Come hanno auspicato Riccardo Rossotto nella sua introduzione e Pietro Paganini nel suo primo intervento, si è aperto il dibattito. Così Cesare Valli accoglie lo spunto e continua la discussione sulla proprietà intellettuale e i vaccini che sono l’unica via d’uscita dalla pandemia.
Un anno dopo, viviamo ancora in un tempo sospeso.
Con la speranza di “riveder le stelle” che slitta sempre più in là.
Piani vaccinali in continuo adattamento e slittamento a causa dei vari e continui singhiozzi nella fornitura di vaccini. Le 500.000 inoculazioni giornaliere sembrano sempre più un miraggio. I continui “stop and go” sul vaccini Astra Zeneca in particolare gettano incertezza in gruppi già in origine diffidenti sui vaccini.
L’atteggiamento egoista, irrispettoso dei contratti liberamente sottoscritti e forse anche un po’ truffaldino sta ulteriormente minando la reputazione delle Big Farma e di tutto il settore.
Nel frattempo la pandemia e le sue ormai tante varianti continua ad espandersi. A offrirci sempre un numero esagerato di contagiati, di morti, di sofferenze. Con blocchi sempre più pesanti per l’economia, per le scuole, per gli adolescenti, gli anziani e tutta la popolazione.
Certo qualche paese va meglio di noi, ma c’è ne sono anche moltissimi che vanno anche molto peggio e di cui nessuno parla.
Tutti puntano e sperano nella immunità di gregge.
Ma quale gregge?
Di una città, di una regione, di una nazione?
Non sono un medico, un tecnico virologo ma un economista e comunicatore.
Quindi non posso elaborare su questi temi.
Penso però, e so, che costruendo muri non si risolve nulla. Non possiamo quindi di poter “blindare” dei confini e vivere protettive felici.
L’immunità di gregge sarà solo mondiale, o non sarà.
Dovremmo quindi produrre miliardi di vaccini rapidamente, perché anche la copertura vaccinale non dura in eterno. E vaccinare rapidamente l’intero mondo.
O non raggiungeremo mai una reale nuova normalità.
Ed ora veniamo dunque al “what if …” o per dirla in italiano “e se …”.
E se … una delle Big Farm invece che agire come sta facendo ripensasse completamente la sua strategia?
Proviamo a mettere in fila alcuni elementi:
- I vaccini sono stati realizzati con grandi competenze che meriterebbero un grande plauso popolare. Che però non avviene.
- Non avviene anche perché le aziende sono state finanziate abbondantemente con fondi pubblici.
- Sopratutto non avviene per i loro comportamenti: troppo orientate a lucrare profitti su una catastrofe mondiale che provoca danni globali alla popolazione del mondo.
- La reputazione delle aziende quindi invece che avvantaggiarsi dalle scoperte si depaupera sempre più. E questo è un segnale assai pericoloso.
- Sono morte e stanno continuando a morire centinaia di migliaia di persone. (1.260.000 morti nel mondo, 548.000 negli Usa, 107.000 da noi). Generalmente le più fragili e con comorbosità. Quindi clienti delle Big Farma. Non conosco aziende che prosperano perdendo clienti.
- Ogni azienda del mondo ha bisogno di quello che nel mondo anglosassone si chiama “licence to operate” (licenza di operare). Senza quella una azienda muore.
- Ogni azienda del mondo per svilupparsi avrà necessità di nuovi permessi, nuove licenze, credibilità, supporto e collaborazione da parte delle autorità regolatorie di qualsiasi perte del mondo in cui operano. E la non ostilità della pubblica opinione. Una cattiva reputazione rende questo difficile. Una buona facilità queste opportunità.
Ora proviamo a pensare se una della aziende di Big Farma decidesse di fare ciò che Albert Sabin fece con la scoperta del suo vaccino anti poliomielite che non brevettò e regalò al mondo favorendo la scomparsa della malattia.
Magari anche concordando un equo rimborso, ma mettendo a disposizione del mondo il suo vaccino.
Il dividendo reputazionale sarebbe enorme. Potremmo anche scoprire che tra ritorni di comunicazione, credibilità, regolamentazione favorevole e plauso dei consumatori nel lungo termine potrebbe anche superare considerevolmente i profitti immediati dello sfruttamento dei brevetti sul vaccino anti Covid attuale.
Certo nessun Consiglio di Amministrazione di queste aziende potrebbe prendere una tale decisione, ma proporlo agli azionisti sì. E oso pensare che gli azionisti avrebbero seri problemi, magari con una seria analisi costi-benefici, a votare contro.
Ma forse è solo un sogno!
Cesare Valli