Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, è pressoché sparita di scena. Dopo una campagna elettorale vincente, ed avvincente, in cui è stata fortemente protagonista, l’ex senatrice, ex procuratore distrettuale, di cui si diceva non avesse mai incontrato un microfono che non le piacesse, è diventata afona. Ed invisibile. Subito viene a mente la famosa frase di Lyndon Johnson, ai tempi della sua vicepresidenza a fianco di Jack Kennedy, che equiparò il valore della vicepresidenza ad un secchiello di saliva (per esattezza, a bucket of warm spit).
Non è la prima volta che un vicepresidente americano scompare nell’ombra del presidente. Ma questo, di Harris, non me lo aspettavo. La sua carriera, cominciata a San Francisco, per arrivare al K2 della politica statunitense, è sempre stata all’insegna dei riflettori, studiata, quasi leccata, in ogni suo passo. Subito dopo le elezioni è rimasta in vista nel periodo di transizione dall’amministrazione Trump a quella di Biden, e poi è scomparsa.
Ma quali sono i motivi del silenzio di Kamala?
Ci si chiede il perché e molto si è scritto, anche sulla stampa italiana, dei motivi di questo silenzio. Lei che aveva ringiovanito il ticket, aveva attratto il voto femminile e di colore, ed aveva in maniera importante contribuito alla risicata vittoria dei democratici, avrebbe dovuto avere incarichi di primo piano e di risalto. E invece no. Ritengo che il motivo sia semplice, e sia il solito. Voti futuri.
A novembre 2022 si terranno le elezioni per il rinnovo di una larga fetta del Congresso. Sparito lo spauracchio di Trump (almeno per ora), e viste le difficoltà di Biden nel raccogliere i voti necessari nell’attuale Congresso, i democratici forse hanno capito che devono spostarsi verso il centro per avere successo alle mid-term elections di novembre. Ed in quello, Harris è scomoda. È troppo vicina all’ala di sinistra del partito, simboleggiata da Alexandra Ocasio Cortez, e, seppur moderata, per il semplice colore della pelle, ricorda Obama, lo spauracchio dei repubblicani.
Verso le elezioni del 2024
Quindi al momento è scomoda. Ma non è fuori gioco. È in panchina, ma, come un grande campione, quando dopo novembre rientrerà’ in campo, scommetto che giocherà una grande partita, quella vera, quella che conta. Quella delle presidenziali del 2024. Non perdetela di vista.