Il matematico Giovanni Antonio Amedeo Plana, allievo di Lagrange a Parigi, direttore dell’Osservatorio di Torino, autore di importanti Trattati scientifici, ideò nel 1831 il calendario universale. Esso permette di conoscere con esattezza il giorno della settimana in cui cade o cadrà una qualsiasi data dall’anno 1 al 4000, fase lunare compresa.
Il magico calendario, tutto in legno e carta, è alimentato da una manovella che mette in moto viti e tiranti, fu donato dall’inventore alla Congregazione dei banchieri, negozianti, mercanti ed installato nella cappella sita al piano terreno di via Garibaldi 25 a Torino, ove tuttora trovasi.
Tale calendario perpetuo nacque da una scoperta scientifica, basata su una formula matematica per calcolare il ciclo lunare rispetto a quello solare. Ciò consentiva di prevedere le maree (elemento essenziale per la navigazione di allora, tanto che fu adottato dalla Marina britannica dell’epoca).
Nella sua macchina del tempo, Plana inserì 46 mila dati, scritti sulle memorie a tamburo, a disco e a nastro, spinti da un movimento meccanico che teneva conto sia del mese lunare (che è un elemento astronomico), sia del mese solare (che ha durata variabile da 28 a 31 giorni) per cui le stagioni hanno durata diseguale.
Inoltre tenne conto della riforma del calendario operata dal Papa Gregorio XIII, il quale nel 1582 cancellò 10 giorni in eccesso rispetto alle disuguaglianze temporali del calendario giuliano contenente un errore dovuto all’imprecisa conoscenza della lunghezza dell’anno tropico, per cui con il passare del tempo si era verificata appunto la differenza di 10 giorni tra anno civile e anno solare. Giulio Cesare nell’anno 46 a.C. aveva incaricato uno studioso di riformare il calendario (detto “giuliano”): fu stabilito un anno di 12 mesi (365 giorni e 6 ore) e dopo 4 anni un giorno “bis sextus” successivo al 24 febbraio.
La riforma del Papa Gregorio fece seguire al 4 ottobre 1582 il 15 ottobre riportando così la data dell’equinozio di primavera al 21 marzo. Inoltre, per evitare nuove discordanze, fu deciso di non considerare bisestili gli anni divisibili per 100 tranne quelli divisibili per 400
Permane tuttora la coesistenza fra il calendario gregoriano (che trae il nome dal Papa riformatore) e il calendario giuliano, praticato in Russia dagli ortodossi e dallo Stato, per cui Natale e Pasqua, la Festa internazionale del Lavoro e la Liberazione del lager di Auschwitz sono celebrati nel territorio russo a distanza di 10 giorni dal resto dell’Europa.
Ogni religione celebra nel calendario la propria fede, basandosi su discutibili ricorrenze incompatibili con la realtà storica del genere umano. Infatti i primi ominidi compaiono sulla Terra milioni di anni fa, come dimostrano i graffiti rupestri, le incisioni, i reperti sepolti, ecc. Pertanto appare ridicolo il conteggio del rabbino Hillel che fa risalire la creazione del mondo agli attuali 5779 anni avanti Cristo. Il Calendario ebraico di 12 mesi segue le fasi della luna. Ogni lunazione, da un novilunio all’altro, è di circa 29 giorni e mezzo. Ogni mese lunare cade sempre in una data stagione dell’anno.
Il calendario musulmano inizia il 16 luglio 622 dopo Cristo, giorno della fuga (egira) di Maometto dalla Mecca. L’anno è lunare e consta di 354 giorni, 8 ore, 8 minuti primi e 33 secondi ripartiti in 12 mesi di 29 e 30 giorni ciascuno alternativamente. Pertanto l’anno musulmano risulta di 10 o 11 giorni più corto di quello cristiano.
Il calendario ortodosso si basa su due date; il primo plenilunio di primavera e il numero di giorni fra tale plenilunio e la domenica successiva. Ma esistono due correnti: alcune. Chiese seguono il vecchio calendario giuliano, altre seguono il nuovo calendario gregoriano.
Per brevità si omettono i riferimenti ai calendari dell’antico Egitto, dell’antica Grecia, dell’antica Roma e delle attuali Cina, Paesi asiatici, Iran, Etiopia e piccole minoranze locali legate a riti ancestrali in Africa, America, Australia, Nuova Zelanda, isole del Pacifico, ecc.
Sarebbe auspicabile che l’ONU proponesse una riforma universale per allineare i vari calendari in un unico testo aggiornato alle nuove conquiste della scienza agevolando così i rapporti umani, la vita dell’Umanità. Leopardi, in una delle Operette Morali (“il dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere”) insegnava: «la vita bella non è quella che si conosce, ma quella che non si conosce, non la vita passata, ma la futura».
Bruno Segre