Il primo “territorio libero” dai nazifascisti è costituito il 16 marzo 1944 tra Cascia, Norcia e Leonessa, a cavallo tra il Lazio e l’Umbria. Aveva una superficie di circa mille chilometri quadrati e comprendeva anche i comuni di Monteleone di Spoleto, Poggio Bustone e Rivodutri. Il Comando era nell’albergo Italia di Cascia.
La zona fu liberata dalla Brigata garibaldina Gramsci, costituita nel settembre 1943, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre, dagli operai delle Acciaierie di Terni. In seguito si aggregarono alla Brigata alcune centinaia di prigionieri di guerra slavi, fuggiti dai campi di concentramento dopo la dissoluzione delle nostre truppe successiva all’armistizio, e anche una formazione partigiana, aderente al Cln, costituita nel dicembre 1943, a Leonessa, comandata dal tenente Roberto Pietrostefani.
L’esistenza di questo territorio libero, controllato dai partigiani, a ridosso di due importanti strade Consolari (la via Flaminia e la via Salaria) non poteva essere tollerata dai tedeschi, che si apprestavano a ritirarsi dal fronte di Anzio per attestarsi sulla Linea Gotica, un baluardo difensivo di circa 280 chilometri, tra la città di Massa in Toscana e quella di Pesaro nelle Marche. Pertanto dovevano riprendere il controllo della zona per evitare problemi alle loro truppe in ritirata verso la Linea Gotica. Così, nella notte di venerdì 31 marzo 1944 i tedeschi iniziano una vasta operazione militare, durata circa due settimane, con numerosi reparti appartenenti alla 2a Divisione Paracadutisti Hermann Goering ed alla Divisione di Fanteria Sardinia, per “ripulire” tutta la zona dalle formazioni partigiane che la controllano. Devastano così numerosi paesi, saccheggiano e bruciano molte case e uccidono parecchi abitanti.
Le vittime sono alcune centinaia (51 solo nel comune di Leonessa) ed un migliaio di uomini abili al lavoro sono deportati per lavorare nelle retrovie del fronte di Anzio.
Gli eccidi di Leonessa
La mattina del 31 marzo le truppe naziste arrivano a Leonessa e rastrellano molti uomini, che vengono rinchiusi nelle locali carceri. Altri rastrellamenti vengono operati nei giorni seguenti nelle varie “ville” (frazioni), catturando decine di uomini, compresi anche alcuni sacerdoti: don Pio Palla, parroco di San Pietro, don Guido Rosini, parroco di Santa Maria e don Alfonso Zelli. Il vescovo di Rieti, monsignor Migliorini, avendo saputo del loro arresto, ne chiede la liberazione al capo della Provincia (prefetto) di Rieti, Ermanno Di Marsciano, che però risponde di non poter intervenire presso i tedeschi.
In alcune “ville” vengono distrutte delle case ed uccisi degli abitanti: il primo aprile a Villa Gizzi; il 2 aprile a Villa Carmine; il 4 aprile a Villa Pulcini. Il primo eccidio in massa è attuato dai nazisti il 6 aprile a Cumulata, dove uccidono 13 persone su istigazione della collaborazionista Rosa Cesaretti, che fa uccidere anche suo fratello, che era un invalido di guerra. Vorrebbe far uccidere anche la cognata, che è incinta, ma appunto per questo suo stato è risparmiata di tedeschi. Degli abitanti maschi di Cumulata, le cui case vengono distrutte, si salvano solo due giovani.
L’eccidio più grande è attuato la mattina del 7 aprile (venerdì santo di Pasqua) a Leonessa da un reparto di SS, di cui fanno parte alcuni italiani; con loro c’è la collaborazionista Rosa Cesaretti, che fa catturare dai tedeschi 20 persone. Tra questi c’è anche il giovane vice parroco don Concezio Chiaretti, già tenente Cappellano del 9° Reggimento Alpini, che aveva partecipato alla campagna di Russia ed era il presidente del locale Cln – Comitato di liberazione nazionale – ed anche il cappellano della Brigata Gramsci.
Le persone catturate sono raccolte nella piazza; quindi nel pomeriggio sono portate, insieme con tre degli arrestati il 1 aprile nella frazione di Vallunga, appena fuori dell’abitato, in località Fossatello, dove alle 15 circa ha inizio il loro massacro, a gruppi di 5, con la mitragliatrice. Molti abitanti di Leonessa assistono all’eccidio.
La sera, dopo che i tedeschi hanno lasciato la cittadina, i corpi dei 23 martiri vengono recuperati e portati nella chiesa di San Francesco. I loro funerali si celebrano la domenica di Pasqua, 9 aprile. Complessivamente, in una settimana, vengono uccise dai tedeschi 51 persone. Per questo tributo di sangue, è stata conferita al Comune di Leonessa la Medaglia d’Argento al Valor Civile, con la seguente motivazione: “Resisteva con intrepido coraggio allo straniero accampato in armi sul sacro suolo della patria, offrendo la vita di numerosi dei suoi figli per la causa della libertà”.
Giorgio Giannini