Diciamo la verità, uno giustamente può pensarla come vuole ma lo spettacolo che è stato fornito a livello istituzionale in questo inizio di 2021 non è stato dei migliori. In piena pandemia, un ex-leader fa cadere un governo per la delega ai servizi segreti (!). Un primo ministro si presenta in Parlamento chiedendo i voti un po’ a tutti. Un’opposizione attenta più a non perdere pezzi che a fare proposte. E il Parlamento stesso, che durante un anno intero di contagio non si era mai visto in seduta plenaria, registra punte di presenza e di vivacità mai viste. Insomma, ce n’è per tutti.
Meglio allora rifugiarsi nel cinema. Sergio Corbucci, uno dei registi preferiti da Quentin Tarantino (che infatti ha rifatto il suo Django), aveva già detto la sua quasi sessant’anni fa. Lui era saldamente di sinistra (si definiva “il marciapiede sinistro di via Veneto, frase ambivalente perché denunciava la sua fede gauchiste ma al tempo stesso gli intenditori sapevano che era il marciapiede dove ai tempi della dolce vita si potevano trovare le prostitute), e infatti nel suo film Gli onorevoli i quattro deputati sono rispettivamente un monarchico (Totò), una democristiana (Franca Valeri), un liberale (Gino Cervi) e un missino (Peppino De Filippo). Quindi tutti e quattro del centro destra. Faranno fiasco tutti e quattro, però Totò si riscatta (capisce che i capi del partito monarchico sono sordidi affaristi e li denuncia in un memorabile comizio) e Franca Valeri ripropone il suo personaggio di donna intelligente ma bruttina circondata da uomini spregevoli (come aveva fatto in Il vedovo). Nessun riscatto per l’arrogante riccastro Cervi (ridicolizzato da bambini con simpatie comuniste) e per il vanesio De Filippo, che va in televisione ma viene truccato da un folle Walter Chiari. All’epoca i giornali progressisti tacciarono il film di qualunquismo. Oggi (a parte il grande divertimento, soprattutto con Totò) sembra un film rivoluzionario.
Non è che di là dall’oceano stiano molto meglio. Pensate un po’ se qualcuno in Italia facesse un film in cui il presidente della repubblica è uno stupratore e un assassino. Beh, in America lo hanno fatto e il regista non è un pericoloso sovversivo bensì il repubblicano Clint Eastwood. Il film si chiama Potere assoluto, provare per credere. Poi, mentre gli Stati Uniti stavano per impegnarsi nella guerra mondiale e in tutto il mondo si facevano film di propaganda (nei quali venivano esaltati i valori morali dei rispettivi paesi), succede che un esordiente di 24 anni fa un film in cui un magnate vuole diventare senatore, fa una campagna elettorale spregiudicata e viene bloccato non dall’indignazione popolare ma dal candidato “progressista” che è più marcio di lui. Il fatto è che sarà uno dei dieci film più importanti della storia del cinema. Si tratta di Quarto potere, il regista e attore principale è il giovanissimo Orson Welles.
Politica uguale sangue e merda. La frase è del politico di lungo corso Rino Formica. Quindi uno dovrebbe farci il callo e non pensare troppo, accettando tutto, anche i vitalizi. Non so perché, non sempre ci riesco, devono essere i troppi film.
Steve Della Casa