La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha finanziato un’inchiesta nazionale sullo scenario religioso dell’Italia attuale, a distanza dalla precedente indagine svolta nel 1994 dallo stesso professore Franco Garelli che ora l’ha condotta e pubblicata nel libro “Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio” pubblicato negli scorsi mesi dalle edizioni “Il Mulino”.
Il sociologo Garelli constata, citando statistiche, un radicale e continuo cambiamento di credenze, mode, stereotipi e abitudini del Paese verificando non soltanto la crescita dell’agnosticismo e dell’ateismo tra i giovani, ma l’aumento dei seguaci di altre confessioni religiose e di altre culture con “nuove domande e percorsi spirituali”.
Negli Anni Novanta poco meno della metà degli italiani dedicava qualche minuto della giornata ad una preghiera personale. Ora la percentuale si è ridotta ad uno su quattro. L’idea che soltanto le persone più ingenue e illuse credessero in Dio era concepita da uno su venti. Ora l’idea è fatta propria dal 23% dei cittadini.
Il numero degli atei (i “senza Dio”) cioè chi non accetta alcuna fede religiosa supera il 30% della popolazione rispetto al 10% del 1994. La motivazione è che se esistesse veramente un Dio, non permetterebbe la diffusione del male, delle ingiustizie, delle calamità, delle tragedie. Il cantautore Francesco Guccini intitolò una sua canzone “Dio è morto ad Auschwitz”!
Le chiese sono sempre più deserte: il 30% dei cattolici non le frequenta più rispetto al 22% del 1994; i matrimoni celebrati dinnanzi al sacerdote sono scesi dall’83% all’attuale 57%, una percentuale in continuo aumento che conferma la preferenza degli sposi per il rito civile.
Parimenti i fautori dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche sono scesi a circa il 50%, come i contrari al fraudolento sistema dell’8 per mille dell’IRPEF rappresentano già il 46% dei contribuenti (rispetto al 43% dei sostenitori). Purtroppo l’arretratezza confessionale permane nel favorire l’esibizione del crocefisso nei luoghi pubblici (67%), nella credulità dei miracoli o delle grazie ricevute dalla divinità (oltre il 30%), nel rito religioso dei funerali.
Il prof. Garelli commenta: “Il legame cattolico si fa più esile, la pratica religiosa manifesta tutta la sua stanchezza”. Tale fenomeno appare evidente nel contrasto fra la dottrina ufficiale della Chiesa e le esigenze popolari dell’aborto e dell’eutanasia volontarie.
Molti fedeli si rifugiano in un cattolicesimo di “appartenenza educativa” o di “matrice identitaria”. Altri ricercano la spiritualità in forme di meditazione giunte dall’Oriente attraverso le migrazioni.
Infine, nel dialogo interno fra cattolici si invoca più apertura a favore del sacerdozio femminile e dei preti sposati. Dal libro del prof. Garelli si trae l’immagine di una continua secolarizzazione del Paese, della perdita di centralità della Chiesa nella vita quotidiana, dell’assenza della religione nelle decisioni pubbliche e legislative. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato un Rapporto sulle scelte dell’8 per mille dell’IRPEF a favore delle religioni. Nel 2019 la percentuale dei contribuenti che hanno firmato per la Chiesa cattolica è stata del 31,8%, un punto in meno rispetto al 2018 (32,78%), oltre cinque punti in meno rispetto al 2014 (37%). Si tratta di un calo di 450 mila firme (13 milioni e 156 mila firme contro 13 milioni e 508 mila firme dell’anno precedente). In lieve rialzo le percentuali delle altre Chiese cristiane (ad esempio quella metodista e valdese: 569 mila firme nel 2019 (1,38%) rispetto a 538 mila firme (1,31%) nel 2018.
Sempre inesistente la pubblicità a favore dello Stato: 2 milioni e 692 mila firme (6,53%) nel 2018 salite a 2 milioni 826 mila firme (6,83%) nel 2019.
Anche nei Paesi dominati dall’Islam si manifesta la tendenza a liberarsi da una religione imposta, come palesava già nel 2011 in Tunisia il libro “Né Allah, né padroni” mutato nel titolo “Laicità se Dio viole” dopo le minacce di morte degli islamisti.
Purtroppo l’evoluzione verso lo scetticismo, sempre più diffuso tra i giovani, parallelamente all’emancipazione democratica, viene represso dai regimi del Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Emirati, Yemen e nei Paesi non arabi (Iran, Afghanistan, Malesia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Pakistan, Somalia, Sudan) ove si predica l’uccisione degli infedeli, degli apostati e dei blasfemi.
Vi sono tuttora segni di emancipazione religiosa in Egitto, Tunisia, Libia, Algeria, Marocco (un sondaggio Gallup del 2012 rivela che il 19% dei sauditi si definiva non religioso). Nel 2014 il libro “Arabs without God” (Arabi senza Dio) del giornalista britannico Brian Whitaker spiegava che la differenza tra gli atei arabi e quelli occidentali sta nell’argomentazione scientifica sulle origini e sull’evoluzione dell’Universo, mentre gli arabi, trascurando questo aspetto, contestano l’esistenza di Dio come viene descritta nel Corano e in altri testi tradizionali.
Comunque, il futuro dell’Umanità, si configura nei principi del Libero Pensiero e nell’antidogmatismo dei “cittadini del mondo”.
Bruno Segre