Nei prossimi dieci anni l’industria potrà raddoppiare la propria reddittività, con un 30% di riduzione dei costi e sostanzialmente un saldo occupazionale uguale a zero, al termine del 2030. Sarà una rivoluzione tecnologica superiore e più rilevante rispetto a tutte quelle avvenute nei secoli precedenti.
Lo afferma una ricerca della McKinsey, la società di consulenza leader mondiale.
Lo studio si intitola “The Top Trends in Tech” e analizza le principali tecnologie scoperte o implementate negli ultimi anni, selezionando le 10 (su 40) che scriveranno la cifra di questo decennio rivoluzionario che ci aspetta.
Ecco la lista delle 10 golden tech:
- Automazione: robot che imparano da soli e riconfigurabili, Internet delle Cose (IoT) su scala industriale
- Il futuro della connettività: le reti in 5G che raggiungeranno nel 2030 l’80% della popolazione mondiale
- L’infrastruttura IT distribuita: ampia disponibilità di infrastrutture e servizi IT attraverso il Cloud e l’Egde Computing
- Computer di nuova generazione: Pc quantistici declineranno la capacità di calcolo rendendo possibili nuove e impensabili applicazioni. Implementazione dei pc con i chip neuromorfici
- Intelligenza Artificiale applicata: l’Intelligenza Artificiale che permetterà nuove applicazioni e eliminerà il lavoro ripetitivo.
- Il salto dei programmi software: il Software 2.0 creerà nuovi modi di scrivere in programmi riducendone la complessità
- Blockchain e Trust Architecture: nuovo livello di cybersicurezza grazie all’implementazione della Trust Architecture
- La rivoluzione bio: biomolecole, biosistemi, possibilità di usare il Dna a fini computazionali
- Nuovi materiali: i materiali di prossima generazione saranno: nanomateriali, grafene, nanoparticelle, biomacchine
- Le tecnologie pulite: fusione nucleare, batterie e loro stoccaggio, produzione di energia carbon-neutral
La competitività si giocherà tra chi si è aggiornato dotandosene e chi no
Secondo McKinsey, le aziende che perseguiranno e avranno successo nell’uso di questi nuovi strumenti tecnologici potranno più che raddoppiare la propria reddittività nel lungo termine. Quelle che invece non lo faranno o non ci riusciranno, potranno perdere fino al 25% della propria reddittività.
Si verificherà una totale cesura tra il presente e il futuro che cambierà il mondo della produzione e dei mercati.
E l’Italia? Come si affaccia a questa rivoluzione tecnologica ma anche culturale?
Secondo la McKinsey questa traumatizzante trasformazione potrebbe rappresentare una minaccia in più per il nostro paese: ma per la preponderanza delle pmi potrebbe rappresentare una sfida aggiuntiva.
È vero, si legge nel rapporto, che per affrontare i giganteschi investimenti che servono per essere competitivi con l’accelerazione delle tecnologie, saranno avvantaggiate le grandi aziende, ma potrebbero esserlo anche le pmi, a certe condizioni: dipenderà da loro.
Gli imprenditori medio-piccoli dovranno pensare, per sopportare il peso di questi investimenti, ad esempio, a forme nuove di partnership.
Oppure a forme di collaborazione con i grandi gruppi creando delle filiere di fornitori integrati che beneficerebbero delle innovazioni tecnologiche promosse dalla committenza.
“Come dimostriamo quotidianamente nei corsi di formazione offerti dal nostro Digital Capability Center (DCC), in Italia – scrive Alessio Botta, senior partner di McKinsey e responsabile dell’area digital per il Mediterraneo – attraverso la trasformazione digitale le imprese possono già adesso raggiungere una riduzione dei costi del 30%, una crescita del 20% del fatturato, oltre a migliori indicatori di sostenibilità. E il 30% dei partecipanti a questi corsi proviene dalle pmi italiane”.
Lo scenario immaginato dalla McKinsey non ipotizza una tragica “macelleria sociale”: “Abbiamo calcolato – sottolinea Alessio Botta – che l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale possa creare nel lungo termine un salto sostanzialmente neutrale sull’occupazione grazie alla domanda di nuove figure professionali qualificate. Ci aspettiamo che questo valga non solo per l’Intelligenza Artificiale, ma anche per le altre tecnologie”.
Il nocciolo della sfida per le aziende, secondo McKinsey, risiede proprio nel comprendere l’impatto di queste tecnologie nel proprio settore e nell’acquisire in tempo le competenze necessarie grazie a nuove figure professionali.
In conclusione, un quadro stimolante, molto sfidante, che necessita di uno scarto anche culturale da parte dei nostri imprenditori, soprattutto medio-piccoli che rappresentano, non dimentichiamolo, quasi il 90% del nostro sistema industriale.
Riccardo Rossotto