La nuova mappa della geopolitica mondiale inizia a delinearsi. Il risultato della votazione all’assemblea Generale delle Nazioni Unite ci propone la fotografia delle nuove relazioni internazionali tra gli Stati membri. Soprattutto ci presenta ben chiara la lista dei paesi che hanno votato contro la proposta americana di sospendere la Russia dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra. Ci fa capire chi siano i paesi che stanno lavorando diplomaticamente per spostare il baricentro del mondo più a est, verso il far East. Inoltre rispetto alle precedenti votazioni, sempre sul tema Russia, i dissensi sono aumentati: 24 contro i 5 dell’ultimo scrutinio.
Cresce il consenso per la Russia
La denuncia contro l’aggressione russa aveva raccolto 141 consensi, quella sul cessate il fuoco 140. Lo scorso 7 aprile, i favorevoli alla sospensione della Russia dal consesso di Ginevra sono stati 98. Gli astenuti sono passati da 38 a 58… Venti Stati hanno dunque trasformato il loro assenso verso la condanna in una astensione. Il quorum, nell’ultima votazione, è stato raggiunto per un pelo (i due terzi dei votanti ). Gli astenuti per il regolamento interno delle Nazioni Unite, non contano ai fini del risultato finale.
Dunque il quorum è stata superato per soli otto voti!
La diplomazia pro-Russia si muove quindi con velocità ed efficacia e i risultati lobbistici si vedono.
Proviamo ad entrare nel merito della lista dei contrari e degli astenuti, per incominciare a capire le nuove Alleanze in corso di formalizzazione e le nuove mappe della geopolitica.
Le nuove possibili alleanze per una nuova geopolitica
A Siria, Bielorussia, Corea del Nord ed Eritrea (oltre alla Russia, ovviamente) si sono aggiunti Algeria, Bolivia, Burundi, Repubblica centro africana. Ma non solo. Anche Congo, Cuba, Etiopia, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, mali, Nicaragua, Tagikistan, Uzbekistan, Vietnam, Zimbabwe, Gabon, Cina. Un affresco che ricomprende quattro ex repubbliche dell’Unione Sovietica, otto Stati africani, tre centro-sud americani, tre del Far East più l’Iran. Tra gli astenuti spiccano i nomi dell’India, del Pakistan, del Brasile, dell’Egitto e del Messico oltre a tre paesi arabi dell’importanza degli Emirati Uniti, dell’Arabia Saudita e del Qatar.
Un bel terremoto che avevamo previsto quando abbiamo analizzato, proprio sull’Incontro, le condotte commerciali dei paesi che stavano manifestatamente aggirando le sanzioni economiche contro la Russia, continuando a trattare con Mosca e approfittando della congiuntura favorevole per spuntare grandi sconti e ottime condizioni di prezzo.
Il nuovo asse della geopolitica si sposta ad est dove Cina, Russia, Pakistan e India, da sole, possono contare ormai su più del 50% della popolazione mondiale. Perché, allora, sembrano essersi chiesti i governanti di queste nazioni, non rendere questa leadership dimensionale anche politica ed economica? La tragedia Ucraina va letta anche attraverso questa diversa lente di ingrandimento. Questa domanda retorica che i leader dei quattro paesi si sono posti da un po’ di tempo. Il patto Putin – Xi, siglato a Pechino alla vigilia dell’inaugurazione dei giochi olimpici (“un’alleanza senza limiti!“) viene rispettato.
La Cina non tradisce gli impegni assunti nei confronti di Mosca
L’attacco delle autocrazie alle democrazie occidentali è in atto e non possiamo sottovalutarne l’enorme rilievo in senso prospettico. Giova rileggere a questo proposito l’elenco dei paesi che hanno espresso il voto contrario nella votazione dell’ultima riunione delle Nazioni Unite. Verificherete quanti siano gli autocrati al governo in quegli Stati!
Gli Stati Uniti non sono mai stati così divisi al proprio interno. Biden, nonostante la voluta ed accentuata violenza del suo linguaggio mediatico, non scala nei sondaggi. Nelle prossime elezioni del Mid Term, rischia di perdere anche la maggioranza della seconda camera. Mai stati così deboli in politica estera.
La preoccupazione è anche quella che, avendo soltanto da guadagnare dal conflitto in essere non abbiano nessun interesse a premere per una sollecita chiusura conciliata della guerra. Venderanno più gas domestico a tutto il mondo e chissà a quali prezzi!
E l’Europa allora? Rischia e anche parecchio
La sensazione è che si stia ancora ragionando come se Bruxelles fosse l’ombelico del mondo. E’ forte la tendenza a pensare che una pace, magari anche solo transitoria in Ucraina, possa finalmente chiudere una brutta e tragica pagina della nostra storia europea. E che poi si ricomincerà subito come prima, come sempre, come se non fosse accaduto nulla! Non sarà così!
Ci preoccupa molto questo nostro difetto di autoreferenzialismo. È in atto una manovra strategica per marginalizzare il ruolo delle democrazie europee e comunque occidentali, che va aldilà del conflitto ucraino. Prima ne prenderemo atto, prima reagiremo in modo consistente rispetto a questo rischio per ora sottovalutato. In caso contrario, la decadenza sarà inevitabile e i tanto apprezzati valori e principi della democrazie lasceranno il passo a nuovi modelli di coesistenza, sullo schema russo e cinese. Schemi apparentemente rispettosi di una governance democratica ed elettiva, in realtà dotati di un esecutivo senza “museruola” o lacci e lacciuoli parlamentari o giudiziari.
Efficienza, potere, catena di comando corta ed efficace. Queste saranno le icone simbolo delle autocrazie con in cima alla piramide i vari Putin e Xi di turno o comunque dei dittatori di colori politici magari formalmente diversi ma coesi nell’obbiettivo di gestire i loro popoli e guidare l’ex villaggio globale in “una certa maniera” efficiente e sicura!
Attenzione, questo potrebbe non essere un brutto sogno!
Riccardo Rossotto