L’indagine a Milano su Beppe Grillo e il “sistema” che sosteneva il blog e il Movimento 5 Stelle della prima ora è la conferma che ci avevamo visto giusto. Ora, non si tratta di vanità, ma di una precisazione che in prima istanza dedichiamo a tutti coloro che hanno espresso solidarietà a L’Incontro quando, proprio per queste posizioni, eravamo stati “richiamati” dalla Casaleggio Associati. Bene. Quello che emerge oggi, così come nelle indagini di Firenze sulla Fondazione Open e di riflesso sulle attività di Vincenzo Onorato e del crack della Moby è proprio un’operazione di lobby che passava per canali ufficiosi come appunto le piattaforme digitali, così come le fondazioni, ma che di fatto avevano come ultimo approdo le scelte politiche che queste cinghie di trasmissione avevano nelle sedi parlamentari o governative.
Esiste una discussione di metodo che questa vicenda fa emergere e che era anche al centro del primo intervento al centro della posizione che abbiamo sempre assunto come testata. Si tratta di chiarire i termini e rendere trasparenti tutti i passaggi. Non occorre nascondersi dietro forme di aggregazioni diverse, per scimmiottare (nella migliore delle ipotesi) o depistare quello che normalmente e semplicemente sarebbe meglio definire partito politico. Questo renderebbe tutto più lineare e meno opaco.
Poi c’è la questione politica. E qui si tratta di sancire la definitiva pietra tombale verso un Movimento che almeno nella sua forma originale, in quella del Vaffa con un comico capopopolo e della “onestà” urlata a ogni passo, forse non ha più ragione di essere: vanno in archivio Rousseau e i MeetUp, l’università della strada e il finanziamento restituito, ma a questo punto, quando arriva il tramonto di una identità, è meglio trovarne subito un’altra, occorre cambiare pelle, altrimenti ‘a nuttata sarà davvero lunga da passare.
Alessandro Cappai