La tutela dei diritti civili in Turchia è ogni giorno sempre più vilipesa e ne è esempio lampante la vicenda, purtroppo drammatica, dell’Avvocata Ebru Timtik, deceduta nei giorni scorsi, a soli 42 anni.

La repressione dello Stato sotto la guida di Erdogan non si accontenta, infatti, di incriminare i “presunti” responsabili degli scontri che erano avvenuti nel 2013 ad Istanbul, ma giunge, addirittura, ad incarcerare e processare anche l’Avvocata Ebru Timtik, cioè il legale che aveva difeso la famiglia di un ragazzo morto nel 2014 per le ferite riportate l’anno prima, proprio nei giorni della rivolta di Gezi Park.

Il ragionamento del Governo turco è a un tempo semplice e pone gli avvocati di fronte a scelte esistenziali: se tu, avvocato, difendi un rivoltoso e/o addirittura un presunto “terrorista” e/o la famiglia di quest’ultimo, a tua volta sei complice e corresponsabile di tali soggetti e devi rispondere per questo solo fatto allo Stato.

A fronte di un processo “farsa” l’Avvocata Ebru Timtik, che era stata condannata ad oltre 13 anni di carcere, aveva iniziato, lo scorso febbraio, uno sciopero della fame, limitandosi a richiedere “un processo equo”.

Nonostante una situazione di assoluta gravità, confermata da un referto medico che attestava le sue condizioni di salute già molto critiche, dapprima il Tribunale di Istanbul, a giugno, e la Corte Costituzionale turca, poi, il 14 agosto, avevano respinto la richiesta di rilascio per consentirne le cure.

Solo pochi giorni fa, pochissime ore prima del decesso, è stata trasferita in Ospedale, ove è morta la sera stessa.

Ritengo che il miglior contributo, per onorarne la memoria, sia quello di affermare con forza che non può esservi democrazia in un Paese nel quale l’Avvocato è incriminato e, peggio, rischia la vita unicamente per difendere i diritti dei suoi assistiti.

Per questo motivo il sostegno ai Colleghi Avvocati turchi deve essere generale e a tutti i livelli, compreso quello di diffondere il più possibile il discorso del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Istanbul che segue:

“NOI SIAMO AVVOCATI”

“Voglio ricordare ancora una volta che:

noi siamo avvocati, non veneriamo il potere, non ci pieghiamo di fronte alla tirannia e alle pressioni, non ci poniamo sotto il comando di nessun governo. All’occorrenza ci spezziamo, ma non ci pieghiamo. Non mettiamo il collo sotto la ghigliottina. Se ne avete la forza, costringeteci voi a farlo. Noi non prendiamo ordini da nessuno, non siamo né gli schiavi né i galoppini di nessuno. Noi prendiamo la nostra forza dal diritto, dalla giustizia e dal popolo. E non dal potere politico. La nostra stella polare è la giustizia e siamo sempre alla sua ricerca. Non siamo il satellite di nessuno.

Noi siamo avvocati. Non siamo né commercianti, né uomini d’affari. Noi cerchiamo il diritto, la giustizia. 

Vi piaccia o no, noi siamo l’elemento fondatore della magistratura.

Siamo noi che con la nostra presenza rendiamo il processo equo. Se ci fate uscire dalle sale, fate uscire anche la giustizia. Qualsiasi assalto nei nostri confronti è un assalto fatto contro il popolo e alla sua libertà di cercare la giustizia. 

Noi rappresentiamo il popolo nei processi.

Noi siamo avvocati, ci schieriamo a difesa, senza far passare sul nostro corpo nessun individuo. E nessun potere può celarsi fra le leggi per soffocare il diritto e le libertà, per manipolare i diritti del popolo. Noi non l’abbiamo permesso, non lo permettiamo e non lo permetteremo. Non vi lasceremo calpestare i diritti dei cittadini. 

Non vi lasceremo calpestare il diritto, la giustizia, le libertà. Continueremo a perseguitare le torture, gli abusi, le illegittimità, a salvaguardare il diritto di essere sottoposti ad un processo equo per tutti. Siamo pronti a pagare qualsiasi prezzo. Tutti devono sapere che ricorreremo al nostro diritto di legittima difesa nei confronti di qualsiasi tipo d’attacco. Qualsiasi attacco contro la nostra professione, i nostri colleghi, il nostro onore professionale avrà la reazione che si merita”. 

Alessandro Re

 

Di seguito pubblichiamo anche il Comunicato del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino

Torino, 28 agosto 2020.

Dopo 238 giorni di sciopero della fame, è morta l’avvocata turca Ebru Timtik. Era stata arrestata insieme a altri numerosi colleghi per il suo impegno nella difesa dei diritti civili in Turchia.

Il 14 agosto la Corte costituzionale turca aveva respinto la richiesta di rilascio a scopo precauzionale sia per lei sia per il collega Aytaç Ünsal, entrambi in sciopero della fame, nonostante le loro condizioni di salute fossero già molto critiche. Per la Corte non ci sarebbero state «informazioni o reperti disponibili in merito all’emergere di un pericolo critico per la loro vita o la loro integrità morale e materiale».

Ed oggi apprendiamo questa drammatica  notizia.

Occorre continuare a combattere e sostenere i colleghi turchi e del mondo  intero che quotidianamente rischiano la vita per il solo fatto di essere avvocati e  di tutelare i diritti dei loro assistiti: perchè quando si vogliono comprimere questi diritti, la prima figura ad essere colpita è proprio quella di chi ha la funzione sociale di difenderli, l’avvocato.

Ebru era una Collega combattente ed oggi la piangiamo, dopo esserci uniti nei numerosi appelli per la sua scarcerazione.

Che il suo non sia stato un inutile sacrificio e perchè chi ha la responsabilità dei rapporti istituzionali nel settore giustizia anche con questi paesi faccia sentire la sua vibrante protesta e la sua profonda indignazione.

Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino

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