«Naturalmente un manoscritto« potrebbe cominciare così il racconto di quando ho inciampato in una bottiglia incastrata tra gli scogli dell’Arziglia.
La bottiglia aveva un tappo con un’ ancora come simbolo e le iniziali CM&F (Clicquot Muiron&F ) incastonate nel disegno.
Dentro la bottiglia, dei fogli arrotolati.
La calligrafia è chiara e leggibile, il testo, in italiano, inizia così
«La simpatia per la mia cara Bordighera non si affievolisce, e ogni anno vado a cercarvi qualche ora di fede e coraggio per mettermi nel cuore e negli occhi qualche caldo raggio di colore”.
C’era stata stata una festa a Villa Garnier con Eiffel, il Barone Von Kleudgen, Lodovico Winter e le rispettive signore, il giovane pittore Piana e il banchiere Bischoffsheim.
Charles aveva aperto una bottiglia di champagne Clicquot rose’ per sua moglie Louise, che era stata per tutta la sera allegra e divertita: uno di quei rari momenti in cui tutto sembrava leggero e spensierato
A dispetto della sua indole e del suo spregio per l’eleganza e le pretese mondane, aveva voluto festeggiare a sorpresa il compleanno di Louise con invitati eccellenti, che in realtà erano semplicemente i suoi amici.
Ecco, il mattino dopo, Charles guardando il mare dal campanile minareto della villa, aveva avuto un’illuminazione… dopo quella serata così inusuale e piacevole, le sue memorie bordigotte, quelle che stava scrivendo, potevano forse trovare casa nella bottiglia con l’ancora Clicquot e l’etichetta gialla arancione?
A futura memoria.
Un manoscritto con il tono del testamento, per chiarire, per mettere ordine alle sue opere realizzate e immaginate per la sua Bordighera, la Gerico d’ Occidente.
«Bordighera è più Palestina che Italia… Esiste qualcosa di più caratteristico, di più orientale, di più “le mille e una notte”?»
7 piccoli capitoli con un titolo brevissimo, densi e pieni di sapere tecnico.
E improvvisamente un pensiero mi assale: e se la cosa giusta da fare fosse di rimetterla al suo posto tra gli scogli?
Adesso che è passato tanto tempo, a volte, osservando dalla spiaggia il campanile bianco di Villa Garnier che si staglia nell’azzurro blu dell’imbrunire, mi sembra di intravedere un’ombra che guarda il mare, una giubba da lavoro che ricorda una camicia da notte, i capelli folti e rabbiosi…
Chissà che non l’abbia messa in questi giorni la bottiglia di Clicquot.
 
1-Bordighera
Dopo la sanguinosa disfatta della Francia a Sedan e la tragedia della Comune del 1870 il cantiere dell’Opera a Parigi si era fermato a metà costruzione, dopo che avevo vinto nel 1861 il Concorso nazionale del Decreto Walewsky e avevo subito iniziato la costruzione del nuovo Teatro nazionale di Parigi, accelerata poi dall’incendio di quello di Rue Lepeletier
Lo straordinario impegno urbanistico di Napoleone III° per la modernizzazione della capitale con la legge Hausmann del 1850 mi ha permesso, col progetto vincente del 1861 per la costruzione della nuova ‘Accademia Nazionale di Musica e Danza’, maggiore di ben sette volte il volume de ‘La Scala’ e dopo Versailes la più grande costruzione di Francia, la creazione del più moderno teatro d’Europa per l’eccellenza della sua funzionalità, l’utilizzo delle strutture metalliche, l’impiantistica e lo splendore dei decori.
Come non ricordare a questo proposito tuttavia che soltanto il cospicuo prestito fatto dal banchiere Barone Bischoffsheim, poi divenuto amico, aveva permesso allo Stato francese in dissesto economico di poter completare la costruzione dell’Opera, rimasta interrotta per la guerra con la Prussia e poter giungere così alla ripresa dei lavori interrotti fino al loro completamento e alla sfarzosa inaugurazione del 1875 col presidente Mac Mahon.
Quei fatti dolorosi della guerra del 1870 e dell’interruzione del cantiere mi avevano spinto precedentemente nel 1871 a ritornare a Mentone, dove ero già stato in un viaggio nel 1863, con la mia dolce Luisa ed in tale occasione ero ritornato a visitare Bordighera di cui si celebravano soprattutto le sue dodicimila palme dattilifere e specialmente il suo famoso palmeto del Rio Sasso nelle guide e anche poi nel celebre libro ‘La Cote d’Azur’ dell’amico accademico Liegeard che dal 1887 ha dato persino il nome alla Riviera francese.
Il tuffo nel palmeto del Rio Sasso era stato per me un ’coup de foudre’ che mi aveva ricordato anche le sensazioni orientali del viaggio incantato con Theophile Gauthier del 1852 in Grecia e a Costantinopoli quando, vincitore del Grand Prix de Rome nel 1848, avevo frequentato festosamente per tre anni consecutivi l’Accademia di Palazzo Medici a Roma.
Ho deciso allora di scegliere Bordighera per la mia residenza invernale della famiglia in Riviera, dopo aver sottoscritto ben 29 atti notarili per l’acquisto di parte del palmeto esistente e completata anche la trattativa col Comune di Bordighera per demolire l’adiacente ex-chiesa di S. Sebastiano – allora destinata a scuola comunale- con l’impegno contrattuale della costruzione a mie spese delle nuove Scuole a ponente del Capo.
2-Villa Garnier
Come ho detto, la scelta del sito della mia Villa è stata determinante anche per la sua progettazione architettonica in quanto non volevo certamente seguire le simmetrie tradizionali accademiche allora in voga, che avevo già contestato nella progettazione della villa dell’amico Sarcey oppure quando avevo rifiutato altri lucrosi incarichi ripetutamente propostimi dalla nobiltà economica dell’epoca per ville similari.
Ho proposto invece per la mia Villa, iniziata nel 1873 subito dopo l’acquisto dei terreni del 1871 e abitata dal 1875 in poi , un insieme articolato di volumi giustapposti e intervallati dai vuoti delle ariose logge che si aprono gioiosamente verso il Mediterraneo, in contrasto col loro biancore rispetto al verde retrostante del fitto palmeto e che si innalza sulle balze per culminare con l’innovativo campanile all’italiana che tanto successo ha poi avuto nelle numerosissime copie delle ville di tutta la Riviera.
Sul lato di levante poi ho aperto gli ambienti sulle terrazze verso il superbo giardino ove il gioco del croquet permetteva alla mia famiglia e agli ospiti una allegra spensieratezza intervallata con i concerti, le recite e le dotte conversazioni spesso con interessanti ospiti tra cui artisti e scrittori, Daudet, Pasteur, Eiffel o il presidente Gambetta.
Non ricordo però ora se nell’inverno del 1884 quel promettente pittore Claude Monet sia venuto a visitare la mia casa col suo giardino, in quanto il cancello era sempre aperto a tutti i visitatori e non ne conservavo traccia.
Non per niente per la ricchezza stimolante delle conversazioni in Villa in un piccolo studio-rifugio del giardino il mio giovane Cristiano, nato nel 1872 e per noi tutti Nino, si appassionava oltrecchè alla botanica anche alla glottologia, vincendo strepitosamente il Premio Volney nel 1898 a soli 26 anni come anticipatore della universalità dei nomi geografici e quale prezioso strumento di conoscenza scientifica in questo periodo dalle grandi scoperte geografiche in tutto il globo.
Per garantirmi che la vista dalla Villa verso il Paese Alto non venisse turbata da altre costruzioni, ho acquistato poi altri edifici lungo la strada verso la Porta della Maddalena dove tra le altre ho costruito anche la Villa Studio nel 1884 nella quale, nei lunghi mesi invernali dei miei soggiorni bordigotti, con vari collaboratori ho proseguito le altre impegnative progettazioni esecutive di Nizza e di Monaco.
La vicinanza poi della mia Villa col Paese ci permetteva di andare verso sera ad incontrare il barone Von Kleudgen, il noto pittore e personaggio cittadino, sulla panca proprio davanti alla sua Villa Banana che era sita proprio di fianco alla Porta della Maddalena dove passavano sempre i pescatori e i contadini al ritorno dal lavoro e dove conversavamo con loro tutti insieme in dialetto bordigotto che anche noi avevamo imparato per l’amore verso la città e la sua gente.
Non per niente Nino sta scrivendo e farà stampare a Parigi la sorprendente e unica grammatica col dizionario del dialetto locale, a testimonianza del nostro intenso rapporto con i locali.
Ricordo sempre molto bene questa internazionalità culturale e ecumenica che ci unisce tutti a Bordighera cattolici, luterani, valdesi, anglicani, massoni e israeliti in una intensa comune collaborazione di sostegno sociale e culturale al paese oltre che di appoggio alle appassionanti opere di carità dell’amato Padre Giacomo Viale.
3-Villa Bischoffsheim
L’amico barone Bischoffsheim già negli anni precedenti aveva investito in città acquistando numerosi terreni lungo la nuova Via Romana per la quale avevo nel 1874, per sua insistenza, progettato per il Comune proprio il nuovo tracciato del viale che era stato poi accettato con la soluzione attuale, morbidamente mistilinea.
Dal progetto iniziale di un grande e fastoso palazzo dalle monumentali cadenze architettoniche orientaleggianti.
Poi nel 1875, per le sue successive controversie col Comune che lo hanno spinto a orientare i suoi maggiori interessi in Francia, siamo arrivati alla fine nel 1880 alla realizzazione di questa Villa molto più contenuta ma dalla gioiosa architettura molto simile a quella della mia Villa dell’Arziglia, anch’essa dominata dal campanile poi tanto copiato in Riviera.
Anche in questo progetto finale non ho voluto ripetere simmetrie accademiche ma accorpare i volumi in modo libero e vivace, soprattutto per la presenza sul lato est di un volume ribassato di un solo piano a differenza dei due piani sul lato ovest, in modo da articolare diversamente con la verticalità traforata della torre centrale e in modo innovativo l’intera architettura del fabbricato.
Questa Villa risulta pertanto molto differente, per questa composizione asimmetrica dai due differenti volumi rispetto alla torre centrale, a riguardo del progetto dell’altra mia Villa dell’Arziglia.
Il barone ne è stato molto fiero ed ha subito arredato sontuosamente l’interno alla parigina con affreschi e decori che ne hanno aumentato il fascino. Nella villa ha già ospitato nel 1879 la Regina Margherita dopo l’attentato di Napoli a Umberto I° e la famiglia dello scienziato Pasteur che però ha dovuto immediatamente ritornare a Parigi col treno da Ventimiglia dopo la forte scossa di terremoto del giorno delle Ceneri del 1887.
Sono stato molto contento che entrambe le mie due ville slanciate non abbiano avuto danni e i due campanili, a parte minime cadute dei vasi, abbiano ondeggiato con il sisma senza però subire danni rilevanti.
Naturalmente la Villa in fregio alla nuova Via Romana è dotata di un amplissimo uliveto che raggiunge la sommità della collina retrostante e si affianca a ponente alla porzione superiore dell’altra grande proprietà olivicola dei Moreno ai quali però la realizzazione della nuova Via Romana aveva ‘tagliato’ il collegamento diretto col retrostante uliveto collinare della loro villa, allora così famosa per la bellezza del suo parco che raggiungeva sul lato mare la litoranea Via Aurelia.
In questa mi risulta abbia molto dipinto quel pittore – anch’egli francese –Monet ospite abituale nel 1884 dei Moreno stessi.
Mi risulta poi che l’intera proprietà della Villa sia stata venduta dal barone nel 1896 al Bowes Lyon conte di Strathmore per farne anche lui la propria residenza invernale di famiglia, lontano dal freddo del castello scozzese di Glamis e a vantaggio della delicata salute della figlia Mildred musicista.
 
4-Casino di Montecarlo
Per impegnare le lunghe giornate degli inverni bordigotti non potevo certamente rifiutare l’incarico propostomi nel 1878 da Francois Blanc per la costruzione a Monaco, proprio nel nuovo quartiere chic di Montecarlo in preda a un furioso sviluppo turistico e immobiliare, della nuova ‘Sala da Concerti’ da erigersi sul lato sud del Casino, adiacente al fastoso Grand Foyer che si affaccia sulla retrostante piazza dalle eleganti forme classicheggianti.
Ho potuto così sviluppare in soli otto mesi del 1878 di impegnativo lavoro l’innovativo progetto della nuova Sala dal vivace complesso delle coperture culminanti con i due eleganti ‘campanili’ che svettano sul mare segnando fortemente la loro peculiarità visiva e architettonica e che è stato sfarzosamente inaugurata nel 1879.
Anche lo sviluppo immobiliare di Monaco in questo periodo, al pari dell’investimento della Fonciere Lyonnaise in molte località turistiche della Riviera, è stata favorita proprio dagli investitori soprattutto parigini che prevedevano per queste località un forte sviluppo turistico e economico dando slancio alla costruzione delle infrastrutture, alberghi e delle ville a testimonianza dell’omogeneo alto livello architettonico e stilistico della nostra epoca.
Dalle terrazze aperte sulla vista dal Casino del mare ed in collegamento verticale tramite l’innovativo ascensore di cristallo che le unisce verticalmente con la sottostante stazione ferroviaria e all’adiacente ‘Tire aux pigeons’, la costruzione di questa Sala da concerti ha collegato l’ingresso principesco a ponente con le sale da gioco di levante mediante un prospetto riccamente ornato per evidenziare il carattere aulico del complesso architettonico, con le tre grandi vetrate centrali che permettono ai frequentatori della sala di ascoltare la musica assieme ad una spettacolare vista diurna sulla Rocca e sul mare.
Devo dire però che la mia concezione è stata poi modificata nel 1897, col mio parere fortemente contrario, proprio dal collega Schmit per la trasformazione della Sala da concerti diurni in un vero e proprio Teatro mediante una diversa movimentazione della platea, la costruzione del palcoscenico, di un impegnativo palco principesco e la chiusura lato mare delle vetrate al fine dell’utilizzo puramente teatrale e notturno della sala.
Da parte mia anche in questo progetto, lasciando inalterato quale elegante Foyer il retrostante salone soppalcato preesistente, ho dotato la nuova costruzione di una moderna struttura metallica portante unitamente a un insieme di decorazioni, pitture e sculture che in questa Sala teatrale diurna continuano a brillare molto diversamente dall’insieme sobrio e uniforme di quella dell’Opera di Parigi, nata allora architettonicamente già come una severa sala teatrale che doveva poi contrastare volutamente con la esuberante vivacità decorativa degli altri spazi adiacenti.
Lateralmente a levante poi ho anche realizzato nello stesso stile l’ampliamento con la sala da gioco del ‘Trente et Quarante’ che ha completato così il mio intervento al Casino di Montecarlo.
Anche in questo caso gli studi e la progettazione architettonica di Montecarlo sono avvenuti nella Villa Studio di Bordighera e naturalmente i viaggi per seguire la costruzione fino all’inaugurazione del 1879, molto spesso accompagnati dall’allegria del piccolo Cristiano, avvenivano spesso col treno che univa direttamente Bordighera col cantiere soprastante proprio la stazione ferroviaria di Monaco sul mare.
 
5-Osservatorio Astronomico di Nizza
L’amicizia con il grande banchiere Bischoffsheim, che col suo forte prestito aveva permesso allo Stato francese in difficoltà economica di poter terminare la costruzione della mia Opera, era continuata fino alla fastosa inaugurazione del 1875 e con il comune interesse paesistico per la Riviera.
Il banchiere aveva visto in Bordighera (come la Fonciere Lyonnaise nella vicina Ospedaletti dopo i tre precedenti e enormi investimenti di Cannes, di Nizza e di Montecarlo) la possibilità di un importante investimento immobiliare oltre al suo altro forte interesse per l’astronomia che lo spingerà sia a costruire la sua villa sulla Via Romana sul limite del Meridiano Cassini che a ipotizzare la costruzione di un importante Osservatorio astronomico sul Monte Nero per poi tuttavia, dati i successivi dissapori col Comune, rivolgersi a Nizza nell’acquisto dell’intero comprensorio del Mont Gros di 38 ettari per costruirvi un nuovo polo scientifico astronomico di valenza internazionale.
Naturalmente l’amicizia di Parigi col barone Bischoffsheim mi ha spinto del 1879 in poi a questa progettazione del suo complesso scientifico costituto da vari edifici tra cui soprattutto il Grande Equatoriale che è dotato della più grande cupola astronomica d’Europa di 23 m di diametro e di un cannocchiale di ben 18 m di lunghezza.
Ma in questo caso è stata straordinaria proprio la collaborazione con l’amico ingegner Eiffel, che frequentava all’epoca la Riviera nella vicina Beaulieu, in merito alla costruzione della grande cupola metallica dapprima montata a Parigi e poi rimontata a Nizza nel 1885 che è del tutto girevole mediante un inedito sistema ‘flottante’ circolare ove il peso della stessa cupola metallica viene interamente sostenuto da un sistema galleggiante col cloruro di magnesio che ne permette lo spostamento a mano in pochi minuti.
La progettazione architettonica dell’Osservatorio è avvenuta naturalmente nella mia Villa Studio di Bordighera e anche in questa occasione portavo con me in carrozza il piccolo Nino fino al cantiere di Nizza per i festosi incontri con gli operai fino all’inaugurazione del 1887.
Qui il mio interesse si è anche rivolto, oltre che nella severa costruzione del complesso scientifico con i vari edifici in affaccio sulla città, anche nella creazione del parco paesaggistico circostante protetto da un muro di recinzione di ben 3.6 km e dove ho riproposto il fascino dei nuovi grandi parchi parigini all’inglese del secondo impero.
Mi risulta ora che il Barone, munifico filantropo, intenda poi donare all’Università di Parigi l’intero complesso scientifico nizzardo di Mont Gros per le finalità scientifiche e accademiche che ha sempre seguito con grande passione e competenza.
6-Chiesa di Terrasanta
Sono molto orgoglioso di aver collaborato anche con Padre Giacomo Viale, oltre che per alcuni lavori nella parrocchiale del Paese Alto, per il suo impegnativo progetto di costruzione della nuova Chiesa di Terrasanta sul terreno donato dal munifico Vincenzo Moreno a Bordighera alla Marina, ormai necessaria per il forte sviluppo urbanistico della piana successivo all’arrivo della ferrovia del 1871.
Ho sviluppato il sobrio progetto della Chiesa, dopo le mie due precedenti esperienze in architettura religiosa a La Capelle en Thierache e a Vittel, dal 1882 fino alla sua consacrazione del 1886 impostandolo con una unica navata senza cappelle laterali di sobrio sapore francescano, dotata di un tetto ligneo a vista e con un pronao in facciata in bianca pietra della Turbie dai due caratteristici campaniletti i quali faranno da pendant con l’alto campanile retrostante progettato verso il mare.
Quest’ultima costruzione costituirà nel futuro un forte segno di spiritualità visibile dall’intera piana cittadina.
L’amico Jambon ha preparato a Parigi i disegni per le nuove decorazioni parietali interne mentre ho già preparato in Villa Studio i disegni del ciborio che costituirà il fulcro visivo dell’interno della Chiesa.
Il Fratino, come lo chiamano qui in città, ha una forte determinazione che impone a tutti di seguirne i nobili obiettivi, dopo la costruzione dell’Ospedale e della Casa della Carità e riesce a coinvolgere gli abitanti assieme ai sempre più numerosi ospiti stranieri che ne apprezzano il fervore caritatevole e sociale.
7-Tempio Protestante di Ospedaletti.
A riguardo delle altre attività svolte in questi dolci inverni bordigotti, rattristati soltanto dalla fragilità della salute del mio carissimo Nino, mi piace ricordare il consulto con la municipalità di Nizza per l’immediata ricostruzione del Teatro dell’Opera da parte dell’architetto Aune dopo il tragico incendio del 1881 del precedente Teatro Reale, col mio giudizio molto positivo.
Tra l’altro anche a Mentone mi hanno chiesto il parere in merito al nuovo Teatro Municipale sempre su progetto dell’architetto Aune che ho giudicato favorevolmente.
Pareri, come il precedente dato a Parigi per il concorso della costruzione della Basilica del Sacro Cuore, che mi hanno sempre coinvolto gratuitamente e con la più viva partecipazione anche come Presidente onorario degli Architetti di Francia, carica che tra l’altro mi ha procurato in regalo il faticoso arrivo a Bordighera della colonna delle Tuilleries, ora posta in evidenza nel mio giardino
In relazione invece alla progettazione architettonica, ho chiuso la mia attività col progetto nel 1882 dell’altro edificio religioso, molto simile a quello di Bordighera, della vicina Ospedaletti richiestomi dalla Fonciere Lyonnaise che è stata la promotrice finanziaria dell’intero progetto urbanistico e del lancio della stazione turistica col nuovo Casino del celebre architetto Biasini.
Abbiamo chiamato questo nuovo edificio religioso progettato, che ad oggi non è ancora stato realizzato, ‘Tempio protestante’ in quanto è dedicato soprattutto agli ospiti acattolici i quali, mentre a Bordighera ad esempio trovano già conforto nella bella Chiesa Anglicana e in quella Luterana, anche a Ospedaletti potranno disporre di un nuovo tempio loro dedicato.
Naturalmente, a parte il neogotico imperante in questo periodo per le chiese acattoliche della Riviera, anche in questo progetto mi sono attenuto al mio usuale stile classicheggiante mantenendo la chiarezza compositiva e la sincerità architettonica già leggibile dall’esterno dell’edificio dominato dal campanile che, a differenza di quello di Bordighera che termina con una pigna barocca convessa, qui termina invece con proporzioni simili ma con una guglia concava più eclettica che richiama quelle più nordiche protestanti.
Le dimensioni del progetto di questa Chiesa sono molto simili a quello di Bordighera, anche se questo campanile risulta leggermente più snello e slanciato, e comunque ne valuteremo il risultato quando la costruzione dei due edifici sarà completata.
Ps. Grazie all’Ing Giuseppe Bessone che si è prestato cortesemente a vestire i panni di Charles Garnier, con competenza e appassionato sapere di Riviera.
Panni che gli stanno benissimo!

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