boulevard Grignan.
(Attesa sul mare ).
Francesco Biamonti è stato un importante (e troppo spesso sottovalutato) scrittore italiano. Ha cantato la Liguria dell’entroterra e del mare. Ne ha descritto paesaggio, luce, profumi e personalità umane. Ha passato e ripassato poeticamente gli ulivi, le fasce, il bosco e la macchia mediterranea come un pittore. È entrato in profondità nel paesaggio e ne ha distillato poesia partendo dagli stessi ingredienti di un pittore, proprio come Ennio Morlotti: gli olivi, le fasce, il blu del cielo al tramonto , le grand blue del mare al largo, traducendoli l’uno in un linguaggio artistico di prosa, l’altro in un linguaggio pittorico. Come a dire, stessi ingredienti, stessa tavolozza, diversi linguaggi: scritto l’uno, visivo l’altro. Ma una stessa poesia. La sua è una pagina che profuma di Liguria, di rosmarino, di mimose e di avventure di frontiera .
La casa di Biamonti guarda caso è proprio in curva, sulla curva del paese di San Biagio, dietro Vallecrosia, una curva che porta ai boschi e alle campagne della Resistenza e alle prove speciali del rally di Sanremo. Passano e sono passati tutti di lì, è una casa rumorosa. E uscire dal cancello è già una piccola impresa (automobilistica, soprattutto). La sua è stata una vita a km zero, in cerca di boschi, di verde, di tramonti, di uomini e donne di frontiera, di Francia: un piede in Italia e uno in Provenza, sempre a cavalcioni sulla frontiera. Una scrittura “en plein air “, una vita naturale e di studio, autenticamente lontana dal glamour.
Giorgio Loreti è un bolognese a Bordighera
Negli anni amico della fertile comunità culturale del Ponente ligure, un personaggio presente e discreto, assessore negli anni del primo centro sinistra, che non ha perso la cadenza bolognese: ascoltarlo è ascoltare una delle tante storie di Italia e di migrazioni, storie di culture che si arricchiscono, mescolandosi.
Ferroviere a fine 900.
In sintesi
È Bolognese
È ferroviere
È impegnato politicamente
È presidente dell’Associazione Partigiani d’Italia (Anpi)
Chi ci torna in mente…?
“Conosco invece l’epoca dei fatti, qual’ era il suo mestiere:
I primi anni del secolo, macchinista, ferroviere,
I tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti
Sembrava il treno anch’ esso un mito di progresso.
Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione,
Un treno di lusso, lontana destinazione…”
(La locomotiva – Francesco Guccini )
1 – Così l’ultima auto di Francesco Biamonti è stata poi la tua.
Dicci di quest’auto.
Biamonti non era appassionato di motori e le auto le considerava solo un mezzo da utilizzare per i suoi spostamenti in zona. Ricordo che aveva acquistato dal ‘partigiano combattente’. Giovanni Franceschi (chiedere alla sua compagna, Renata Dalmasso ) una Hyundai usata di colore rosso pallido che usò fino al Marzo del 1998. Data in cui acquistò -su suggerimento del fratello Giancarlo- la Ford Fiesta blu scuro 2 porte ( e che fossero solo 2 poi Biamonti si rammaricava ) usata da me fino al 2022, dalla morte di Francesco avvenuta nel 2001. L’auto me l’aveva regalata il fratello Giancarlo, dopo la morte di Francesco. A mie spese gli atti conseguenti. Una Fiesta Ford Blu scuro che ho portato dallo sfascia carrozze di via Roma a Vallecrosia, un anno fa circa.
2 – Com’è che finisci ad accompagnarlo in auto ?
Semplicemente per giornaliera frequentazione amicale. Preferiva godersi la visione del ‘suo’ paesaggio, colline, boschi, ricordi di ragazzo quando accompagnava il nonno in campagna… una Liguria anteguerra… cui aggiungere un certo disagio per dolore alla schiena (che si rivelò poi tumore da fumo al polmone).
“Mi giri tu la macchina, per favore ? Me la metti su strada ?”
(L’angelo di Avrigue)
3 – Un aneddoto automobilistico o una sosta che gli piaceva fare?
Come ho detto, sostavamo in zone collinari per ammirare la natura spontanea, priva di coltivazioni. “ Poi, in macchina: – Lasciati guidare, prendi verso Nizza. A Nizza lo condusse per strade deserte alla porta di un club. Era chiuso. Gli fece riprendere la macchina e salirono in alto, oltre Cimiez, a una casa con giardino. “ (Vento Largo)
4 – La sua strada del cuore secondo te …?
Amava risalire le valli, del Crosia la più frequentata, ovviamente. Ma con la nuova auto si era ripromesso di visitare la Provenza, con compagnia diversa dalla mia. Qualche gita la fece, ma non molte. “Albert guidava veloce e in mezz’ora arrivò a Mentone “ – (Vento largo)
5 – Se dovessi dire, chi avrebbe invitato in auto con voi ? Un viaggio immaginario con chi, di personaggi (artisti-scrittori-pittori) ?
Il poeta Montale.
6 – Di cosa si parlava con Francesco in auto ?
Di comuni amici/amiche, della luce
(luminosità e paesaggio ), argomenti ‘banali’, accenni a letture.
“Lei accelerò talmente che spavento’ due verdoni “ (L’ angelo di Avrigue)
7 – Una sosta in un bar o in un ristorante che gli piaceva
Prima di scendere verso la costa, spesso ci fermavano a bere il caffè pomeridiano all’ Ostaia, il bar/trattoria di S.Biagio, nella curva della provinciale, a pochi passi dalla sua abitazione. L’accoglienza nei suoi confronti, sia dei proprietari che degli eventuali clienti, era sempre molto amichevole, quasi familiare. Così com’era l’atteggiamento di Francesco nei loro confronti. Va detto che Biamonti aveva la rara qualità di ascoltare gli altri, i giovani in particolare. Una vera capacità ‘empatica’ che ne faceva una persona preziosa e cara . “Uscirono da Nizza sul far del mattino . Albert guidava piano “ – (Vento largo)
Ps. E’ uscita recentemente da Einaudi una trilogia di Biamonti: l’Angelo di Avrigue, Attesa sul mare, Vento largo – consigliata la lettura!
Eraldo Mussa