Il punto lo coglie perfettamente Gabriele Vacis nel suo post. Il punto è un incrocio di fattori: esaltare rumore, essere plateali e rifuggire dal silenzio sono i tre principali. Sbagliare forma e finire con lo sbagliare anche i sentimenti.
E pensare che ci sono suggerimenti che possono indicare quale sia la strada corretta. Il Silenzio, per esempio, che sta anche nel titolo del brano che strazia invece l’aria al momento del cordoglio.
Quel minuto, che a volte basta per concentrarsi sul senso di vuoto che deriva dalla mancanza. Altre volte non è sufficiente, ma deposita i semi di un’idea, un ragionamento, un rimorso o un rimpianto che possono invece germogliare a tempo debito.
Con gli applausi a scena aperta si dimentica e si allontana il lutto per la morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, la concentrazione per l’assenze delle vittime e, in parte, per le ragioni che hanno portato a quelle dipartite.
In tutto quel rumore si perdono gli spari nel cuore nero del Congo e di tutti gli altri scenari di guerra anche a casa nostra, dalla criminalità organizzata al terrorismo.
“Io credo che se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire”. Lo dice Roberto Benigni nella Voce della Luna di Federico Fellini. Lo dice come personaggio allampanato davanti alla luna. Un bel monito, per guardare la luna e non il dito.
Per cercare di capire. Appunto.
E quando si cerca di capire, quindi, è meglio non aggiungere altro. Men che meno un applauso che distrae.
Alessandro Cappai