Dopo aver così introdotto la nascita dell’Incontro, iniziamo a percorrere gli anni successivi al 1949, ovviamente in base agli avvenimenti più importanti, che seguiremo proprio alla luce di ciò che aveva scritto tanti anni fa.
Tra i tanti temi che ogni numero de L’Incontro affrontava, intenderei partire proprio dall’antifascismo, che è uno dei caratteri fondanti di qualsiasi democrazia.
Ebbene, nel n. 5 del 1950, è apparso un mio articolo dal significativo titolo “La sentenza Graziani è un insulto al popolo italiano”.
Era infatti avvenuto che il Tribunale Militare di Roma aveva condannato l’ex maresciallo Rodolfo Graziani a 19 anni di reclusione, ma, grazie al condono, la pena era stata ridotta a 5 anni; il che significava che in pochi mesi, avendo già scontato un periodo di carcerazione, egli sarebbe tornato libero.
Si trattava, come affermai nell’articolo, “dell’ultima scandalosa pagina della Storia italiana”.
Ci vuole raccontare in breve chi era Graziani e che cosa avvenne alla caduta del fascismo?
Fu per tutta la sua vita un militare, privo peraltro di un minimo senso dell’onore che hanno i veri militari.
Infatti è ricordato soprattutto per le efferate esecuzioni pubbliche attuate, su suoi precisi ordini, dapprima in Libia, ove venne inviato a sedare le rivolte dell’anno 1922 e seguenti; quindi sempre in Libia negli anni 1928/31, ove egli attuò i primi campi di concentramento di intere popolazioni civili; quindi in Abissinia ed Eritrea, negli anni 1935/37, ove attuò lo sterminio di popolazioni civili con i gas; infine in Africa, durante la seconda guerra mondiale, ove diede prova di assoluta incapacità di fronte a forze inglesi numericamente inferiori.
I fatti a cui si riferisce il processo di Roma si riferiscono invece al ruolo di Graziani durante la Repubblica Sociale Italiana, quando egli, dal 1943 al 1945, divenne Ministro delle Forze Armate e, in tale ruolo, condusse una guerra senza quartiere contro i partigiani e chiunque fosse sospettato di collaborare con essi.
Egli fu l’autore del famoso “bando Graziani” con il quale, nel 1943 venivano condannati a morte i renitenti alla leva (cioè i giovani nati nel 1923, 1924 e 1925), se non si presentavano presso i Comandi militari della R.S.I., oltre ai partigiani.
Come ha quindi concluso il Suo articolo?
Ripeto testualmente quanto scrissi tanti anni fa, nel già citato n. 5 del 1950:
“La sentenza è, nella sua motivazione, quanto di più assurdo e ridicolo vi possa essere allorchè dichiara che “non costituisce reato” l’aver spinto gli ufficiali dell’esercito ad andare al nord dopo l’8 settembre secondo la volontà del nemico tedesco, e che nemmeno costituisce reato l’aver avviato italiani in Germania per il servizio del lavoro nazista. L’assolverlo per insufficienza di prove dall’imputazione di aver impiegato le truppe fasciste nella lotta antipartigiana equivale ad affermare che i Partigiani sono caduti per morte spontanea. Infine il concedergli l’attenuante dell'”aver agito per motivi di particolare valore morale” significa considerare il suo comportamento antico e recente ispirato da nobili idealità, quali appunto furono in passato il massacro di decine di migliaia di libici, abissini, somali ed eritrei (donne, bambini e prigionieri compresi) e in tempi recenti il tradimento, il furore fratricida, la deportazione, la tortura e l’impiccagione dei giovani italiani della Resistenza che non volevano servire il padrone tedesco e il lacchè fascista.
I membri del Tribunale di Roma non hanno capito che l’indulgenza verso l’assassino e traditore Graziani è un’offesa all’esercito al quale essi appartengono, un’offesa ai doveri del grado e al significato del giuramento militare.”
Che cosa è avvenuto successivamente?
Graziani aderì nel 1952 al neonato Movimento Sociale Italiano, del quale divenne presidente Onorario (a proposito di onore!) l’anno successivo.
I suoi funerali a Roma nel 1955 videro la partecipazione di numerosi ex fascisti, a dimostrazione, contrariamente a quanto poi ritenuto dai giudici, che il Movimento Sociale Italiano e Graziani erano i diretti eredi e la continuazione del precedente Partito Fascista.
Ancora di recente Graziani è tornato agli onori delle cronache: il Comune di Affile gli ha dedicato un sacrario in un parco, inaugurato l’11/8/2012. In Italia e nel mondo tale fatto ha suscitato scalpore e condanna, ma il Sindaco di Affile, ebbe a dichiarare che Graziani “era un esempio per i giovani”. Che cosa ne pensa?
È la riprova che nel nostro Paese i rigurgiti fascisti sono sempre presenti ed occorre vigilare.
La condanna della Storia è netta e nessun monumento può cancellare la realtà di questo personaggio.
Piuttosto, da giurista, mi preme ricordare come la vicenda giudiziaria che aveva visto imputato il Sindaco di Affile si sia di recente conclusa, come al solito, nel nulla, nonostante il Tribunale di Velletri, prima, e la Corte d’Appello di Roma, poi, avessero condannato il Sindaco per apologia di fascismo.
La Corte di Cassazione, con la recente sentenza del 26 settembre 2020, ha viceversa annullato tali condanne; ciò significa che anche i peggiori fascisti possono trovare spazio nella memoria del nostro Paese.
Sarei favorevole all’abbattimento dell’offensivo sacrario.