Rieccolo il Fondatore. L’Elevato come si definisce lui stesso. Il garante del Movimento pentastellato (“basta chiamarlo grillino!” ha gridato il Fondatore).
Il Movimento vive un momento difficile, di transizione, di rischio di implosione. La miglior medicina – secondo Grillo – non è fare politica, confrontarsi al proprio interno con le voci dissenzienti, ma prendersela con i media, in questo caso con la televisione. “Basta con gli atteggiamenti prevenuti e penalizzanti delle televisioni nei confronti degli esponenti pentastellati” scrive Grillo sul suo blog, ritornato prepotentemente centrale nel dettare la strategia politica del Movimento. “Bisogna dotarci di un codice di Etica dell’Informazione che disciplini le regole di condotta delle emittenti nei confronti dei rappresentanti del Movimento, permettendo loro di esprimere “senza disturbi” le loro idee”.
Ecco, per chi non li ha ancora letti, alcuni stralci del diktat di Beppe Grillo dell’altro giorno: “D’ora in poi – si legge nel blog – per rispetto dell’informazione e dei cittadini che seguono da casa, chiediamo che i nostri portavoce, ospiti in trasmissioni televisive, siano messi in condizione di poter esprimere i propri concetti senza interruzioni di sorta per il tempo che il conduttore vorrà loro concedere e con uguali regole per il diritto di replica che dovrà sempre essere accordato…I nostri portavoce siano inquadrati in modalità singola, senza stacchi sugli altri ospiti presenti o sulle calzature indossate, affinché l’attenzione possa giustamente focalizzarsi sui concetti da loro espressi”.
Secondo Grillo è in gioco l’Etica dell’Informazione. L’Elevato chiude così il suo editto per i direttori delle varie reti televisive: “Non è più tollerabile che il dibattito sui temi venga svilito da una sorta di competizione al ribasso dove vince chi urla più forte. Non è più accettabile che le immagini dei servizi e degli ospiti in studio vengano svilite con inquadrature spezzettate e artatamente indirizzate. Non è più ammissibile che l’ospite in tv venga continuamente interrotto da altri ospiti, dal conduttore, dalla pubblicità”.
Questo è il contenuto dell’intervento del Fondatore-Garante del Movimento 5 stelle. Invece di cercare di ritrovare un bandolo della matassa interna, gestendo alla meno peggio il momento più difficile della storia del M5s, Grillo ricorre ad un vecchio espediente: individuare un nemico esterno su cui scaricare tensioni, attenzioni e colpe per evitare di guardarsi allo specchio.
Intendiamoci, abbiamo sempre riconosciuto ai Cinque stelle di aver avuto un ruolo importante nella parlamentarizzazione del malessere esistente nel nostro Paese negli ultimi anni. Bisogna dare atto al Movimento che ci ha evitato un fenomeno molto grave e pericoloso come quello dei Gilet gialli francesi. Inoltre, in astratto, chi può non condividere che i talk show televisivi non dovrebbero essere delle arene in cui ci si parla addosso con una gara reciproca a chi mette sul tavolo più decibel? A chi urla di più senza far capire nulla agli spettatori?
Quello che non va bene e segnala una pericolosa deriva di pensiero dei vertici pentastellati è la convinzione di poter censurare le condotte e le opinioni altrui. Il pensiero, cioè, di poter dettare le regole del gioco all’informazione, alternativamente criticata oppure usata a seconda delle convenienze specifiche della quotidianità politica.
Il diktat di Grillo evidenzia inoltre una lampante sottostima dei suoi parlamentari e una totale mancanza di rispetto per la professionalità dei direttori delle testate televisive. Questi ultimi hanno immediatamente respinto al mittente le indicazioni di Grillo “Sono irricevibili” ha commentato Mentana. Per Filippo Sensi “Segnano un pericoloso ritorno al passato”.
Questa è però la cifra del M5S: il suo Dna originario. Fin dall’apparizione in Parlamento dei suoi primi eletti, infatti, Beppe Grillo dettò le regole per la partecipazione degli onorevoli alle trasmissioni televisive: “Nessuna partecipazione televisiva sarà ammessa se non autorizzata!”. Questo il principio informatore per tutti i parlamentari pentastellati.
Ci furono espulsioni per i disobbedienti (i casi più eclatanti furono quelli di Federica Salsi, consigliere comunale di Bologna e di Marino Mastrangeli, senatore del Movimento).
L’ex comico genovese, conosce bene la televisione e ne teme gli effetti sul pubblico: il “re è nudo” è il primo effetto che ci viene in mente a questo proposito e che terrorizza l’Elevato. Mostrarci e farci vedere e sentire tutta la modestia, l’inesperienza e la velleità di molti esponenti del Movimento Pentastellato. Poi, esaurita la fase pionieristica, prima ancora di diventare forza di governo, nel 2015, il divieto di apparizione in televisione sparì. Ci fu un “liberi tutti” generalizzato. Iniziò allora l’abbuffata televisiva e il Movimento invase i salotti di Mentana, Vespa, Floris ecc.
Oggi la crisi interna del Movimento ha evidentemente imposto un ritorno alle origini. Grillo, tra l’altro, ha in programma una nuova e innovativa formazione dei suoi parlamentari: sono previsti corsi di public speaking; lezioni in remoto con il professor Marco Morosini, docente di Politica ambientale all’Università di Zurigo, proprio sui temi green e sulle grandi trasformazioni in essere per salvare il nostro pianeta.
La “Transizione Ecologica” è, insomma, il nuovo mantra di Grillo.
In teoria, come dicevamo, tutto è comprensibile e anche in parte, perché no, condivisibile. Ma, nella pratica, no!
Il metodo adottato riecheggia posizioni da regime autoritario, direttive “dall’alto” più tipiche di sistemi dittatoriali che di democrazie moderne.
Questa testata ha vissuto sulla sua pelle le minacce e le pressioni legali del Movimento a causa di un articolo che, analizzando il modello organizzativo che lega giuridicamente l’associazione Rousseau, la Srl di Casaleggio e i rapporti contrattuali con i parlamentari pentastellati, poneva degli interrogativi sulla legalità dello stesso. Pur offrendo, anzi auspicando, il diritto di replica, L’Incontro si vide notificare una diffida legale con relativa chiamata in giudizio.
La democrazia è rispetto dell’opinione altrui anche e soprattutto se non condivisa.
Il Fondatore fa fatica a confrontarsi con questo principio.
C’è, come detto, una vena dirigistica e dispotica che fa a pugni con la democrazia e con la libertà di stampa. Ci rifletta bene, l’Elevato, prima di scrivere le sue bizzarre esternazioni.
Riccardo Rossotto