Oggi Patrick Zaki, lo studente di Alma Mater di Bologna, entra in un’aula di tribunale a Massoura in Egitto per essere processato. Rischia fino a cinque anni per un articolo scritto sulla minoranza copta. Ieri è stata Amnesty International Italia attraverso il suo presidente Riccardo Noury a spiegare la situazione, a ricordare la sua detenzione preventiva di oltre un anno e mezzo.
🔴Dopo un anno e sette mesi di detenzione preventiva, #PatrickZaki va a processo. La prima udienza è prevista domani 14 settembre #FreePatrickZaki
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) September 13, 2021
Sapevamo che la procura egiziana avrebbe tirato fuori qualcosa per giustificare l'inizio del processo di #PatrickZaki. Per uno scritto in difesa di una minoranza copta perseguitata in Egitto, Patrick rischierebbe fino a 5 anni di carcere #FreePatrickZaki pic.twitter.com/aIeHDxlpcs
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) September 13, 2021
Patrick Zaki non è ancora in aula, lo dicono i giornalisti e gli attivisti che stanno seguendo questa vicenda da quando lo studente è stato fermato all’aeroporto e non ha più fatto ritorno né a casa né in aula. L’ateneo si è mosso, le associazioni, appunto. E a un certo punto anche il mondo politico. Bene. Lo ricorda anche Amnesty in un tweet oggi. C’è stata discussione in Parlamento perché con un provvedimento approvato in aula si è proposto di chiedere al Governo la cittadinanza italiana per Patrick. Oggi i promotori di questa iniziativa dove sono?
I parlamentari e le parlamentari che, al Senato e alla Camera, hanno detto con un voto chiaro e forte che #PatrickZaki è un cittadino italiano, facciano sentire la loro voce in modo altrettanto chiaro e forte nei confronti del governo, ora che inizia il processo #FreePatrickZaki
— Riccardo Noury (@RiccardoNoury) September 13, 2021
Negli ultimi mesi abbiamo visto troppe battaglie a orologeria. Troppe iniziative che hanno spaccato il dibattito politico per restare poi arenate nel tempo di una fase lunare.
Altro esempio? Il Ddl Zan. Prioritario e fondamentale fino all’inizio del semestre bianco, fino alla prima settimana di ferie e alla vigilia della campagna elettorale per le amministrative. Dove si trova adesso? Per i parlamentari in qualche calendario senza campanella per avvisare quando il tempo sta scadendo.
Ma rimane prioritario per molti. Fuori dall’aula. Gli stessi che si erano mobilitati. Sono della stessa comunità che si è mobilitata per la raccolta firme da record sulla richiesta di referendum per l’eutanasia legale. Sono della stessa tribù che in due giorni ha raggiunto oltre duecentomila firme per rendere legali la coltivazione e il consumo di cannabis.
Questi tempi fuori sincrono delle battaglie che si muovono al ritmo delle notizie di agenzie, mentre in tantə si attivano e si mettono in gioco, può diventare un problema di credibilità e di qualità della rappresentanza. Oggi noi continuiamo a pensare che al di là della cittadinanza, il Governo italiano debba fare di tutto per far scarcerare Patrick Zaki, facendo forte pressione col governo egiziano così come non ha fatto per Giulio Regeni. Poi che il mondo politico, alzi la testa e allunghi lo sguardo, allunghi anche i suoi tempi e approfondisca la discussione. Perché fuori, si sta facendo così. Rischiano di essere superati e arrivare pessimi ultimi.
Alessandro Cappai