Tutti gli Stati membri della UE hanno votato per l’attuazione della direttiva 55 del 2001 per dare protezione temporanea alla popolazione civile in fuga dall’Ucraina. E per gestirne l’accoglienza in maniera proporzionata in tutti gli Stati membri. Un sollievo per tutti.
Ma con stupore ci chiediamo perché questa direttiva sia stata applicata per la prima volta solo ora, dopo oltre 20 anni dalla sua entrata in vigore. Inoltre ci chiediamo come mai la stessa sia rimasta lettera morta anche di fronte all’emergenza in Libia, in Siria o alla recente crisi afghana. Purtroppo la riposta è solo una: i profughi non sono tutti uguali.
I profughi non sono tutti uguali e la retorica vede una sola verità
Il primo ministro bulgaro non ha avuto remore ad affermare che “questi non sono i rifugiati a cui siamo abituati…sono europei. ….Sono intelligenti, istruiti…non sono rifugiati con identità di cui non siamo certi…che potrebbero essere terroristi….non c’è un singolo paese in Europa preoccupato per questa ondata di rifugiati”.
Alcuni giornalisti non sono stati da meno . “Sono parte della prospera middle-class” ha detto un presentatore di Al Jazeera English television. “Chiaramente non sono i rifugiati che cercano di scappare dal Medio Oriente, dal Nord Africa” . No, questi sono innocui per il semplice fatto di essere bianchi e di non essere poveri “Sembrano come ogni altra famiglia europea che vorremmo avere come vicina di casa”.
Un corrispondente della CBS News , il circuito televisivo americano più seguito, ha affermato che il conflitto a Kiev non è come quello in Iraq o in Afghanistan perché questa è “a relatively civilized, relatively European city” . Un raccapricciante mix di razzismo e islamofobia a cui non si è sottratto il fuori onda dei nostri Antonio Di Bella e Lucia Annunziata che, per par condicio, hanno definito le ucraine “cameriere, badanti e amanti” e che, invece di dimettersi per manifesto razzismo e sessismo, hanno pensato di definire le loro oscene affermazioni come un “inciampo”. NO, il razzismo non è un inciampo è un stato culturale ed emotivo profondo.
Il razzismo non è un inciampo è un stato culturale ed emotivo profondo
Lo stesso stato che anima il governo polacco che sta accogliendo gli ucraini bianchi ma cacciando quelli di origine africana impedendo loro di entrare in un Paese sicuro perché ritiene, da sempre, di dover proteggere dalle migrazioni l’identità cristiana. La sicurezza interna sarebbe dunque minacciata dai musulmani ma non dal battaglione Azov auto dichiarato filonazista e più o meno inquadrato con circa 30 brigate nell’esercito regolare ucraino. Ma sono i neri ad essere un pericolo e quindi costretti a percorrere a piedi altre centinaia di km per raggiungere il confine con la Romania.
Purtroppo anche alcuni profughi ucraini che noi, giustamente accogliamo garantendo loro (per la prima volta nella storia dell’Europa) scuole e assistenza sanitaria per almeno un anno, non mostrano la stessa nostra solidarietà per i concittadini non-bianchi.
I video (verificati dall’ OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ) postati sui social con l’hashtag #AfricansinUkraine mostrano studenti africani spinti via mentre cercano di salire sui treni, diretti verso paesi sicuri, per fare posto agli ucraini. La stampa italiana ha riportato queste notizie ma senza troppa enfasi. Il timore che ogni parola sia vista come una difesa del nemico universale non ci permette di oscurare la tragedia che sta vivendo l’Ucraina con le notizie delle violenze perpetrate sui non-bianchi.
D’altra parte sono gli stessi che abbiamo lasciato morire nella sostanziale indifferenza sotto le bombe russe in Siria (ma che solo oggi sono dolorose). Non fanno notizia. Come non hanno fatto notizia i 14.000 morti della guerra fratricida per il Donbass e il Lugansk di cui – chiedo venia anche se credo di essere in ottima compagnia – sapevo ben poco fino ad oggi.
Qualcuno ha pregato per il Donbass?
Vi lascio allora con le parole della scrittrice Karolina Frankov del Donbass. Corro il rischio di essere tacciata filo-russa (un abominio in questi giorni). Non lo sono, non potrei mai perché sono contro ogni guerra e della guerra detesto anche la retorica che vede solo un nemico.
“Tanti mi chiedono perché non pubblico niente su quello che accade in Ucraina (…) allora rispondo. Non perché mi sento sconvolta o spaventata o perché non ho il coraggio di parlare. E’ che non vedo il senso di parlare. Ho parlato tanto nel 2014, ’15, ’16 quando l’Ucraina sterminava a centinaia i civili a Donbass. Anzi ho gridato quando la città dove vive mia madre veniva bombardata, quando pezzi di carne, braccia, teste dei bambini e dei vecchi erano letteralmente sparsi sui marciapiedi e nei parchi. Mi sembrava di vivere all’inferno (…..). Ora.
Ora mi sento anestetizzata emotivamente. Faccio fatica ad essere empatica. Mi sento in imbarazzo quando gli amici mi raccontano dello shock e della paura che provano perché io non provo più niente. Per 8 lunghi anni mia madre sentiva gli spari, ululati delle bombe e le notizie dei nuovi morti. La gente di Donbass è abituata. Tutto questo è diventato quotidianità. Qualcuno ha pregato per loro? Qualcuno di voi? O forse il presidente americano? O l’Europa?
Sapete cosa dice la gente di Lugansk? Ve lo riferisco: Dio benedica Putin e la Russia. Finalmente è stata avviata l’operazione di smilitarizzazione dell’Ucraina. Da parte mia posso solo augurare e sperare che nessuno in Ucraina vedrà i propri bambini nelle bare o a vivere con moncherini e protesi. L’unica cosa per cui prego”
Ed io, atea, mi unisco con una preghiera laica per i 384 conflitti armati e le 20 guerre ad alta intensità presenti oggi nel mondo.
Cinzia Gaeta